domenica 6 giugno 2010

L'APPRENDISTA STREGONE USA NEI GINEPRAI ASIATICI

Il prossimo 22 settembre saranno trent'anni che l'Irak , approfittando delle debolezze delle forze armate iraniane epurate dai mullah - vittoriosi 18 mesi prima sulla monarchia dei Pahlavi - invadeva l'Iran.
Il prossimo 8 agosto saranno vent'anni che l'Irak invadeva il Kuwait, ció che provocava le prime sanzioni dell'ONU e la coalizione armata d'una trentina di paesi (nome in codice: tempesta nel deserto) seguita da un selvaggio embargo che duró per dodici anni provocando la morte d'un milione e mezzo di bambini per malnutrizione e mancanza di cure e medicinali, prima della stoccata finale della primavera del 2003 e la caduta di "Saddam Hitler" arrestato ed esposto come una bestia da fiera nel dicembre 2003. Un punto in comune tra tutti questi avvenimenti così pesanti di conseguenze umanitarie, sociali e geopolitiche ? Tutti derivarono dall'interventismo degli Usa o, piuttosto, dall'ipercapitalismo di cui lo Zio Sam, la sua diplomazia e i suoi eserciti costituiscono lo strumento, come tre libri recentemente apparsi ne forniscono le prove.
150 MILIONI DI DOLLARI PER LANCIARE KHOMEINY
Giá ministro dello Sciá e rettore d'Universitá, Houchand Nahavandi espone in "Khomeiny in Francia. Rivelazioni" come furono letteralmente fabbricate la leggenda e la statura del "grande Ayatollah" in un modus operandi che d'altronde ricorda la costruzione da parte d'una agenzia di relazioni pubbliche newyorkese, nel 1959, della leggenda di Fidel Castro, "l'eroe della Sierra Maestra", quando Washington volle sbarazzarsi del ditattore Batista, divenuto ingombrante.
Così si comincia coll'inventare all' "esiliato di Neauphle-le-Château" un profilo di grande intellettuale e al suo figlio obeso, morto per diabete, una morte tragica a seguito della tortura da parte della polizia dello Sciá.
Reza Pahlevi, ossessionato dalla tutela troppo asfissiante degli Stati Uniti, vuole in effetti rivolgersi piú verso l'Europa per diversificare l'estrazione e le esportazioni del suo petrolio, il che é inammissibile per l'equipe di Carter che, secondo M.Nahavendi "ha fornito approssimativamente 150 milioni di dollari per finanziare l'operazione Khomeiny".
La Casa Bianca incomincia dunque a provocare sommovimenti nei quartieri di Teheran e a corrompere alcuni ministri (e anche Primi ministri); le agenzie di stampa e le grandi catene di televisione mediatizzano le manifestazioni contro lo Sciá e soprattutto la loro repressione ma passano sotto silenzio le manifestazioni di solidarietá verso il sovrano - indebolito dal cancro che lo vincerá dopo la sua destituzione - il cui potere é così poco a poco eroso.
Alla conferenza di Guadalupa convocata da Giscard d'Estaing il 5 maggio 1979 - antenata del G4, divenuto G7, poi G8 e oggi G20 - "la sorte dell'Iran é definitivamente sancita", Jimmy Carter affermandovi chiaramente che "Lo Sciá non puó restare. Il popolo iraniano non lo vuole piú ... ma noi non dobbiamo inquietarci": Un mandato é così affidato al generale americano Robert E.Huizer, comandante in capo delle forze Nato che "deve accelerare la partenza dello Sciá, neutralizzare l'esercito iraniano e facilitare l'arrivo al potere di Rouhollah Moussavi Khomeiny".
LA GUERRA IRAN-IRAK: MANOVRA DI WASHINGTON
Sfortunatamente per gli Usa, la creatura non tarda a tradire le aspettative che il suo creatore aveva riposto in lei: il 4 novembre, i Guardiani della Rivoluzione occupano l'ambasciata degli Stati Uniti a Teheran, un'occupazione che proseguirà sino al gennaio 1981.
Come abbattere allora l'ingrata Repubblica Islamica ? Lanciando contro di lei L'Irak. Che riceve come premio dei suoi buoni servizi armi. tecnologia e soprattutto, una volta terminata la guerra, la promessa della provincia petrolifera del Khouzestan. Ma nel 1988 l'Iran accetta un "cessate il fuoco" e Saddam Hussein non sembra piú inseguire interessi militari. Lo si spinge dunque a delle imprudenze - a cominciare dall'invasione del Kuwait, colla benedizione dell'ambasciatrice April Glaspie (scomparsa poco dopo in un misterioso incidente automobilistico), pretesto per le successive spaventose conseguenze.
Sarebbe stato, a tal proposito, interessante che lo Zaïm potesse fornire le sue spiegazioni sulla provocazione del Kuwait negli interrogatori a cui, dalla fine del 2003, fu sottoposto dall'FBI, ora apparsi nel libro "Saddam Hussein, La caduta".
Sfortunatamente questi interrogatori sono stati censurati dall'FBI che sembra piuttosto ansioso di sapere se il decaduto dittatore "viaggiasse a bordo di Mercedes nere prima della guerra"!.
Sono peró rimaste alcune dichiarazioni rivelatrici - e che confermano ció che si é detto - di Saddam: "Quando gli Usa hanno sospeso la fornitura di cereali all'Irak? Nel 1989. Quando gli Usa hanno spinto i paesi europei a boicottare la vendita di equipaggiamento tecnologico all'Irak? Nel 1989. Washington pianificava la distruzione dell'Irak, un intento a cui era spinta dal sionismo...Israele vedeva nell'Irak una pericolosa minaccia militare alla fine della guerra coll'Iran, Ne sono intimamente persuaso". Nega poi con vigore ogni collusione con Al Qaeda e con Bin Laden ("Credo in Dio ma non sono uno zelota. La religione e il governo non debbono mescolarsi") e ben inteso l'esistenza del fantasmagorico arsenale d'armi di distruzione di massa. Menzogna d'altronde riconosciuta come tale da Paul Wolfovitz, giá numero due della difesa americana, in un'intervista rilasciata alla rivista Vanity Fair.
L'Irak "democratizzato" dalla "crociata" del 2003 essendo niente piú che anarchia e caos, è la minaccia iraniana che si tratta ora di sradicare, qualunque sia il prezzo da pagare. In dollari e in inganni.
I SUCCOSI BUSINESS DEI CONTRACTORS
La sanguinosa guerra di Bush non fu certamente una "crociata". Nel suo appassionante e documentato studio "Irak, terra mercenaria", in cui tratteggia chiaramente il quadro della situazione, l'autore George-Henri Brisset des Vallons nota che durante quella campagna, tuttora in essere, gli Americani hanno impiegato 130.000 miltari ma anche 200.000 contractors, di ogni nazionalitá. Certamente si conosceva l'esistenza di numerosi mercenari reclutati da imprese private quali Blackwater , Dyncorp, Triple Canopy o Erynis ma non si era mai misurata l'ampiezza di questo "impiego di civili nelle campagne militari americane...processo storico di lunga durata e non giá una novitá della guerra contro l'Irak": infatti dal 1995 al 1999 contro la Serbia, soldati e contractors (essenzialmente musulmani, albanesi palestinesi o magrebini) furono impiegati in misura uguale - 20.000 - cosa mai vista nelle operazioni esterne condotte dagli Stati Uniti.
Per Washington si trattava evidentemente di risparmiare la vita ai "suoi" giovani affinché il conflitto non divenisse impopolare come lo divenne, alla lunga, quello del Vietnam, ma soprattutto di fare economie, anzi dei buoni affari, i relativi costi potendo essere divisi dagli stati coinvolti, anche se lontanamente ( come l'Arabia Saudita o la Malesia musulmana, alleati strategici degli albanesi del Kossovo nei balcani) o da mastodonti industriali interessati al successo di certi progetti, come in Irak l'impresa americana di lavori pubblici Halliburton, il cui amministratore fu per un certo periodo Dick Cheney, vice presidente di George Bush.
Inoltre lo stato di belligeranza sotto certe latitudini favorisce traffici, compromessi, business spesso assai poco compatibili coll'onore militare.
A questo riguardo le connessioni indicate da Brisset des Vallons tra il flusso di danaro generato dall'impiego di civili nel conflitto e il danaro sporco, spesso proveniente dal traffico di droga e destinato a finanziare l'acquisto di armi, sono appassionanti. L'impresa Erynis fu cofondata da due vecchi complici dello storico oppositore di Saddam Hussein, Ahmed Chalabi, regolare invitato del club Bildeberg e "assai vicino alle teste pensanti del clan neocon, tra i quali Paul Wolfovitz, Richard Perle e Albert Wohlstetter " dopo essere stato implicato nel 1992 "nel fallimento della banca giordana Petra alla quale egli avrebbe truffato piú di 30 milioni di dollari". Ora fu proprio quel truffatore che inventó il concetto di "armi di distruzione di massa" in seguito fatto rimbalzare attraverso il mondo dai suoi amici neocon !
L'IRAK SACCHEGGIATO
Niente di strano dunque se sui 125 miliardi di dollari destinati da Washington alla ricostruzione dell'Irak dopo la "vittoria" del primo maggio 2003, circa 40 miliardi sembrano essere svaniti. "Penso che sono i funzionari e i contractors americani all'origine del vero saccheggio dell'Irak" accusa un uomo d'affari citato dall'autore. Tra i saccheggiatori é indicato l'ispettore americano dellla regione centrosud dell'Irak.
Al di lá del problema morale che pone quest'appello massiccio ai contractors - meglio utilizzare il nome inglese, riservando qujello di "mercenari" ad un altro tipo di volontari - il ricorso a quelli aggrava l'insicurezza nelle zone in cui sono dislocati. La trasmissione e la comunicazione subiscono gravi inconvenienti operativi tra americani, israeliani, ecuadoregni, sudafricani, gurka o figiani, in piú spesso antagonisti in ragione della disparitá dei salari versati agli uni e agli altri.
Da qui degli "errori" come quello di Falloudjah che costó la vita a 1400 civili irakeni in seguito a ció che si ritenne erroneamente essere un 'imboscata.
LA DIFESA USA NELLA TRAPPOLA DELL'ANARCO-CAPITALISMO
Dopo Paul Rogers, Brisset des Vallons vede nell'importanza assunta dalle societá militari private in Irak "una esperienzxa concreta d'anarco-capitalismo" l'intenzione essendo di "procedere a una privatizzazione completa di tutti i beni dello Stato (alcune societá israeliane fanno parte degli investitori stranieri), una massiccia partecipazione straniera nell'industria petrolifera, il tutto proiettato sullo sfondo di una quasi totale assenza d'ogni regolamentazione finanziaria. La Difesa americana diviene così "una barca ubriaca" in ragione della sua "sottodipendenza al settore militare privato", in un processo che sembra irreversibile.
A meno che l'Afghanistan non vi ponga un termine. L'Afghanistan, dove lo sviluppo e l'attivitá delle societá militari private sono tenute a bada dalla presenza di eserciti personali dei grandi capi feudali o tribali che non intendono né dividere la torta né accettare degli intrusi sui loro territori di caccia. Rivincita delle etá lontane contro l'anarco-capitalismo del XXI secolo? In ogni caso "lrak, terra mercenaria" ci fa conoscere ció che ci viene nascosto così accuratamente dai manipolatori delle pubbliche opinioni.

(Per gentile concessione di Rivarol - articolo di Camille Galic in Rivarol n.2954 del 28 maggio 2010 - traduzione autorizzata)

mercoledì 2 giugno 2010

LE VESTALI DELLA DEA UGUAGLIANZA

Proprio l'altro giorno annotavo la sempre piú accentuata tendenza della "burocrazia decisionale", ossia quella che fa le leggi (che mi rifiuto per decenza di chiamare "potere legislativo") e quella che le applica (che, per analogo motivo mi astengo d'ora in poi di chiamare "magistratura", non foss'altro per il sacro significato che tale espressione aveva per gli antichi romani) di voler scandagliare le coscienze per andare a spiarvi motivi, passioni, sentimenti e farne discendere conseguenze giuridicamente rilevanti.
Ed affermavo che questa nuova tendenza rappresenta una forma di "inquisizione" intollerabile, un attentato alla vera "Libertá" che é sempre concreta, specificata e che non nasce da astrazioni ma si deve necessariamente coniugare con bisogni reali e naturali.
Ebbene, quello che oggi s' é letto sui quotidiani rappresenta un' ulteriore fuga in avanti di una volontá totalizzante finalizzata al controllo dei pensieri e alla repressione dei comportamenti non graditi ai signori dell'euroburocrazia che sui diritti di "uguaglianza", "libertà" e "non discriminazione" stanno cercando di fondare un nuovo ordine politico, sociale ed economico.
La Corte di Cassazione - giá resasi protagonista di numerose prodezze - ha aggiunto una nuova perla al suo brillante curriculum, dimostrandosi affidabile esecutrice di quella volontá.
Hanno stabilito i Supremi Giudici - udite udite - che una coppia di genitori che intende adottare un bambino non italiano, colla procedura dell'adozione così detta internazionale, NON puó pretendere di indicare e scegliere la razza del minore o vincolare la relativa richiesta all'origine etnica dell'adottando.
La Cassazione ha affermato che "il bisogno di genitorialitá dal quale nasce l'iniziativa del rapporto adottivo deve coniugarsi coll'accettazione della identitá e della diversitá del minore nell'ottica del perseguimento dei diritti fondamentali di quest'ultimo" e, quando la selezione del minore sia manifestata "attraverso una espressa opzione davanti agli organi pubblici, chiedendo di elevare a limite della procedura di adozione l'appartenenza del minore ad una determinata etnia, al giudice é inibito di avallare una scelta che si pone in stridente ed insanabile contrasto coi principi nazionali e sovranazionali".
Con questa solenne ma scontata sequela di blablabla si mette in secondo piano la circostanza che proprio "il diritto fondamentale del bambino" - ossia quello di essere amato ed accettato nella famiglia adottiva, a qualunque razza egli appartenga, sia chiaro - rischia di essere compromesso dal disagio che due genitori possono provare, nel vedersi cioé affidato un bimbo che non sentono "loro".
Alla concretezza, al bene reale del minore si sovrappongono astruse ed astratte pretese umanitaristiche, egualitaristiche e filantropiche che si vogliono imporre come modello per tutti e si ragiona come se un bimbo fosse un barattolo di marmellata di produzione industriale, dove ogni confezione é uguale all' altra.
Ma dove sta il male nel vedere in un sorriso, in una mano, in uno sguardo d'un bambino abbandonato l'affetto e la tenerezza che si vanno cercando ? Proprio in quel sorriso, in quello sguardo, in quel gesto si puó completare quel desiderio - che si intreccia col "bisogno" - di paternitá e di maternitá che, nella riproduzione naturale, si sublima nella fusione dei geni paterni e materni e dá luogo ad una creatura fatta ad immagine e somiglianza dei propri genitori.
Ed invece ecco qui pronta la distribuzione dei bambini, come delle merendine da una macchinetta automatica: bambini tutti uguali da distribuire a genitori tutti uguali.
Ma come si possono svalutare i mille ragionevolissimi motivi che possono spingere un uomo e una donna a pretendere una determinata provenienza etnica del bambino? "Volerlo" o immaginarselo somigliante al figlio ch'essi avrebbero desiderato concepire naturalmente - o che magari avevano ed hanno perduto - e dunque etnicamente compatibile con la loro origine; non metterlo a disagio nell'ambiente in cui crescerá o non rischiare di vederselo "non accettato" .
Ma quel che conta, per i burocrati del diritto, per gli sputasentenze di professione (che naturalmente rifiutano il taglio degli stipendi perché LORO i sacrifici per il bene comune non li fanno) non é il buon senso, il rispetto della scelta di chi va a compiere un atto d'amore ma i principî supremi scolpiti nel marmo, immutabili e fissi come lo sguardo vuoto ed abissale d'una sfinge : libertá! uguaglianza! non discriminazione! E a queste ermafroditiche astratte deitá laiche le vestali togate sacrificano le differenze, le sensibilitá, la volontá d'una scelta che non perde la sua generositá se fatta con selettiva amorevolezza, anzi al contrario, perché é l'amore stesso ad essere - a pretendersi - selettivo.
E proprio qui scatta la caccia al retropensiero, alla motivazione, la caccia al razzista! Tale essendo evidentemente chi formula una richiesta "discriminatoria" !
Vuoi un figlio indoeuropeo ? Razzista !
E lo sottolinea pure la Suprema Corte non accontentandosi evidentemente del semplice burocratico e rituale sacrificio alla deitá laica; no, si prepara il rogo per il genitore razzista: il giudice che si trovi davanti genitori che vogliono adottare un bimbo in base al colore della pelle - stabiliscono i sacerdoti di questo diritto neogiacobino - non puó ignorare (ossia "deve considerare") "le carenze nella capacità d'accoglienza e inadeguatezza rispetto alle peculiaritá del percorso d'integrazione del minore straniero".
In soldoni, quei genitori non sono idonei all'adozione !
Razzisti ! il bambino bianco non te lo diamo ! Meglio che continui a stare in un orfanatrofio !
In attesa di vedere che cosa succederá a quei padri che ammoniranno il figlio a "non frequentare bambini zingari" o consiglieranno la figlia "di non accasarsi con un islamico". Perderanno la patria potestá? Verranno "allontanati dalla residenza famigliare" ? O non sono pure queste motivazioni "razziste" e dunque meritevoli di sanzione ? Allora avanti giudici, avanti poliziotti, che cosa aspettate ? Punite anche quelle!
Ma anche in mezzo a questo caos egualitaristico - che gli uomini di governo ci stanno imponendo gabellandocelo come "destra moderna" - miei cari amici e compatrioti, tenetevi sempre a mente queste parole: No Pasaran !