martedì 6 aprile 2010

EUGENE TERREBLANCHE, cavaliere del sogno boero.

L'assassinio di Eugene Terreblanche, storico fondatore e leader dell'AWB (movimento di resistenza afrikaner), rimette al centro dell'interesse, se pur per qualche giorno, la questione sudafricana.
La maggioranza dei quotidiani, naturalmente, evidenzia l' ideologia razzista, se non filonazista, di Terreblanche e del suo movimento, in questo modo mascherando coll'implicita esecrazione e la conseguente rimozione mediatica il dramma che dalla presa di potere dell'ANC - African National Congress, il partito filocomunista di Nelson Mandela - i bianchi stanno vivendo in quelle terre.
E' dal 1994, quando De Klerk rimise il proprio mandato nelle mani del partito ANC che é iniziata un'escalation di terrore e di vendetta contro la popolazione d'origine europea.
Un velo di silenzio, smagliato soltanto da qualche notizia riportata dalla stampa non conformista, é peró calato sulla sorte degli africani bianchi.
Scriveva Terreblanche "L'uomo bianco prenda coscienza che nell'Africa del Sud la sua salvezza risiede nell'autogoverno nei territori che furono acquistati dai suoi antenati. E' giunto il tempo ora di realizzarlo per una nazione che si vuole separare da uno Stato unitario saturo di crimini, di morti, di assassini, di stupri, di mezogne e di corruzione".
Meglio non si puó sintetizzare l'odierna situazione sudafricana.
La riforma agraria ha gettato nella miseria 400.000 afrikaners, giá élite professionale del paese, che ora vivono in condizioni di miseria nelle campagne, vittime d'un razzismo di Stato, rivendicato dal potere esercitato dalla maggioranza negra oggi al governo.
Ma non solo loro. L'attuale ministro della riforma agraria, Gugile N'Kwinti ha pubblicato un report allarmante secondo cui il 90% dei 60.000 chilometri quadrati delle terre espropriate o (forzosamente) riscattate a prezzo vile ai bianchi e date ai negri (programma non ancora concluso esso prevedendo l'ulteriore espropriazione del 34% delle terre ancora di proprietá afrikaner entro il 2014), non producono piú nulla. Ció che significa la catastrofe per l'economia sudafricana, un tempo granaio del mercato alimentare australe.
Medesima sorte tocca agli agrumeti del nord del paese, dove s'arrugginiscono al sole le infrastrutture che permettevano un tempo la produzione delle arance "Outspan".
Questa graduale rapina collettiva s'accompagna ad inaudite violenze che gl'ipocriti cantori dei "diritti dell'uomo" ben si guardano dal denunziare.
Sono piú di tremila gli agricoltori bianchi assassinati dal 1996, soltanto perché bianchi e proprietari, e altre migliaia gli afrikaners uccisi nelle cittá da una violenza che non cessa di diminuire e che l'attuale autoritá governativa non é in grado di controllare, anche per l'epurazione della presenza bianca dalle forze di polizia.
L'appello di Eugene Terreblanche alla costituzione d'una enclave nazionale boera nell'oceano nero del Sud Africa ha comunque precise legittimazioni storiche e si fonda sull'esistenza delle repubbliche d'Orange, del Transvaal e del Nord Natal del diciannovesimo secolo, poi disciolte dall'imperialismo inglese nel Sudafrica coloniale dopo una guerra condotta a cavallo tra la fine dell'800 e l'inizio del '900.
E qui sta un punto essenziale per comprendere le ragioni boere non sempre coincidenti con quelle dell'intera popolazione bianca, anzi spesso con queste confliggenti.
La frattura prende proprio riferimento e ragione dalla guerra anglo-boera che ha trascinato i propri effetti anche nel secolo successivo quando i piú fieri avversari della politica del governo erano i residenti anglofoni ed ebrei che finanziariamente, culturalmente e politicamente sostenevano l'opposizione comunista dell'ANC.
Anche adesso, significativamente, un forte dissidio si sta manifestando tra la parte boera e quella inglese della popolazione bianca, la prima rappresentata maggioritariamente dal gruppo conservatore PRAAG (Pro-Afrikaans Action Group guidato da Dan Roodt) che ha denunciato non solo le violenze e la corruzione dell'ANC e la sua iniqua e disastrosa politica agraria ma anche l'influenza inglese sullo stessa ANC, e la seconda rappresentata dalla DA - Democratic Alliance - l'unico partito d'opposizione all'ANC nel parlamento, votato da inglesi, afrikaners di sinistra, meticci e musulmani malesi.
Democratic Alliance é l'erede politico del PRR, Progressive Reforme Party, giá strumento di lotta contro l'apartheid, che era interamente finanziato dal gruppo Oppenheimer, ossia i Rotschilds di Londra.
Ora la DA é guidata da Helen Zille, sindaco di Capetown (di discendenza ebrea tedesca) e un tempo fiancheggiatrice dello stesso ANC, da diversi anni rappresentante, factotum ed animatrice della sezione sudafricana della Open Society Foundation di Georg Soros.
E qui si dovrebbe aprire un altro capitolo riguardante la lotta della comunitá ebraica sudafricana contro le ragioni dei boeri e la figura di Hendrik Verwoerd, indiscusso leader della stessa comunitá nel secondo dopoguerra ed assassinato nel 1966.
Ne parleremo nel prossimo blog.

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