lunedì 31 maggio 2010

CI VOGLIONO METTERE A NOVANTA GRADI...

Ci siamo. Mancava qualche altro cazzotto al traguardo e i cazzotti sono arrivati. Al Colosseo, ai danni d'un omosessuale che ora reclama, forte della propria disavventura, che il governo inserisca il movente omofobico, come giá richiesto dalla deputata lesbica Paola Concia, tra quelli che, nel 1993, il decreto Mancino indicò quali aggravanti di qualsiasi reato: i motivi di discriminazione razziale, etnica, religiosa, nazionale. Nel 1993 un episodio poco chiaro (vandalismi contro alcuni sepolcri del cimitero ebraico di Prima Porta) ma subito accollato a bande di non ben specificati "naziskin" fu il pretesto che mosse il governo, pressato da ambienti che in Francia vengono scherzosamente definiti col termine "la lobby qui n'existe pas", ad adottare la legislazione "antirazzista". Uno dei tanti provvedimenti che, dai tempi dell'emergenza terroristica, dimostra la mancanza di un benché minimo discernimento. Governi di tutti i colori hanno sempre obbedito agli umori delle piazze; sia quando, schiacciata da assassinii e atti terroristici la pubblica opinione chiedeva, ottenendole, manette, punizioni e repressione sia quando, di fronte a palesi ingiustizie commesse contro innocenti, il sentimento forcaiolo si tramutava in pietas garantista e i governi varavano nuove misure a tutela del diritto alla presunzione d'innocenza. Misure emergenziali e garantistiche si sono rincorse per decenni, risultato della volontá dei governanti di captare gli umori popolari, per adeguarvisi, vera ed unica motivazione del loro agire. Veri uomini di Stato avrebbero volto lo sguardo oltre il loro breve orizzonte di carriera e d'interesse politico, sarebbero stati attenti alla misura e consapevoli della necessitá di guardarsi dalle diffuse passioni che le contingenze, sia pur drammatiche, del terrorismo suscitavano. Ma se la sanguinosa emergenza di quegli anni settanta ed ottanta poteva in qualche maniera rappresentare una ragione di peso per sconvolgere codici ed interpretazioni serene ed obbiettive delle norme penali, quel che sta accadendo da qualche tempo a questa parte ha tutt'un altro odore. Puzza di marcio, di costruito, di artificiale. E ha dalla sua non giá ragioni di obbiettiva gravitá come uno status di belligeranza contro organizzazioni terroristiche e criminali ma, e stanno in prima fila, gli strilli, isterici, dei responsabili di organizzazioni omosessuali e, in seconda fila, l'accondiscendenza trasversale di alcuni ambienti politici, anche governativi. In primis la Carfagna, il ministro delle pari opportunitá. La stessa che appoggió con vigore l'adozione della misura cautelare detta dell' "allontanamento dalla residenza familiare" destinata ai genitori (ma di fatto rivolta ai soli padri) nel caso di reati commessi nell'ambito familiare ma che ha giá provocato, grazie anche alla balorda interpretazione di giudici incapaci, guasti enormi. E' la classica legislazione giacobina, improntata sull'ossessione "antidiscriminatoria" ed "egualitarista", in nome della quale si vorrebbe purificare la societá da ogni ingiustizia ma che ha, da sempre, costituito la rampa di lancio per le peggiori vessazioni, per le piú oscene repressioni, tutte rivolte a indagare i pensieri e le intenzioni, spiando dal buco della serratura dell'anima d'ognuno, ma non giá per completezza di verità bensì per usare pensieri ed intenzioni contro il loro legittimo proprietario, secondo il peggiore modello inquisitorio. Leggetevi il testo della dichiarazione dei diritti dell'uomo della Convenzione rivoluzionaria francese, leggetevi il testo della costituzione sovietica staliniana: quante belle affermazioni di libertá! Sulle quali sono schizzati litri di sangue dalle ghigliottine di Robespierre e dalle purghe del bandito georgiano. Perché solo un paese incivile vuole dare importanza a ció che sta nella coscienza del singolo, solo un paese di delatori, di sovietica memoria, vuole trasformare il giudice da prudente interprete e corretto esecutore della legge a spione che va a frugare nei motivi del gesto, anteponendo questi all'obbiettiva valutazione della gravitá del gesto stesso e dei suoi effetti concreti. Come se giá nella nostra legislazione non esistessero norme volte a dosare l'entitá della pena secondo i motivi che hanno determinato il reo alla condotta vietata. Queste regole di giudizio, questi modulatori di pena e di sanzioni erano e sono piú che sufficienti. Invece si vuole gravare la bilancia, giá assai appesantita e scalibrata, della giustizia di criteri del tutto estranei a ragioni di equitá e di buon senso. Per quale motivo il cazzotto dato ad un omosessuale deve essere punito piú pesantemente d'un cazzotto rifilato ad un salumaio colle orecchie a sventola? Perché se offendo una persona gay debbo subire una procedura diversa, piú pesante e vessatoria, di quella riservata a chi, invece, ingiuria un laziale o un tabaccaio ? Quale logica presiede ad una simile diseguaglianza se non quella, perversa, di perseguire lo scopo, in ció obbedendo alla mortifera filosofia del trattato di Lisbona, di un rovesciamento dei diritti naturali a beneficio di quelli "innaturali" e della creazione d'uno status quo che punisca ogni "deviazione" antiegualitaria. E non si tratta solamente di cazzotti: l'omofobia qualificherá non solo gli atti di violenza ma anche ogni forma "discriminatoria". Una critica, una valutazione negativa, magari un apprezzamento boccaccesco ed ecco che potrá scattare il meccanismo, bestiale, kafkiano, della repressione con i suoi meccanismi di persecuzione penale e di risarcimento civile. Colle associazioni omosessuali che potranno costituirsi parte civile, reclamare condanne e risarcimenti e arricchire le loro casseforti coi danari dello sventurato di turno. Ma non hanno ancora vinto; anzi il vostro umilissimo, imitando un grande scrittore e giornalista, vi grida forte: No pasaran !

martedì 25 maggio 2010

13 MAGGIO. NOSTRA SIGNORA DI FATIMA (VII) fine

Il 13 ottobre, a mezzogiorno, si erano giá radunate dalle cinquanta alle sessantamila persone alla Cova de Iria.
Nerl corso di tutta la notte precedente e durante l'intera la mattinata era caduta una pioggia sottile ma persistente che aveva ridotto le strade ad un mare di fango.
I tre bambini, nonostante le pressioni incredibili a cui erano stati sottoposti per mesi avevano mantenuto una sufficiente serenitá e si apprestavano a vivere l'ultimo atto della loro meravigliosa storia.
All'una di pomeriggio Lucia, mossa - come lei stessa racconterá - da un impulso interiore, disse alla folla di chiudere gli ombrelli per recitare il rosario.
Nonostante la pioggia, l'ordine fu eseguito; questo popolo confuso ma compatto chiuse gli ombrelli scoprendosi alla vista, quasi in un gesto di reverenza e d'umiltá; molti s'inginocchiarono nel fango per recitare le preghiere.

Erano quasi le 13 e 30 quando, ad un tratto, Lucia guardando ad oriente si rivolse a Giacinta dicendole "Oh Giacinta ! Mettiti in ginocchio ! Nostra Signora sta arrivando ! Ho giá visto il lampo !".
Fu allora che Lucia cadde come in estasi.
"Il viso della bambina - racconta un testimone - divenne man mano piú bello e assunse una tinta rosa mentre le sue labbre si fecero piú sottili".
Giacinta allora, di fronte al mutismo della cugina, le rifilò una gomitata e le disse "Parla Lucia, Nostra Signora é giá lá".
Lucia ritornò allora in sé stessa, respirò profondamente due volte e si rivolse alla Signora.
(L) - Che vuole da me Vostra Grazia ?
- Voglio dirti che si costruisca qui una cappella in mio onore. Io sono Nostra Signora del Rosario. Che si continui a recitare il rosario ogni giorno. La guerra sta per finire e i soldati rientreranno presto a casa loro.
(L) - Avevo molte cose da domandarVi: di guarire qualche malato, di convertire qualche peccatore...
- Qualcuno sì, altri no. Occorre che si correggano, che domandino perdono dei loro peccati.
E, assumendo un'aria piú triste aggiunge:
- Che non s'offenda piú Dio, Nostro Signore, poiché Egli é giá troppo offeso !
(L) - Volete nient'altro da me ?
- No, non desidero altro da te.
(L) - Allora neanch'io domando piú niente.
Come era giá successo il mese precedente, la folla poté vedere per tre volte una piccola nube formarsi attorno all'alberello dell'apparizione, elevarsi e poi scomparire.
Quando poi la Signora inizió ad elevarsi in cielo, Lucia, come aveva giá fatto nelle altre occasioni, gridò: "Se ne va! Se ne va!" e poi gridò ancora "Guardate il sole !" .
Fu proprio in quel momento che la folla poté contemplare lo spettacolo inaudito della "danza del sole".

LA DANZA DEL SOLE
La pioggia era di colpo cessata, le nuvole s'erano improvvisamente disperse ed il cielo s'era fatto chiaro. Il tutto in pochissimi secondi e al di fuori d'ogni normale avvicendamento atmosferico.
Lasciamo parlare i testimoni:
" Si poteva guardare perfettamente il sole senza sentir male agli occhi...Sembrava che ad intermittenza si spegnesse e si riaccendesse. Lanciava dei fasci di luce da una parte e dall'altra dipingendo di differenti colori gli alberi, le persone, il suolo, l'aria. Tutti stavano immobili, tacevano...tutti guardavano il cielo..... Ad un certo momento il sole si mise a tremare, a scuotersi con dei movimenti bruschi, poi a girare su sè stesso a una velocitá vertiginosa...e poi sembró avvicinarsi come se fosse arrivato all'altezza delle nuvole e si rimise a girare su sè stesso come una ruota dei fuochi d'artificio per parecchi minuti, talora arrestandosi".
E proprio in quest'ultima fase della "danza", quando l'astro sembrò precipitare sulla terra, si verificarono generali scene di panico, urla e pianti ma s'assistette anche alla recita di atti di contrizione e d'invocazione di grazia e d'aiuto celeste.
Questa la sintesi di migliaia di deposizioni, tutte coerenti fra loro, tutte attestanti quell'avvenimento incredibile nei suoi particolari piú importanti : la luce intensa ma non abbagliante del sole, il volteggiare della sfera su sè stessa, il suo zigzagare e il suo precipitare verso la terra e la durata di una decina di minuti dell'intero miracolo.
Ed, in piú, un ultimo fatto stupefacente: tutte le persone, nella stragrande maggioranza bagnati fino alle ossa per la pioggia insistente constatarono, con piacevole sorpresa, che tutti gli abiti erano divenuti asciutti.
Il prodigio del sole fu anche visto a distanza, dunque non soltanto fra coloro ch'erano presenti sul luogo dell'apparizione.
In alcuni villaggi posti fra i quattro e i quaranta chilometri da Fatima numerose persone testimoniarono d'aver assistito allo stesso prodigio visto e descritto dai pellegrini.
Anche in quei luoghi si verificarono scene collettive di panico nel momento in cui il sole sembrò precipitare sulla terra.

Meritano una menzione tra quelle, innumerevoli, immediatamente rilasciate dopo i prodigi, due testimonianze rese da non credenti; la prima di Avelino de Almeida, il redattore capo del quotidiano, liberale, massonico e anticlericale "O Seculo".
Sfidando l'ira di tutta la stampa anticlericale, questo giornalista agnostico e positivista ebbe l'onestá d'ammettere d'aver assistito a quel fenomeno inspiegabile:
"Cosa ho visto sulla landa di Fatima che fu veramente piú strano ancora ? La pioggia cessar di cadere, la spessa massa di nuvole dissiparsi; e il sole - disco d'argento senza bagliore - apparire in pieno zenit e mettersi a danzare in un movimento violento e convulsivo, che un gran numero di testimoni paragonava ad una danza serpentina ... Miracolo, come gridava il popolo? Fenomeno naturale, come dicono i sapienti? Per ora non mi preoccupo di saperlo, ma solamente d'affermare che IO L'HO VISTO...il resto é affare tra la scienza e la Chiesa".
La seconda é del Barone di Alvaiazere, anch'egli un non credente:
"Venuto a Fatima per pura distrazione, considerando solo uno scherzo tutto ció che avevo sentito sulle apparizioni, vi incontrai numerosi amici. Mi misi a commentare davanti a loro gli avvenimenti con un tono talmente ironico da indisporre diversi tra loro che la pensavano diversamente.
Mi preparai così a ben conservare tutta la mia libertá di spirito qualsiasi cosa succedesse, ben sapendo che l'individuo in una collettivitá non puó sfuggire alla corrente ipnotica che lo domina. Così prevenuto assistetti al fenomeno solare"
terminato il quale egli gridò: "Credo ! Credo ! Credo ! Ero meravigliato - dichiara - estasiato davanti a questa manifestazione della potenza divina ".

Durante i dieci minuti in cui la folla poté contemplare il grandioso miracolo cosmico, i tre veggenti godettero d'uno spettacolo ancor piú bello: La Vergine realizzava le promesse del 19 agosto e del 13 settembre. Fu dato loro e solo a loro d'ammirare, in pieno cielo, tre visioni successive: quella della Santa Famiglia, con Giuseppe e il Bambino Gesù con Nostra Signora, quella di Nostra Signora dei Dolori e quella di Nostra Signora del Carmelo.

ALLUCINAZIONE COLLETTIVA ?
Nell''opera di Gustave le Bon "Psicologia delle folle", edito nel 1896, si sostiene la tesi che nel momento in cui le persone si trovano insieme esse sragionano completamente, divengono incapaci di una lucida osservazione e la loro testimonianza perde ogni credibilitá.
"Ciò che la folla crede d'osservare - si legge - non é altro che la semplice illusione d'un individuo che, attraverso la via del contagio, ha suggestionato gli altri".
In circa dieci pagine, che costituiscono la fonte privilegiata del mito della "scientificitá" del fenomeno dell' "allucinazione collettiva", si fa riferimento ad un solo episodio, divenuto poi un classico della letteratura scientifica sull'argomento: la vicenda della fregata "Belle Poule".
Questa nave si trovava in mare per ritrovare una corvetta dispersa, "le Berceau" di cui aveva perso i contatti a seguito d'un violento uragano.
I marinai della "Belle Poule" erano tutti sul ponte, in piena esposizione solare.
Ad un tratto la vedetta avvista un'imbarcazione alla deriva; l'equipaggio dirige allora i suoi sguardi verso il punto segnalato e tutti ritengono di vedere chiaramente una zattera piena d'uomini rimorchiata da altre imbarcazioni sulle quali sventolavano dei segnali di pericolo.
Armata una scialuppa ed avvicinatasi al punto indicato ci si accorse che si trattava semplicente di alcuni rami coperti di foglie che provenivano dalla vicina zona costiera.
"In quest'esempio - afferma Le Bon - si puó ben comprendere chiaramente il meccanismo dell'allucinazione collettiva così come abbiamo spiegato".
Il prof. Ellenberger (nella sua opera, "Psicosi collettive", pubblicata nella Enciclopedia medico chirurgica, 1967) ha smontato pezzo per pezzo il mito della pretesa scientificitá dell'allucinazione collettiva, dimostrando come Le Bon avesse omesso di considerare una serie di dati fondamentali nell'economia del giudizio.
In primo luogo l'equipaggio, spossato dalla febbre e dalla malaria, si trovava in uno stato di grande esaurimento fisico. I marinai erano inoltre angosciati dall'idea che i loro compagni dell'altra imbarcazione fossero morti, inghiottiti dal mare. Da un mese che giá durava la ricerca, i marinai vivevano in uno stato di perenne ansietá e il pensiero dei compagni dispersi aveva assunto la forma d'una vera e propria ossessione. L'aria calda ondeggiava all'orizzonte e le correnti marine avevano in realtá portato alla deriva una vera e propria massa d'alberi e non (come aveva riferito Le Bon) "qualche ramo" ! Infine, la vedetta avendo percepito sotto un riflesso solare quasi accecante degli oggetti di cui non aveva identificato la natura, aveva gridato "Natante alla deriva !". E fu questo il punto di partenza dell'illusione ottica, facilmente comprensibile e che si diffuse poco a poco in tutto l'equipaggio.
Che si parli di "miraggio" o di "allucinazione collettiva" ben poco dunque importa purchè si precisino le cause che hanno provocato l'errore: "L'esaurimento fisico, la depressione mentale, la preoccupazione dominante che aveva assunto dopo un mese la forma d'un'idea fissa, infine dei fattori sensoriali idonei a favorire la creazione d'una illusione" (Ellenberger).
Nessuna di queste condizioni mai si verificò a Fatima.
Le centinaia, e poi migliaia e poi decine di migliaia di persone che si radunarono alla Cova de Iria non erano affette da esaurimento mentale o fisico; non erano febbricitanti od angosciate o sottoposte ad una calura asfissiante; ció che videro non fu la distorsione di qualche oggetto, realmente presente ma erroneamente percepito; non vi furono persone - come la vedetta della "Belle Poule"- che annunciarono un fatto capace, per contagio, di apparire come realmente sussistente agli altri; tantissime persone credenti le quali speravano ardentemente di vedere qualche fenomeno soprannaturale nulla percepirono allorché tanti perplessi o addirittura atei e comunque poco propensi all'autosuggestione furono testimoni dei miracoli.
E come dimenticare che, a distanza di decine di chilometri dai luoghi delle apparizioni, altre centinaia di persone, che stavano attendendo alle loro normali occupazioni, testimoniarono il prodigio solare ? Ció che, all'evidenza, smentisce senz'appello l'ipotesi dell'allucinazione collettiva per suggestione.

Nel 1917 nostra Signora di Fatima é entrata nella Storia denunciando anticipatamente gli errori che il comunismo avrebbe sparso per il mondo intero.
Questi errori sono sotto gli occhi di tutti.
La cacciata della dottrina cristiana dalla societá e la indotta ateizzazione dei popoli, la propaganda anticattolica e la concezione materialista dei rapporti umani e sociali non sono stati sepolti dalle macerie del muro di Berlino.
Le societá occidentali, dopo aver resistito alla pressione marxista, davanti allo scampato pericolo di supremazia del modello collettivista - e constatata la vittoria (per ritiro dell'avversario) del loro giá stantio modello economico liberale - hanno abbandonato ogni minima difesa culturale e religiosa e si sono così imbevute dei peggiori concetti con cui la propaganda giacobina prima e quella comunista dopo hanno avvelenato l'umanitá.
Uguaglianza e libertá, concetti coi quali i peggiori tiranni si sono riempita la bocca, oggi sono le parole d'ordine della nuova Europa uscita dal trattato di Lisbona.
E che hanno contaminato il mondo europeo che proprio facendo a meno di quelle astrazioni ideologiche s'era costruito per secoli un tessuto sociale ed economico che aveva permesso uno sviluppo armonioso di civiltá, progresso e tradizione.
Ora é tutto morto ed i cadaveri si contano sulle strade.
Ma sono cadaveri viventi, in buona salute fisica; parlano al telefonino ma non s'accorgono d'essere morti.
Guardano la tivu ma non s'accorgono d'essere morti.
Si guardano allo specchio, abbronzati e vestiti all'ultima moda ma non s'accorgono d'essere morti.
Sono tolleranti e democratici ma non s'accorgono d'essere morti.
La Signora di Fatima é entrata nella Storia ma la memoria dell'uomo europeo si fissa ormai solo su ció che ha appena fatto o deve fare o consumare nelle due successive ore.
E così facendo brancola nel buio, proprio mentre pensa sorridendo che i led del suo computer o del suo cellulare siano la sola luce da seguire.
Ma proprio per questo c'é da sperare.
Perché quando una civiltà o una nazione sono al culmine della potenza non potranno che discendere, mentre dal punto piú basso dell'abisso piú oscuro non si potrá che risalire.
Ed in questa lenta ma inesorabile risalita ci saranno uomini capaci di vedere nell'oscuritá, di riconoscere il cammino anche se sprofondati nel buio piú nero.
Grazie anche alla Luce di Fatima.

domenica 23 maggio 2010

13 MAGGIO. NOSTRA SIGNORA DI FATIMA (VI)

Il 19 agosto Nostra Signora aveva rinnovato a Lucia la promessa: un miracolo affinché tutti potessero vedere; e credere. Fino ad allora i fenomeni atmosferici erano stati notati da molti ma si era trattato di piccoli, se pur importanti, segni.
L'annuncio del miracolo, gli articoli apparsi sui giornali, forse anche la curiositá avevano spinto 25-30 mila persone verso la Cova de Iria giá all'alba del 13 settembre.
Tutti volevano vedere e parlare coi tre bambini, molti riuscirono ad aprirsi un passaggio in mezzo alla folla per inginocchiarsi davanti a loro e domandare che si facessero portatori d'una richiesta di grazia alla Santa Madre. Chi non ci riusciva si faceva sentire gridando le proprie richieste, di guarigione, di salvezza, di ritorno a casa d'un figlio partito in guerra.
Tutte le miserie del mondo si ammassavano davanti a tre poveri pastorelli.
Numerose testimonianze vi furono quel giorno e tra le piú circostanziate v'è quella di Monsignor Quaresma, venuto "in incognito" a controllare ció che accadeva e che per questo s'era appostato in un luogo defilato rispetto al centro dell'interesse ma tale da fargli godere un'ottima visuale.
A mezzogiorno in punto, dopo che la folla s'era zittita e si udiva solo il mormorio delle preghiere e dei rosari, molte braccia tra la folla si levarono insieme a delle grida di gioia che indicavano qualcosa nel cielo.
"Con mio grande stupore - riferisce il religioso - vedo allora chiaramente e distintamente un globo luminoso che si muoveva da oriente verso occidente e scivolava lentamente e maiestosamente nello spazio". Anche accanto a lui ci sono persone che vedono ció che sta accadendo; mentre il globo si posa delicatamente sulla piccola quercia, la luminositá del sole diminuisce - tanto che alcuni testimoni riferirono di aver potuto distinguere le stelle nel cielo - e l'atmosfera diviene color giallo oro.
Racconta quindi Lucia:
(L)- Che vuole da me Vostra Grazia ?
- Continuate a dire il rosario per ottenere la fine della guerra. In ottobre Nostro Signore verrá così come Nostra Signora dei Dolori e del Carmelo, San Giuseppe col Bambino Gesù al fine di benedire il mondo.
(L)- Vi é qui una piccola bambina che é sordomuta, Vostra Grazia non vorrebbe guarirla ?
- Da qui a un anno stará bene.
(L)- Ho anche altre domande, alcune per una conversione, altre per una guarigione.
- Guariró gli uni ma gli altri no poiché Dio non si fida di loro.
(L)- Il popolo vorrebbe aver qui una cappella.
- Con la metá del danaro ricevuto sino ad oggi che si facciano le barelle per la processione e che le si porti alla festa di Nostra Signora del Rosario; che l'altra metá sia usata per la costruzione della cappella.
Lucia poi Le porge due lettere e un piccolo flacone d'acqua profumata che le erano state date da un uomo.
(L) - Mi sono state date queste. Vostra Grazia le vuole ?
- Queste non servono nel cielo.
Durante tutto il tempo dell'apparizione la maggioranza dei pellegrini aveva goduto d'uno straordinario spettacolo: la caduta dal cielo d'una pioggia di petali bianchi o, secondo la descrizione d' altri, di fiocchi di neve rotondi e brillanti che scendevano lentamente e sparivano a contatto col suolo.
Ma un altro fenomeno accompagnó l'apparizione di Nostra Signora.
Una piccola nuvola s'era formata sopra l'albero su cui Ella s'era posata. Alzandosi dal suolo s'ingrossó e rimase sospesa nell'aria fino a dissiparsi come il fumo dopo un colpo di vento.
E ció si ripeté tre volte, come se degl'invisibili turiferi avessero incensato liturgicamente la visione.
E al termine del colloquio con Lucia, si notó nuovamente il globo luminoso alzarsi dall'alberello e procedere verso oriente fino a scomparire.
Tutti i fenomeni fin qui annotati, anche quelli delle precedenti apparizioni, furono visti e descritti dalla maggioranza dei presenti piú o meno nei medesimi termini; non furono peró visti da tutti.
Come se una volontá celeste avesse deciso di rivelarsi selettivamente a circa due terzi di coloro che si trovavano sui luoghi.
Ma ció anziché sminuire il valore delle testimonianze "favorevoli", al contrario lo rafforza.
Non solo non appare decentemente sostenibile liquidare come mera bugia un fenomeno attestato dalle dichiarazioni di migliaia di persone.
Ma, inoltre, moltissime tra le persone che dichiararono di non essersi accorte di nulla risultarono essere credenti e dispiaciute di non aver percepito quei fenomeni a cui, in cuor loro, speravano di poter assistere.
Se si segue allora la tesi, peraltro del tutto priva di fondamenti scientifici, di una sorta di "autosuggestione collettiva" non si spiegherebbe perché proprio tanti che ardentemente speravano di vedere qualcosa e, dunque, piú di altri, avrebbero potuto essere vinti da una autosuggestione, ingannati da un autoconvincimento, furono proprio tra coloro che non ebbero alcuna visione.
Laddove molti increduli furono beneficiati da quegli straordinari spettacoli e da ció furono determinati alla conversione.
Le testimonianze dei fenomeni soprannaturali, verificatisi il 13 agosto e il 13 settembre, che migliaia di pellegrini avevano diffuso attraverso il Portogallo ebbero l'effetto di zittire gli attacchi dei giornali liberali e anticlericali.
E la data del 13 ottobre, giorno del miracolo annunciato, era sempre piú attesa sia tra i credenti e i devoti sia tra coloro che ritenevano (o forse speravano) che nulla sarebbe successo così da poter sbugiardare la "propaganda clericale" e la superstizione del popolo. E poter continuare così l'opera di sradicamento della Fede dal Portogallo.

giovedì 20 maggio 2010

13 MAGGIO. NOSTRA SIGNORA DI FATIMA (V)

Le notizie provenienti dalle persone che, sempre piú numerose, avevano accompagnato i tre bambini - e che, pur non potendo scorgere la presenza celestiale, avevano assistito a fenomeni sicuramente soprannaturali - cominciavano a diffondersi e a interessare gli ambienti politici e amministrativi filogovernativi, preoccupati dall'insorgere d'una animazione popolare ch'essi non gradivano e difficilmente avrebbero potuta controllare.
La voce delle apparizioni, le testimonianze dei fatti prodigiosi che ad esse seguivano, l'annuncio d'un imminente miracolo, il tutto accompagnato da un rinnovato fervore religioso tra le genti contadine di quella regione avevano di che inquietare le logge portoghesi.
Inizió a muoversi per prima la stampa.
Il 23 luglio, sul maggior quotidiano liberale di Lisbona "O seculo" apparve un articolo in cui, volutamente ignorando le giá numerose testimonianze sui fenomeni soprannaturali avvenuti durante le apparizioni, s'ipotizzava che il tutto fosse il frutto d'una speculazione commerciale: s'era scoperta una fonte d'acqua ed il clero intendeva trarne profitti economici !
Fu il pretesto per l'intervento dell'amministratore del cantone de Vila Nova de Ourem; corrispondente ad una sorta di prefetto e quindi dotato di ampi poteri, Artur de Oliveira Santos - feroce anticlericale che aveva chiamato i propri figli "Victor Hugo" (poeta romantico e nume tutelare della terza repubblica francese), "Jaurès", (politico francese del socialismo pacifista) e "Democrazia" (dal nome d'una nota meretrice) ed era stato il fondatore della loggia della sua cittá - dispose la convocazione dei tre bambini al municipio di Vila Nova per il giorno 11 agosto.
Lì si recarono, dopo un viaggio di 15 chilometri, fatto a piedi e a dorso d'asino, Lucia, suo padre Antonio e Marto, padre di Francesco e Giacinta.
E qui si svolse, per la prima volta, alla presenza del padre e dello zio, l'interrogatorio di Lucia davanti all'autoritá civile; sia l' "amministratore" sia i suoi sgherri non le risparmiarono promesse e poi minacce al fine di dissuaderla dal ritornare al luogo dell'appuntamento e l'avvertirono che non avrebbero avuto il minimo scrupolo per ottenere ció ch'essi volevano.
Ed il patimento di Lucia, che nel corso dell'interrogatorio aveva tenuto duro mantenendo la calma, aumentava man mano che constatava d'essere stata lasciata "sola" dai propri genitori i quali, anche in quella situazione di pericolo, continuavano a mostrarle ostilitá; diversamente da Marto che aveva fin dall'inizio creduto ai racconti dei due figli e della nipote e ch'era l'unico dei parenti ad esserle vicino.
Giá alla vigilia del 13 agosto migliaia di persone, da tutte le direzioni, erano nel frattempo giunte in prossimitá di Cova de Iria e la mattina di quel fatidico giorno i tre bambini s'erano trovati assediati da una folla di pellegrini.
Ma ad aspettarli a casa dei cuginetti c'era l'amministratore che s'era lì recato fin dalle nove del mattino. Colla scusa che li avrebbe portati lui direttamente al luogo dell'incontro li fece salire nella propria vettura e, dopo essersi recato dal curato del paese per sottoporre Lucia ad un altro interrogatorio nel corso del quale ella continuó a ripetere ció che aveva sempre detto, li sottrasse alle loro famiglie e li portó a Vila Nova.
* * *
A la Cova de Iria s'era radunata nel frattempo una folla valutata tra le diciottomila e le ventimila persone. Venute a piedi, in bicicletta, a dorso di mulo; s'era formata anche una fila di autovetture che aveva causato un intasamento.
Intanto s'era giá sparsa la voce che i bambini erano stati rapiti dall'amministratore. Il brusio che aveva cominciato ad elevarsi dalla folla delusa e preoccupata per l'assenza dei tre pastorelli si placò all'istante al suono di un colpo di tuono, che fece tacere tutti, a cui seguì un lampo. E, immediatamente dopo, si notó una piccola nuvola che, dopo essere planata poco tempo sulla solita quercia, si alzò verso il cielo scomparendo nell'aria.
E un altro fenomeno prodigioso, pur esso fatto oggetto di testimonianze, ebbe a verificarsi. L'apparizione d'un arcobaleno che colorò delle sue tinte i volti, gli abiti delle persone e, addirittura, il disco solare che sembrò, per tutto quel tempo, composto di tanti quadretti iridati; a ció si accompagnò la visione di migliaia di fiori che avevano preso il posto delle foglie degli alberi.
L'appuntamento con Lucia e i suoi due cuginetti era peró rimandato di qualche giorno.
* * *
I bambini rimasero imprigionati diversi giorni. Furono interrogati piú volte separatamente, minacciati, terrorizzati.
Assistette agl'interrogatori anche un medico affinché potesse testimoniare d'un preteso stato d'isteria dei tre veggenti e dimostrare così l' "impostura clericale"; ma nessun referto fu mai prodotto contro questi bambini, evidentemente perché ne fu constatata l' assoluta luciditá mentale.
Durante la loro permanenza nelle celle della prigione, in compagnia di delinquenti comuni, i pastorelli pregarono assiduamente e convinsero all'orazione anche qualcuno dei detenuti.
Fallito il tentativo di piegarne le volontá, l'amministratore fu costretto a rilasciare i tre bambini, anche per le pressioni che stavano montando contro di lui da parte dei parenti e di molte persone che non avevano digerito quell'infame manovra.
Il curato del paese, l'abate Ferreira, il quale s'era sempre mostrato del tutto scettico - anche durante l'ultimo interrogatorio di Lucia subito prima del sequestro - alla notizia di ció che s'era prodotto il 13 agosto pur in assenza di Lucia e dei suoi due cuginetti, si decise a scrivere una lettera pubblica, che apparve sui maggiori quotidiani portoghesi, per dichiarare che "a dire di migliaia di persone, l'assenza dei bambini non ha impedito alla Regina degli Angeli di manifestare il suo potere. Tutti quanti attestano fatti straordinari e fenomeni che hanno radicato la loro fede piú profondamente ancora...".
* * *
Il 19 agosto , una domenica, dopo la messa i tre bambini si diressero verso la Cova de Iria , accompagnati da qualche persona, tra cui Giovanni, fratello di Lucia, per andarvi a recitare il rosario. Arrivati alla localitá detta Valinhos, Nostra Signora apparve. ed ecco il racconto di Lucia:
- Che vuole da me Vostra Grazia ? Le domandai.
- Voglio che voi continuiate ad andare alla Cova de Iria il 13, che continuiate a recitare il rosario tutti i giorni. L'ultimo mese faró il miracolo affinché tutti credano. Se non vi avessero portati via in cittá, il miracolo avrebbe potuto essere conosciuto. San Giuseppe verrá con il bambino Gesù per dare la pace al mondo. Nostro Signore verrá a benedire il popolo. Verrá anche Nostra Signora del Rosario e Nostra Signora dei Dolori.
- Che volete che faccia del danaro che le persone lasciano alla Cova de Iria ? - chiesi.
- Che si costruiscano due barelle di processione. Tu ne porterai una con Giacinta e due altre bambine vestite di bianco; l'altra sará portata da Francesco con altri tre ragazzi come lui, vestiti d'una tonaca bianca. Sará per la festa di Nostra Signora del Rosario. Ció che resterá servirá come contributo alla costruzione d'una cappella.
- Vorrei domandarvi la guarigione di qualche ammalato - chiesi.
- Sì, ne guariró qualcuno entro l'anno.
"E, assumendo un'aria piú triste, soggiunse:
- Pregate, pregate molto e fate dei sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno in inferno perché non hanno nessuno che si sacrifica e prega per loro.
"E, come d'abitudine, s'alzó in cielo verso oriente ".
Giovanni, fratello di Lucia, che aveva assistito all'apparizione, pur senza vedere la Madre Celeste. testimonió d'aver sentito un colpo di tuono, d'aver udito Lucia gridare "Guarda Giacinta, guarda che la Signora parte !" e d'aver notato come un mutamento della luce solare.
Raccolto un rametto dell'albero di quercia su cui s'era posata e portatolo a casa, si constató ch'esso odorava d'un profumo tanto dolce e sublime quanto sconosciuto.
A seguire.

martedì 18 maggio 2010

13 MAGGIO. NOSTRA SIGNORA DI FATIMA (IV)

I bambini si sono inventati tutto ?
Sarebbero stati capaci di mantenere in piedi per tutta loro vita, sia pur breve per quanto riguarda Francesco e Giacinta, morti qualche anno dopo, una così colossale menzogna?
Dopo penetranti, sfiancanti interrogatori cui furono ripetutamente sottoposti, dai genitori al sacerdote sino all'autoritá di polizia da cui furono addiruttura prelevati da casa e pesantemente minacciati, persino di morte, i tre bambini sempre confermarono la loro versione.
Lucia, in particolare, fu ripetutamente fatta oggetto di incessanti e spesso violente pressioni da parte della madre che la esortava quotidianamente, per tutto il tempo che durarono le apparizioni, a ritrattare, convinta com'era che la figlia si fosse inventata tutto.
Tutti e tre i bambini, poi, furono a lungo fatti oggetto di sarcasmo e di dileggio da parte dei non pochi che nel loro paese non prestavano fede al loro racconto.
Così come il curato il quale tenne, almeno all'inizio, un atteggiamento di'incredulitá verso di loro.
Come avrebbero potuto resistere a simili pressioni dei bambini così piccoli se davvero ció che riferirono - e tante e tante altre volte ripeterono - fosse stato il frutto della loro fantasia ?
Nessun bambino di quell'etá avrebbe potuto reggere una simile situazione se non fosse stato baciato dalla Veritá.
Fu proprio il curato, padre Ferreira, ad interrogarli per la prima volta, e separatamente, dopo l'apparizione di giugno; dapprima Francesco che rispose con semplicitá alle sue domande. Poi fu il turno di Giacinta che fece scena muta e si mise a sedere in un angolo a recitare il rosario. Ma mentre il sacerdote stava ascoltando le risposte di Lucia, di tanto in tanto Giacinta s'alzava dalla sua seggiola avvicinandosi alla cugina e dicendole "non ti dimenticare di questo e di quest'altro..." ció che fece infuriare il religioso. "Quando t'interrogavo non rispondevi. Ed ecco che ora parli ! ".
Il curato non credeva alle parole dei bambini e ipotizzó che si potesse trattare d'un inganno del demonio.
Queste parole misero i bambini, ma soprattutto Lucia, in uno stato di profonda prostrazione.
Cominciarono ad affiorare nella sua mente i primi dubbi "E se fosse davvero il demonio che cerca di utilizzare i suoi mezzi per portarmi alla perdizione ?".
Parlando della cosa ai suoi cuginetti furono proprio questi a convincerla che non poteva trattarsi d'un essere infernale "No, non puó essere il demonio - le diceva Giacinta - Si dice che il demonio é laido e che si trova sotto terra, nell'inferno. La Signora é così bella! E noi l'abbiamo vista salire al cielo". Furono queste semplici parole a dissipare un poco i suoi dubbi.
Ma le minacce della madre e le continue pressioni del curato affondavano sempre di piú Lucia nella tentazione di ritrattare per uscire da quell'incubo: era il contrasto colla famiglia, soprattutto colla madre e i fratelli, a renderle insopportabile la situazione.
Tanto da confessare ai suoi cugini la propria volontá di non recarsi all'imminente appuntamento del 13 luglio.
Fu invece Francesco a convincerla del contrario e, dopo una notte di preghiera e di angoscia, Lucia decise che il giorno seguente si sarebbe recata all'appuntamento.
La mattina i tre bambini furono accompagnati a la Cova de Iria da una folla numerosa. Il padre di Francesco e Giacinta, Marto, testimonierá l'avvenimento:
"Mi trovavo vicino alla mia Giacinta. Lucia, inginocchiata un pó piú avanti, recitava il rosario e tutti rispondevano ad alta voce. Terminata la preghiera s'alza in piedi e guardando verso oriente grida -Chiudete gli ombrelli ! Chiudete gli ombrelli ! (era mezzogiorno di una giornata torrida)... Nostra Signora arriva ! - Io avevo un bel da guardare ma non vedevo nulla".
Riferisce un'altra testimone, Teresa dos Santos, sorella di Lucia che dopo queste parole ella rimase qualche istante muta fino a che Giacinta si rivolse a lei dicendole "Andiamo Lucia, parla ! Non vedi che Lei é giá qui e che ti vuole parlare?"
E da qui il racconto di Lucia:
- Che vuole da me Vostra Grazia ? domandai
- Voglio che voi siate qui il prossimo 13 del mese che viene, che voi continuiate a recitare il rosario tutti i giorni in onore di Nostra Signora del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perch'Ella sola potrá soccorrervi.
- Vorrei domandarVi di dirci chi Voi siate e di fare un miracolo affinché tutti credano che Vostra Grazia ci é apparsa. Risposi
- Continuate a venire qui tutti i mesi, In ottobre io diró chi sono, cosa voglio e faró un miracolo che tutti potranno vedere per credere. Sacrificatevi per tutti i peccatori e dite spesso a Gesú quando farete un sacrificio: O Gesú, é per amor tuo, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il cuore immacolato di Maria -
" E dicendo queste ultime parole Ella aprí le mani, come le due precedenti volte. Il riflesso della luce parve penetrare la terra e noi vedemmo come un oceano di fuoco. Immersi nel fuoco vedemmo i demoni e le anime dei dannati. Esse erano come delle braci trasparenti, nere o bronzee, di forma umana e galleggiavano in questo incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stessi con delle nuvole di fumo. Ricadevano da ogni parte, come scintille in un grande incendio, senza peso né equilibrio in mezzo a grida e gemiti di dolore e di disperazione che facevano tremare di paura (é alla vista di un tale spettacolo ch'ebbi ad emettere un grido che molti presenti hanno sentito da me provenire). I dèmoni si distinguevano dalle anime dei dannati dalle loro forme orribili e ripugnanti d'animali spaventosi ed ignoti, trasparenti come dei neri carboni accesi"
"Spaventati, e come per domandare soccorso, levammo gli occhi verso Nostra Signora che ci disse con bontá e tristezza:
- Avete visto l'inferno dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.
- Se fate ció che vi vado a dire molte anime si salveranno e si avrá la pace. La guerra finirá. Ma se non si smette d'offendere Dio, sotto il regno di Pio XI, ne comincerá un'altra peggiore.
- Quando vedrete una motte illuminata da una luce sconosciuta , sappiate che si tratta del grande segno che Dio vi dá per annunciare ch'Egli sta per punire il mondo per i suoi crimini, attraverso la guerra, la carestia e le persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre.
- Per impedirlo io domanderó la cosacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice del primo sabato d'ogni mese.
- Se si ascoltano le mie domande la Russia si convertirá e si avrá la pace. Se no essa espanderá i suoi errori attraverso il mondo, provocando guerre e persecuzioni contro la Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrá molto a soffrire, molte nazioni saranno annientate.
- Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferá. Il Santo Padre mi consacrerá la Russia che si convertirá e sará dato al mondo un certo periodo di pace.
- Tutto ció non ditelo a nessuno tranne che a Francesco.
- Quando voi reciterete il rosario, dite alla fine d'ogni mistero: Gesù mio, perdonateci, salvateci dal fuoco dell'inferno, portate in Cielo tutte le anime, soprattutto quelle piú bisognose di misericordia -
Vi fu un istante di silenzio ed allora domandai:
- Vostra Grazia ha altro da chiedermi ?
- No - rispose - Oggi non ti chiedo altro.
E come le altre volte cominció ad elevarsi in direzione dell'oriente fino al momento in cui disparve nell'immensitá ".
***
In questo tempo Marto ricorda come "La folla era stata in totale silenzio" ed anche questa volta, egli e alcuni testimoni che si trovavano vicini ai veggenti percepirono un mormorio incomprensibile "simile a quello che farebbe una mosca in un bicchiere vuoto".
Ma due ulteriori fenomeni furono constatati da piú numerose persone: la luminositá del giorno subì un abbassamento notevole, come al momento d'un'eclissi, per tutto il tempo che duró l'estasi dei bambini. Nello stesso tempo, la temperatura, ch'era assai alta, diminuí sensibilmente e il colore della luminositá si modificò, divenendo giallo oro.
Si formò inoltre attorno ai veggenti e alla piccola quercia una nuvola biancastra.
Che pensarono, questa volta i due-tremila pellegrini che avevano assistito alla scena?
La sera, al ritorno a casa molti parrocchiani andarono a raccontare le loro impressioni al loro sacerdote che le raccolse in un resoconto apparso nel Bollettino parrocchiale di Vila Nova de Ourem : "Tutti o quasi furono appagati unicamente nell'aver visto come i bambini si presentarono, parlarono (colla Visione), ponendo delle domande e attendendo le risposte che peró nessuno poté intendere".
Ma la più sorprendente prova della veritá della visione e del suo contenuto sta nell'atteggiamento che d'allora, i tre bambini cominciarono ad assumere.
Esortati dalla Signora a compiere i sacrifici, impressionati dalla visione dell'inferno che li aveva profondamente turbati, i tre pastorelli iniziarono una vita - parallela - di penitenze, sacrifici e mortificazioni.
Portando una corda ai fianchi anche durante la notte, rinunciando ai cibi di cui erano ghiotti, moltiplicando i rosari, riducendo i loro giochi in favore delle preghiere.
E lo fecero in silenzio, in umiltá, senza orgogliose ostentazioni.
A seguire.

sabato 15 maggio 2010

13 MAGGIO. NOSTRA SIGNORA DI FATIMA (III)

"Grazie alla legge di separazione tra Stato e Chiesa, in due generazioni il cattolicesino sará completamente eliminato dal Portogallo".
Alle parole e soprattutto ai fatti di Afonso Costa, il legislatore della rivoluzione massonica e anticattolica portoghese, replicó fermamente il Pontefice Pio X con l'enciclica "Iamdudum in Lusitania" del 24 maggio 1911; con essa si stigmatizzò con forza "l'inumanitá degli errori che opprimono il Portogallo" e si dichiaró "nullo e senza valore tutto ció che la legge (di separazione) aveva decretato di contrario ai diritti intangibili della Chiesa"
E alle parole di Roma si uní all'unanimitá tutto il clero portoghese.
Di fronte a questa presa di posizione e alla resistenza ch'esso mostró di fronte alle leggi repubblicane, inizió una vera e propria repressione.
Molti vescovi portoghesi patirono l'esilio: il patriarca di Lisbona, i vescovi di Porto e di Viseu per non citare che i casi piú famosi. Numerosi sacerdoti furono imprigionati.
La situazione politica, nel frattempo era contrassegnata da anarchia e da disgregazione mentre la massoneria continuava a piazzare i propri membri in tutti gli ingranaggi dello Stato.
Nel contempo la stampa liberale e giacobina iniziava un'opera di diffamazione contro il clero ed i religiosi e ció fomentó odio e ostilitá, soprattutto tra le masse urbane, contro la chiesa cattolica.
Così era descritta da uno storico religioso la situazione di quell'epoca in Portogallo: "L'empietá massonica approfittava del disordine per seminare l'odio religioso nelle masse. La libertá di culto pativa numerosi ostacoli: l'esercizio delle opere e dell'apostolato era quasi impossibile. Gli ordini religiosi erano soppressi o paralizzati. I seminari si vuotavano poco a poco e il clero, impoverito e ostacolato, si trovava in numero insufficiente per poter garantire una vita religiosa profonda. La stampa cattolica, soffocata, si riduceva a qualche settimanale provinciale senza alcuna seria influenza sulle masse. I tempi erano oscuri, l'avvenire ancor di piú".
(Chanoine C.Barthas - Fatima, merveille du XX siècle- Fatima ed. 1952).
Nonostante la gravissima crisi economica in cui versava il paese, la repubblica portoghese entrava in guerra. Nel 1917 si contarono numerosi saccheggi di chiese, in provincia sessantanove, a Lisbona quarantadue, la maggioranza aggravati dalla profanazione delle sacre reliquie e ció sovente sotto gli occhi della polizia e delle autoritá.
In quello stesso anno, 1917, in occasione del bicentenario di fondazione della massoneria, a Roma si celebrarono processioni sacrileghe e a Mosca giunse al culmine la rivoluzione bolscevica.
* * *
Il 13 giugno 1917, a Fatima i tre pastorelli non mancarono all'appuntamento che la Signora aveva dato loro un mese prima.
I due piú piccoli, prima Giacinta e poi Francesco, non erano riusciti a mantenere il silenzio sull'apparizione ch'essi s'erano ripromessi insieme con Lucia; così la voce s'era sparsa e sul luogo del secondo appuntamento i tre bambini furono accompagnati da alcune decine di persone che volevano assistere all'evento.
Tra queste una certa Maria Carreira, devota alla Vergine, la cui testimonianza si rivelerá preziosa.
Un altro testimone racconta:
- Quando tutte le persone avevano iniziato a recitare il rosario, Lucia balzò in piedi e gridò: " Giacinta, Nostra Signora sta per arrivare, ecco là il lampo". I tre bambini corrono così verso la piccola quercia e noi dietro di loro. Mentre siamo inginocchiati in mezzo ai cespugli e ai rovi, Lucia leva le mani e pronuncia queste parole: "Voi m'avete chiesto di venire qui. Ditemi, vi prego, quel che volete " -
Attorno alla piccola quercia verde vi sono circa cinquanta persone. Sará grazie alla loro testimonianza che il mese seguente ne arriveranno tre o quattromila.
Ed ecco il racconto di Lucia.
- Voglio che voi veniate qui il 13 del mese prossimo, che voi recitiate il rosario tutti i giorni e che impariate a leggere, Poi vi diró cosa desidero - é la risposta della Signora alla mia domanda.
- Vorrei domandarvi di portarci in Cielo - le dico.
- Si, Giacinta e Francesco li porteró presto ma tu, tu resterai quaggiú per un certo tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi abbraccerá questa devozione, prometto la salvezza, queste anime saranno care a Dio come dei fiori da me messi per ornare il suo trono - risponde la Signora.
- Allora resteró sola ? - domando con pena.
- No figlia mia, Tu soffri molto ? Non ti scoraggiare, non t'abbandoneró mai ! Il mio Cuore Immacolato sará il tuo rifugio e il cammino che ti condurrá fino a Dio -
" E nel pronunciare queste parole - racconta Lucia - la Signora aprí le braccia e ci comunicò, per la seconda volta, il riflesso di quella luce immensa ch'Ella emanava. Davanti alla palma della mano destra di Nostra Signora si trovava un Cuore, circondato di spine che parevano perforarlo. Comprendemmo ch'era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati dell'umanitá, che domandava riparazione".
A mezzogiorno tutti i presenti avevano sentito Lucia gridare d'improvviso "Ecco il lampo...Nostra Signora sta per arrivare ! ", ma soltanto i tre bambini l'avevano visto. Gli altri non poterono scorgere nè il lampo nè la Signora.
Ma alcune testimonianze appaiono giá significative.
Maria Carreira e altri testimoni raccontarono di aver inteso, tra le risposte di Lucia, un mormorio molto leggero ma inintelleggibile, come il ronzio d'una ape.
Fu inoltre notato da molti che durante il tempo in cui Lucia parlava i rami dell'alberello stavano piegati, come se qualcuno realmente vi si poggiasse sopra.
E fu altresì notato che subito dopo che Lucia aveva annunciato che la Signora stava allontanandosi, tutti i rami dell'albero si raccolsero, piegandosi verso la stessa parte, come se la Signora, partendo, avesse trascinato la sua lunga veste sul fogliame.
Ed ancora un altro particolare fu notato da Maria Carreira e da altri: una piccola nube che, al momento dell'annuncio della partenza, s'elevò dolcemente verso l'oriente, nella stessa direzione in cui s'erano piegati i rami, fino a poi scomparire.
Piccoli segni, come se la Santa Madre avesse benevolmente voluto lasciare a quella gente fedele, ch'era venuta fin laggiú senza poterla ammirare, qualche piccola traccia del suo passaggio, un piccolo pegno della sua invisibile presenza in mezzo a loro.
Piccoli segni a confronto di quelli che si riveleranno nelle successive apparizioni.
A seguire.

venerdì 14 maggio 2010

13 MAGGIO. NOSTRA SIGNORA DI FATIMA (II)

La data del 13 maggio, quando per la prima volta la Santa Vergine apparve ai tre pastorelli, non é priva di significati.
Fu un 13 maggio che a richiesta di re Giovanni I di Portogallo il Papa Bonifacio IX accordó alla "Terra di Santa Maria" che tutte le cattedrali del regno fossero dedicate a Maria, per ringraziamento della ritrovata indipendenza.
Il 13 agosto 1385, prima d'affrontare l'armata del re di Castiglia - che da due anni era ritornata a dominare la terra portoghese - l'esercito guidato dal futuro re Giovanni si trovava sulla piana di Fatima. Dom Jean, che presiedeva l'ordine militare di Avis ed era stato acclamato dal popolo di LIsbona "reggente e difensore del regno", invocó solennemente la protezione di Maria e, inginocchiato davanti alla Sua immagine, fece voto, in caso di vittoria, di costruire in Suo onore un monastero e di recarsi al santuario di Nossa Senhora de Oliveira.
L'indomani, 14 agosto, la grande vittoria di Aljubarrota assicuró ai portoghesi per due secoli l'indipendenza e consacró la nascita della nuova dinastia.
Dom Jean, divenuto Giovanni I, mantenne la promessa: si recó a piedi, per 250 chilometri, coi suoi cavalieri al santuario di Nossa Senhora de Oliveira e, in esecuzione del proprio voto, fece costruire la chiesa ed il monastero di Batalha, monumento immortale della riconoscenza del Portogallo alla Vergine Maria e a cui fu dato il nome di Nostra Signora della Vittoria.
Questo monumento é situato a pochi chilometri dalla localitá di Fatima.
Ma tutta la storia del Portogallo si svolge sotto la luce e la devozione della Vergine.
La battaglia di Ourique, avvenuta nel 1139, segnó il momento decisivo della "reconquista" portoghese contro i Mori. Il condottiero, Afonso Henriques - figlio di Enrico Duca di Borgogna il quale aveva iniziato la liberazione del territorio lusitano, allora sotto tutela castigliana e che, per questo, aveva ricevuto il titolo di "conte di Portogallo" - fu proclamato re, seduta stante, dai suoi crociati, entusiati per la vittoria.
Questo titolo, che fu contestato dal sovrano di Castiglia, fu invece riconosciuto dal papa Innocenzo II. Il Portogallo era nato ed era nato francese e romano.
E Re Afonso scelse immediatamente la Madre di Dio come protettrice della sua patria e della nuova dinastia.
E fu ancora sotto gli auspici della Santa Vergine che re Afonso continuó la crociata contro i Mori. I suoi cavalieri portavano con loro in battaglia una statua di Maria, quella che fu venerata fino al XVIII^ secolo nella chiesa di Nostra Signora dei Martiri, a Lisbona.
Ed é - secondo la tradizione - ad un episodio della Reconquista del primo re portoghese che la localitá di Fatima deve il proprio nome, d'origine sicuramente araba.
La giovane Fatima, figlia d'un potente principe musulmano, era stata catturata da un crociato, Gonçalo Hermingues. Il cavaliere l'aveva domandata poi in sposa al proprio re e per questo ella s'era convertita e battezzata col nome di Ourem. Ma la principessa morì nel fiore degli anni e così Dom Gonçalo si donó al Signore nell'abbazia circestense di Alcobaça. Poco dopo egli fondó un piccolo priorato nella vicina montagna e qui fece traslare i resti dell'amata Fatima che diede così il nome a quella localitá.
* * *
Nel 1917 il Portogallo é in una tormenta di persecuzioni religiose da parte di un potere rivoluzionario massonico.
Il 5 ottobre 1910, dopo un colpo di mano militare, era stata proclamata la repubblica.
Il suo governo era composto dalle maggiori personalitá della massoneria e poteva contare sull'appoggio di Parigi e Londra, sollecitato dal gran maestro della loggia portoghese, Magalhaes Lima.
Allo stesso modo che nel Messico nella stessa epoca, la rivoluzione portoghese fin dall'inizio fu ferocemente repressiva.
Molte chiese e diversi conventi furono saccheggiati, due sacerdoti uccisi.
Ma furono soprattutto le leggi anticlericali che manifestarono il fanatismo giacobino della neonata repubblica portoghese.
Appena instauratosi, il governo emanò una serie di disposizioni anticattoliche: giá il 10 ottobre, cinque giorni dopo l'insediamento, un decreto soppresse tutti gli ordini religiosi; i gesuiti furono espulsi e i loro beni confiscati.
Nel giro di pochi mesi seguirono le leggi sul divorzio, sulla cremazione dei cadaveri, sulla soppressione dell'insegnamento cattolico nelle scuole, sul divieto della sottana per i sacerdoti, sulla soppressione delle feste religiose, fino addirittura a provvedimenti che sancivano limitazioni al suono delle campane.
Ed infine, la legge di separazione della Chiesa e dello Stato, votata il 20 aprile 1911.
Era il trionfo della massoneria che, per bocca del suo esponente, ed autore della legge, Afonso Costa, poteva dichiarare: "Grazie a questa legge di separazione, in due generazioni, il cattolicesimo sará completamente eliminato dal Portogallo".
A seguire.

giovedì 13 maggio 2010

13 MAGGIO. NOSTRA SIGNORA DI FATIMA (I)

13 maggio 1917: tre bambini della frazione di Aljustrel, vicino a Fatima, in Portogallo, fanno pascolare il loro gregge a la Cova de Iria.
Lucia, la piú "vecchia" dei tre, non ha che dieci anni e i suoi due cugini, Francesco e Giacinta, rispettivamente nove e sette anni.
Mentre il gregge si riposa e i tre bambini stanno per mettersi a giocare, appare in cielo un lampo; credendo che il tempo si stesse mettendo per il brutto i tre cominciano ad incamminarsi verso casa; vedono un altro lampo e su una piccola quercia ecco apparire una Signora, vestita di bianco, che irradia una luce piú chiara e piú intensa d'un bicchiere di cristallo riempito d'acqua pura ed attraversato dai raggi del sole piú ardente.
I tre bambini si trovano a distanza di un metro e mezzo da quella visione e nel bel mezzo della luce ch'essa emana.
La Signora allora dice loro:
- Non abbiate paura, non vi faró del male.
- Da dove viene Sua Grazia ? - risponde Lucia.
- Dal Cielo.
- E che vuole da me Vostra Grazia ?
- Sono venuta a domandarvi di venire qui per i prossimi sei mesi di fila, il giorno tredici, a questa stessa ora. Poi vi diró chi sono e ció che voglio. Dopo ritorneró ancora qui una settima volta.
- Ed io, andró in cielo ?- chiede Lucia.
- Sí, tu ci andrai.
- E Giacinta ?
- Anche.
- E Francesco ?
- Anche lui, ma dovrá recitare molti rosari.
E conclude la Signora:
- Volete offrirvi a Dio per patire tutte le sofferenze ch'Egli vorrá inviarvi, come atto di riparazione per i peccati dai quali Egli é offeso e di supplica per la conversione dei peccatori ?
- Si lo vogliamo - risponde Lucia
- Voi allora avrete molto da soffrire ma la grazia di Dio sará il vostro conforto.
E pronunciando queste ultime parole la Signora apre le mani e trasmette ai tre pastorelli una luce così intensa che Lucia in tal modo ebbe a descrivere "...una luce così intensa che, penetrando il nostro cuore sino al piú profondo della nostra anima, ci faceva vedere noi stessi in Dio, ancor piú chiaramente di come ci potremmo noi stessi vedere nel piú limpido degli specchi..."
La Signora si accommiata dai tre bambini con queste parole:
- Recitate il rosario tutti i giorni al fine d'ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra.
E alla domanda di Lucia sulla fine della guerra risponde:
- Non posso dirlo ancora fintanto che non ho anche detto ció che voglio.
Detto questo la Signora incomincia ad elevarsi dolcemente in direzione del levante fino a scomparire nell'immensitá del cielo.
* * *
Questo il resoconto della prima apparizione della Vergine a Fatima.
Gli scettici risero, ridono e rideranno di questo racconto.
Poco importa se a far ció sono atei ed agnostici.
Fanno il loro mestiere.
Ma qualche considerazione s'impone se a storcere il naso sono cattolici tiepidi, modernisti, cattoprogressisti et similia.
Sì, perché il messaggio di Fatima li imbarazza e li scandalizza.
Non é un messaggio "sociale" ma spirituale.
E soprattutto é un messaggio "politicamente scorretto".
Quando la Vergine indica -come poi fece - nella Russia sovietica e nel comunismo la fonte d'ogni male ci si deve chiedere allora chi furono i nemici del comunismo e della Russia sovietica in quella resa dei conti che fu la seconda guerra mondiale.
E ci si deve chieder perché la Santa Madre denunciava apertamente la Russia sovietica, ed essa sola, come strumento del castigo di Dio su tutta l'umanitá attraverso gli errori ch'essa iniettava nel mondo e le guerre e le persecuzioni che avrebbe suscitate fin tanto che non si fosse convertita.
C'era e c'é di che rendere furiosi tutti i teologi democatico-cristiani e resistenzialisti: forse che l'Unione Sovietica non é stata la punta di lancia della "Crociata delle democrazie" contro il solo ed unico pericolo, ossia la Germania nazionalsocialista e l'Italia fascista ?
O forse la Santa Vergine ha sbagliato ad indicare il nemico ?
La Germania, rendetevi conto, neppure é nominata nel famoso segreto !
Bisognerá imputare la Santa Vergine di "negazionismo" ?
A seguire.

martedì 4 maggio 2010

ANCORA QUALCHE FOLLIA PRIMA DI MEZZANOTTE

Nella cittá di Belluno é stata inaugurato un nuovo criterio di giudizio scolastico: il credito formativo resistenziale.
Di fronte all'esortazioni del sindaco della cittá - Antonio Prade, giá candidato alla prima carica municipale in una lista civica di centrodestra - di far partecipare il maggior numero possibile di studenti alla manifestazione di commemorazione della resistenza, uno zelante preside d'un istituto di scuola media superiore ha pensato bene d'offrire ai propri giovani alunni, per sollecitarne l'adesione, niente di meno che "un credito formativo" , ossia una nota di merito che puó concorrere nella valutazione finale dello studente.
Niente male come idea.
Bisognerebbe anzi stilare una classifica piú rigorosa e assegnare crediti formativi di diverso valore a seconda dell'evento a cui lo studente é invitato a partecipare.
Così, accanto al "credito formativo resistenziale" dovrebbe prevedersi un bel "credito formativo olocaustico", di ben maggior valore - ça va sans dire - da assegnarsi agli studenti che partecipano alle gite organizzate dalle scuole per visitare i campi di concentramento.
Tedeschi, naturalmente, ci mancherebbe altro.
Così ben istruita la gioventú di oggi si sta apprestando a divenire la classe lavoratrice e dirigente di domani, giá preparata ad affrontare le sfide della vita: ossia guardare "Amici" e "il grande fratello", costruirsi un bel profilo su "facebook", "chattare" sul cellulare usando "K" al posto di "ch", "nn" al posto di "non", "6" invece di "sei" e così via. In attesa d'un posto di lavoro che, per l'amor del Cielo, non dovrá comportare fatica, sudore, sacrificio perché queste sciagure, grazie a un sistema di scolarizzazione obbligatoria per tutti, cretini e non, sono riservate ai lavoratori extracomunitari.
Mentre per "loro", quelli che hanno "studiato" , dovrá esserci pronto un bell'impiego sicuro, pubblico naturalmente - visto che i tempi di crisi non consentono piú ai privati di assumere - e soprattutto inutile per i bisogni della collettivitá, come la maggior parte di quei posti, creati per alimentare la fabbrica del nulla.
O non é forse vero, tanto per citare l'esempio piú eclatante, che metá degli assessorati creati nei Comuni (decine di migliaia) non sono assolutamente obbligatori per legge peró sono, quel che é piú importante, costosi e privi di utilitá ?
Ma per rimanere in tema di follie, dall'Italia ci spostiamo nella zapaterista Spagna dove antifascismo e femminismo stanno vivendo il culmine d'una nuova esaltante primavera.
A subire gli strali di questo neogiacobinismo niente popó di meno che la segnaletica stradale, rea d'essere maschilista.
Sí, perché nella normale cartellonistica destinata al traffico la figura della persona ha la sagoma d'un uomo, ma questo non va bene perché viola il principio d'uguaglianza.
E che diamine! Solo gli appartenenti al sesso maschile hanno diritto d'attraversare la strada ? - si sará chiesta tutta scandalizzata Rosalina Gujarro, assessore alla sicurezza del Comune della provincia madrilena, Fuenlabrada - forse che alle donne questa possibilitá é concessa solo per spirito di tolleranza ?
Ed ecco allora sostituito il classico omino nell’atto d'attraversare le strisce pedonali con la piú graziosa silhouette d'una ragazza in procinto di compiere la stessa azione.
Non paga di quest'importante conquista la pasionaria dell' "uguaglianza dell'attraversamento" ha giá dichiarato guerra anche al sessismo semaforico e ha annunciato che anche l'omino dei semafori pedonali sará sostituito dall'immagine d'una signorina.
Ma anche questa decisione violerebbe il principio d'uguaglianza perché ad essere discriminati sarebbero di conseguenza gli uomini; ed allora per non scontentare nessuno occorrerá inserire anche una sagoma che raffiguri un appartenente del terzo sesso lasciando alla fantasia del pubblico amministratoree di turno stabilirne le fattezze per un suo pronto ed inequivoco riconoscimento sì da non escludere dal diritto al democratico attraversamento anche questo neo-genere smanioso di tutele sociali.
Follie individuali di qualche demente? Isolate iniziative di qualche malato mentale?
Nossignori.
Sono l'aspetto folkloristico e piú estremamente becero di quel piú vasto e sotterraneo sovvertimento che ormai ha contagiato ogni aspetto della societá, dalla scuola alla famiglia, dalla politica all'economia.
Questi casi sono forse isolati nella loro paradossalitá ma essendo il paradosso il miglior sistema per giungere alla veritá, essi ben dimostrano la mentalitá egualitarista, antiautoritaria, libertaria e cialtrona della classe dirigente, italiana ed europea, nella fase terminale di questa democrazia che sta imputridendo nella sua lebbra ideologica.
Ma piú buio che a mezzanotte non é - diceva quel tale - e il vostro umilissimo servitore, ma non solo lui, é pronto a scommettere che i rintocchi delle dodici non sono poi così lontani...