mercoledì 2 giugno 2010

LE VESTALI DELLA DEA UGUAGLIANZA

Proprio l'altro giorno annotavo la sempre piú accentuata tendenza della "burocrazia decisionale", ossia quella che fa le leggi (che mi rifiuto per decenza di chiamare "potere legislativo") e quella che le applica (che, per analogo motivo mi astengo d'ora in poi di chiamare "magistratura", non foss'altro per il sacro significato che tale espressione aveva per gli antichi romani) di voler scandagliare le coscienze per andare a spiarvi motivi, passioni, sentimenti e farne discendere conseguenze giuridicamente rilevanti.
Ed affermavo che questa nuova tendenza rappresenta una forma di "inquisizione" intollerabile, un attentato alla vera "Libertá" che é sempre concreta, specificata e che non nasce da astrazioni ma si deve necessariamente coniugare con bisogni reali e naturali.
Ebbene, quello che oggi s' é letto sui quotidiani rappresenta un' ulteriore fuga in avanti di una volontá totalizzante finalizzata al controllo dei pensieri e alla repressione dei comportamenti non graditi ai signori dell'euroburocrazia che sui diritti di "uguaglianza", "libertà" e "non discriminazione" stanno cercando di fondare un nuovo ordine politico, sociale ed economico.
La Corte di Cassazione - giá resasi protagonista di numerose prodezze - ha aggiunto una nuova perla al suo brillante curriculum, dimostrandosi affidabile esecutrice di quella volontá.
Hanno stabilito i Supremi Giudici - udite udite - che una coppia di genitori che intende adottare un bambino non italiano, colla procedura dell'adozione così detta internazionale, NON puó pretendere di indicare e scegliere la razza del minore o vincolare la relativa richiesta all'origine etnica dell'adottando.
La Cassazione ha affermato che "il bisogno di genitorialitá dal quale nasce l'iniziativa del rapporto adottivo deve coniugarsi coll'accettazione della identitá e della diversitá del minore nell'ottica del perseguimento dei diritti fondamentali di quest'ultimo" e, quando la selezione del minore sia manifestata "attraverso una espressa opzione davanti agli organi pubblici, chiedendo di elevare a limite della procedura di adozione l'appartenenza del minore ad una determinata etnia, al giudice é inibito di avallare una scelta che si pone in stridente ed insanabile contrasto coi principi nazionali e sovranazionali".
Con questa solenne ma scontata sequela di blablabla si mette in secondo piano la circostanza che proprio "il diritto fondamentale del bambino" - ossia quello di essere amato ed accettato nella famiglia adottiva, a qualunque razza egli appartenga, sia chiaro - rischia di essere compromesso dal disagio che due genitori possono provare, nel vedersi cioé affidato un bimbo che non sentono "loro".
Alla concretezza, al bene reale del minore si sovrappongono astruse ed astratte pretese umanitaristiche, egualitaristiche e filantropiche che si vogliono imporre come modello per tutti e si ragiona come se un bimbo fosse un barattolo di marmellata di produzione industriale, dove ogni confezione é uguale all' altra.
Ma dove sta il male nel vedere in un sorriso, in una mano, in uno sguardo d'un bambino abbandonato l'affetto e la tenerezza che si vanno cercando ? Proprio in quel sorriso, in quello sguardo, in quel gesto si puó completare quel desiderio - che si intreccia col "bisogno" - di paternitá e di maternitá che, nella riproduzione naturale, si sublima nella fusione dei geni paterni e materni e dá luogo ad una creatura fatta ad immagine e somiglianza dei propri genitori.
Ed invece ecco qui pronta la distribuzione dei bambini, come delle merendine da una macchinetta automatica: bambini tutti uguali da distribuire a genitori tutti uguali.
Ma come si possono svalutare i mille ragionevolissimi motivi che possono spingere un uomo e una donna a pretendere una determinata provenienza etnica del bambino? "Volerlo" o immaginarselo somigliante al figlio ch'essi avrebbero desiderato concepire naturalmente - o che magari avevano ed hanno perduto - e dunque etnicamente compatibile con la loro origine; non metterlo a disagio nell'ambiente in cui crescerá o non rischiare di vederselo "non accettato" .
Ma quel che conta, per i burocrati del diritto, per gli sputasentenze di professione (che naturalmente rifiutano il taglio degli stipendi perché LORO i sacrifici per il bene comune non li fanno) non é il buon senso, il rispetto della scelta di chi va a compiere un atto d'amore ma i principî supremi scolpiti nel marmo, immutabili e fissi come lo sguardo vuoto ed abissale d'una sfinge : libertá! uguaglianza! non discriminazione! E a queste ermafroditiche astratte deitá laiche le vestali togate sacrificano le differenze, le sensibilitá, la volontá d'una scelta che non perde la sua generositá se fatta con selettiva amorevolezza, anzi al contrario, perché é l'amore stesso ad essere - a pretendersi - selettivo.
E proprio qui scatta la caccia al retropensiero, alla motivazione, la caccia al razzista! Tale essendo evidentemente chi formula una richiesta "discriminatoria" !
Vuoi un figlio indoeuropeo ? Razzista !
E lo sottolinea pure la Suprema Corte non accontentandosi evidentemente del semplice burocratico e rituale sacrificio alla deitá laica; no, si prepara il rogo per il genitore razzista: il giudice che si trovi davanti genitori che vogliono adottare un bimbo in base al colore della pelle - stabiliscono i sacerdoti di questo diritto neogiacobino - non puó ignorare (ossia "deve considerare") "le carenze nella capacità d'accoglienza e inadeguatezza rispetto alle peculiaritá del percorso d'integrazione del minore straniero".
In soldoni, quei genitori non sono idonei all'adozione !
Razzisti ! il bambino bianco non te lo diamo ! Meglio che continui a stare in un orfanatrofio !
In attesa di vedere che cosa succederá a quei padri che ammoniranno il figlio a "non frequentare bambini zingari" o consiglieranno la figlia "di non accasarsi con un islamico". Perderanno la patria potestá? Verranno "allontanati dalla residenza famigliare" ? O non sono pure queste motivazioni "razziste" e dunque meritevoli di sanzione ? Allora avanti giudici, avanti poliziotti, che cosa aspettate ? Punite anche quelle!
Ma anche in mezzo a questo caos egualitaristico - che gli uomini di governo ci stanno imponendo gabellandocelo come "destra moderna" - miei cari amici e compatrioti, tenetevi sempre a mente queste parole: No Pasaran !

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