giovedì 29 aprile 2010

PIAZZALE LORETO E DINTORNI

La vulgata antifascista ... anzi, chiamiamola col suo vero nome la disinformazione antifascista, ricorda incessantemente che Benito Mussolini, Claretta Petacci e i fucilati di Dongo furono appesi a testa in giù (con rituale tipicamente massonico...) a Piazzale Loreto per vendicare l'esecuzione, avvenuta nella stessa piazza otto mesi prima, di quindici partigiani.
Raccontiamola allora tutta questa storia.
Primavera 1944: la situazione a Milano é relativamente tranquilla; lo stillicidio delle uccisioni che aveva caratterizzato l'inverno 1943-1944 era cessato con l'annientamento della "1^ GAP" cui s'era aggiunto il parziale fallimento dello sciopero generale proclamato dal CLN Alta Italia.
L'antifascismo aveva così limitato le proprie azioni alla diffusione di volantini e all'organizzazione di riunioni clandestine nelle aree di periferia.
Fu proprio approfittando di questo periodo di relativa calma che il federale di Milano Vincenzo Costa e il podestá, nonché capo della provincia, Piero Parini misero in atto una serie di iniziative sociali; in primis la creazione del prestito "Cittá di Milano" che fu sottoscritto per una cifra pari a oltre duecento milioni di lire dell'epoca e che servì a risanare le casse del Comune.
Una seconda iniziativa fu l'istituzione delle mense popolari collettive.
Furono così organizzate dieci mense, ubicate nei punti nevralgici della cittá, grazie alle quali furono serviti con quotidiana regolaritá centinaia di migliaia di pasti caldi a prezzi modestissimi.
Il rifornimento delle derrate alimentari avveniva a mezzo di camion requisiti, a turno, negli stabilimenti industriali. Le colonne degli automezzi partivano così da Milano per la campagna, carichi di manufatti - stoffe, scarpe, articoli casalinghi - che venivano barattati con generi alimentari.
Questa iniziativa, che permise di sfamare fino alla conclusione della guerra una cittá come Milano, comportó anche numerose perdite tra i volontari che provvedevano all'approvvigionamento.
Sotto i mitragliamenti operati dai gangster volanti angloamericani contro queste colonne di rifornimenti caddero infatti 11 militi fascisti e tre operai.
Nel frattempo il GAP, agli ordini del partito comunista, aveva provveduto a riorganizzarsi e nel mese di giugno ricominciarono così gli agguati e gli attentati. Ed é proprio in questo clima che arriviamo alla data del 9 agosto.
Giá da alcune settimane i gappisti avevano notato che poco lontanto da piazzale Loreto, precisamente in viale Abruzzi, ogni mattina alcuni camion dell'esercito tedesco si fermavano e da lì partiva, organizzata da una decina di soldati, la distribuzione gratuita alla popolazione di frutta, verdura, pane e frattaglie.
Per interrompere il vincolo di simpatia che si stava così creando tra la popolazione e i tedeschi, i gappisti idearono la piú infame delle iniziative.
La mattina del 9 agosto, i camion tedeschi giá arrivati in viale Abruzzi, alcuni di questi eroici partigiani, mescolandosi tra la folla, riuscirono a collocare tra le ceste e le cassette alcune bombe ad alto potenziale, allontanandosi poi immediatamente.
Dopo pochi minuti si verificó una serie di terribili esplosioni: cinque soldati tedeschi e cinque civili morirono immediatamente. Altri quattro civili, tra i sedici feriti gravemente, morirono il giorno dopo.
L'intermediazione del cardinale Schuster e delle autoritá italiane presso il Comando tedesco riuscì soltanto a limitare il numero delle fucilazioni per rappresaglia: quindici detenuti antifascisti - rispetto ai cinquanta inizialmente preventivati - furono fucilati a piazzale Loreto.
* * *
La repubblica democratica nata dalla resistenza ha nascosto e tuttora nasconde le disgustose modalitá di quell'attentato, compiuto nel piú totale disprezzo della vita di persone civili.
Nessuno ha mai commemorato questi morti, nessuno ha mai reso omaggio a questi italiani figli d'un dio minore.
Neppure il centrodestra, che dovrebbe essere meno affetto dalla lebbra dell'antifascismo di professione e potrebbe, quindi, ricordare questi avvenimenti senza scopi di rivalsa ma con puro spirito di servizio alla veritá.
Ma sono dei vigliacchetti, perennemente sotto scacco, timorosi di perdere la loro rendita politica; non vogliono strepiti, contestazioni da "sinistra", accuse di "revisionismo" adesso che campano con la pancia bella piena.
Assomigliano ai capponi, che ingrassano perché gli hanno tolto gli attributi.

venerdì 23 aprile 2010

IL NARCOTRAFFICO HA SALVATO IL SISTEMA BANCARIO ?

(da Rivarol n.2937 del 29.1.2010 - di Xavier Eman
traduzione e diffusione autorizzate)

Una domanda che apparirebbe strampalata e delirante se le informazioni che sostengono questa tesi non arrivassero dall'ultra istituzionale ed assai competente ONUDC ( "Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga ed il crimine" ).
E' il direttore dell'organismo citato, Antonio Maria Costa, ad affermare che decine di miliardi di dollari provenienti dal traffico della droga hanno permesso al sistema finanziario mondiale di mantenersi a galla nel periodo piú duro della crisi finanziaria del 2008.
Non solo. Costa non ha esitato a dichiarare che é in totale cognizione di causa che le banche hanno "ripulito" il danaro sporco che era in quel momento "la sola fonte di liquiditá disponibile", che permetteva loro d'evitare la bancarotta. Secondo lui la maggior parte dei profitti della droga, stimati in circa 352 miliardi di dollari, sono stati assorbiti dal sistema economico.
Da parte sua l'Associazione dei Banchieri Britannici si limita a commentare di "non disporre d'alcun elemento che permetta di corroborare questa tesi" e spiega che la "grave mancanza di liquidità" é stata largamente compensata dall'intervento delle banche centrali.
Ció nonostante Costa afferma d'aver ottenuto delle prove delle sue accuse, provenienti da differenti agenzie d'informazione, da diversi procuratori, impiegati di banche e da ufficiali britannici, svizzeri, italiani ed americani.
Queste transazioni criminali sarebbero state realizzate nel momento in cui il sistema finanziario era quasi paralizzato dall'estrema difficoltá delle banche alla concessione reciproca di prestiti. Da parte loro le organizzazioni criminali, che tradizionalmente conservano i propri introiti in contanti e piazzati in territori offshore, disponevano di notevoli liquiditá.
"I prestiti interbancari sono stati allora finanziati dal danaro del traffico di droga e d'altre attivitá illegali...Vi sono segni che indicano come certe banche siano state salvate in questo modo" conclude Costa, rifiutandosi peró d'indicare le nazioni o gli istituti di credito implicati, spiegando ch'egli non possiede alcun potere sanzionatorio.
Tali incredibili dichiarazioni, che mettono in evidenza l'influenza del crimine organizzato sul sistema economico liberale, sono stranamente passate inosservate nei media occidentali, coll'eccezione di alcuni giornali inglesi, come The Guardian o The Observer.
Per il resto, silenzio radio. E' proprio vero che questo scandalo fa apparire la pia volontá di "moralizzare il capitalismo" un progetto tanto illusorio quanto tartufesco.

sabato 17 aprile 2010

L'ULTIMO DEI GENTILUOMINI

Se n'é andato l'ultimo dei gentiluomini.
Raimondo Vianello ha impersonato un'Italia che non c'é piú, un'Italia scomparsa, annegata in un fiume di volgaritá, di poppe, di chiappe, di oscenitá, dove la fanno da padroni dell'intrattenimento le Litizzetto, le Jene, i Bonolis, i Chiambretti e le nauseanti finte risate "u.s.a. style" degno sottofondo alle battute patetiche pronunciate dai due velinari di turno del tg satirico di Canale 5.
Che abisso tra la sua eleganza, il suo senso della misura, la sua capacitá di far sorridere solo utilizzando il tono delle parole o un'espressione appena abbozzata e coloro - stragrande maggioranza - che debbono ricorrere al riferimento sessuale o al turpiloquio per strappare il compiacimento cialtrone e le sghignazzate d'una mandria (semi)umana che quello cerca perché con quello, negli ultimi decenni, é stata ingrassata.
E tra i padrini-padroni somministratori della pastura televisiva ci sta, in prima fila, Berlusconi.
Il quale, con un orecchione rivolto all'esigenze del business e l'altro pronto ad auscultare il ventre della plebe per intercettare - e di poi soddisfare - i piú intimi contorcimenti delle sue viscere, ha creato un sistema in grado di controllare la pubblica e maggioritaria opinione.
Un sistema totalizzante che rifila ai teleutenti quella sorta di microcosmo berlusconiano che comprende tutto e il contrario di tutto; e non solo i differenti "tipi" di programmi (talk show, intrattenimento, canzonette, quiz, questi ci sono sempre stati) ma i suoi protagonisti, rappresentativi di tutte le categorie e di tutti i gusti che popolano la fauna politico-sociale di questo sventurato paese.
Perché l'uomo di Arcore, da bravo massone, non vuole lasciarsi sfuggire nulla e gl'interessa tutto ció che si muove, da destra a sinistra, nella brodaglia della pseudopolitica e della pseudo cultura.
Coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Ho assistito poco tempo fa, trasmessa da Canale 5, ad un'intervista della deputata Pd Concia la quale, in diretta tv, annunciava, timida come una scolaretta, le sue prossime nozze colla fidanzata tedesca Riccarda.
Vedeste le moine, i salamelecchi, i sorrisini d'approvazione, gli stucchevoli duetti tra la deputata e l'intervistatrice, una morona agée; tutto un chiocciare di "diritti", "uguaglianza", "tolleranza" e minchiate simili, regolarmente applaudite da un pubblico entusiasta.
Coll'intervistatrice che, addirittura, si complimentava colla Concia per il suo "coraggio", perché aveva fatto "outing" !
E quante volte il Cecchi Paone, pederasta di fiducia di Mediaset, va in onda col suo sorrisino mellifluo e le sue sparate antifasciste fronteggiato magari da un intollerante beghino , messo lì a bella posta per l' "odiens", con cui regolarmente cerca di venire alle mani senza riuscirci.
E volete anche i fascisti ? Ma c'é la Mussolini pronta col suo décolleté e il suo cognome a rappresentare l'ala destra del grande barnum berlusconiano.
Volete l'ala sinistra ? Ma allora ci sono le jene sempre in prima linea a denunciare, tra un rumoreggiare d'orribili suoni intermittenti, i mille razzismi nascosti che nel nostro paese attentano ai diritti fondamentali degl' immigrati; e pure Chiambretti, dichiaratemente comunista, le cui trasmissioni ospitano regolarmente relitti umani e mignotte. Verso le quali ultime non nutro pregiudizio alcuno ma che, nei tempi che furono, trovavano giusta collocazione in luoghi piú acconci all'espletamento della loro personalitá.
E come dimenticare i prototipi berlusconiani della gioventù, rappresentati da ballerini e cantanti o da coatti e coatte che s'insultano mentre il marito di Maurizio Costanzo ride compiaciuto.
Fogna 5 sarebbe il nome piú adatto, non Canale 5.
Ed é roba del presidente del Consiglio, del capo del governo, é roba sua, di Berlusconi !
Quello che alcuni deficienti sesquipedali destroitalioti paragonano a Mussolini e che proprio per questa ragione votano !
Ma in mezzo a questo laidume Raimondo Vianello rappresentava un'eccezione, una piccola oasi di misurata ironia nel deserto del nulla urlato e sghignazzato e ricordando lui ricordiamo che esisteva un'Italia diversa; con meno telefonini ma con piú rispetto, con meno veline ma con piú donne, con meno velinari e piú giornalisti, con meno soldi ma con piú educazione; un'Italia piú poveraccia magari, ma molto, molto meno disperata di adesso.

mercoledì 14 aprile 2010

DEFICIENTI

La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza emessa dal Tribunale del riesame di Bologna che aveva applicato nei confronti del padre di due bambini la misura cautelare dell' allontanamento dalla propria residenza. La decisione del tribunale bolognese, poi annullata dalla Suprema Corte, era motivata dal fatto che in alcune occasioni il padre aveva sgridato i propri figli, iperattivi, chiamandoli "deficienti". La denuncia era partita da alcune vicine di casa che avevano udito le sfuriate del padre. Nell'ordinanza s'era dunque stabilito che l'uomo doveva allontanarsi dalla casa familiare e neppure piú avvicinarsi alla scuola elementare frequentata dai due figli. L'annullamento della decisione del tribunale da parte della Corte di Cassazione é stato invece motivato sul presupposto che il provvedimento adottato non aveva tenuto conto "delle ripercussioni che ne derivano sull'assetto organizzativo della stessa famiglia". La vicenda ha del grottesco. Un padre ha sgridato, magari in maniera brusca e con atteggiamento sicuramente criticabile i propri figli. I suoi toni alti vengono captati dalle vicine comari che origliano come delle serve, appoggiate ai muri. La cosa, grazie a una di queste zelanti delatrici, giunge a conoscenza della Procura della Repubblica che dopo aver aperto un fascicolo formulando un'ipotesi di reato (verosimilmente quello di maltrattamenti) richiede la misura dell' "allontanamento dalla residenza familiare"; un giudice l'accoglie e il tribunale del riesame lo conferma. Un padre é stato sbattuto fuori di casa propria, ve ne rendete conto ? E non perché percuoteva la moglie, prendeva a cinghiate i figli o magari si presentava regolarmente sbronzo o portando in casa delle mignotte. Nossignori ! E' stato allontanato dalla propria dimora perché ha chiamato i propri figli "deficienti", termine che pur non essendo propriamente un complimento, secondo il Devoto Oli altro non significa che "notevolmente scarso sul piano della disponibilitá o dell'apprendimento". E neppure poteva avvicinarsi ai figli all'uscita da scuola perché gli era stato proibito anche quello. Questa misura cautelare, l' "allontanamento dalla residenza familiare" , che puó trovare applicazione nei casi dei c.d. "reati familiari", non é una folle trovata legislativa d'una coalizione d'impronta dottrinale zapaterista; é un parto del governo Berlusconi, é un provvedimento di legge votato dalla maggioranza parlamentare di centro-destra, Lega inclusa; é, aggiungo, la stimmate che convince dell'imbecillitá d'un governo che, infatti, vede tra i propri ministri persone come Alfano (colui che dichiaró che Berlusconi non curava piú i propri interessi personali perché non l'aveva mai sentito discutere di ció al telefono) e la Carfagna (che, oltre ad occupare quel posto per motivi - lo sanno anche i gatti - tutt'altro che politici, non perde mai occasione per pronunciare solenni minchiate). E' pure il frutto d'un femminismo di ritorno, quello delle Carfagna, delle Prestigiacomo, delle Mussolini - degne odalische dell'arem centrodestrorso - che vorrebbe rappresentare la faccia moderna d'una "destra" aperta al dialogo e all'uguaglianza ma che peró produce soltanto disastri. Perché per fare i ministri e ideare leggi e regolamenti non serve a nulla aver un bell'aspetto, un bel deretano, due belle poppe ma occorre competenza e prudenza, doti che s'acquisiscono collo studio, colla gavetta e col tempo, non certo sdraiandosi sui materassi presidenziali. "Mulieres in ecclesiis taceant " scriveva San Paolo rivolgendosi ai Corinzi. Le donne non mettano becco negli affari pubblici. Mentre il comico che risiede oggi a Palazzo Chigi s'é circondato di qualche nano ma soprattutto di molte ballerine. Ma le colpe non sono soltanto del governo Berlusconi e della sua claque, dei valvassini che ha fatto entrare in parlamento e dei suoi lacché e delle sue amanti sistemati nei ministeri. La magistratura é capace di non minori danni e l'ordinanza poi annullata dalla Corte di Cassazione sembra uscita dal peggior incubo kafkiano. E qui ci sarebbe da dire molto sui criteri d'accesso alla carriera di magistrato, oggi regolati dalla sola idoneitá stabilita da un concorso pubblico, sicuramente difficile da vincere, ma che é assolutamente insufficiente a dimostrare una capacitá di giudizio. Basta conoscere le leggi per giudicare bene? E che dire delle doti di temperanza, di logica, di correttezza, di prudenza ? Queste, ben piú importanti e decisive della mera conoscenza dei codici, chi le controlla ? Chi le controlla per impedire che la procedura adottata da un giudice, pur preparatissimo sul piano dottrinale e giuridico, non diventi un tritacarne per il primo sventurato ? Piú magistrati hanno cooperato all'ideazione di quella vergognosa decisione: un pubblico ministero che l'ha richiesta, un giudice che l'ha concessa ed almeno due dei tre componenti del collegio del riesame che l'hanno confermata. C'é da rabbrividire. Del resto quello giurisdizionale é un potere che sta dimostrandosi all'altezza degli altri due, esecutivo e legislativo. All'altezza del senso civico, d'equilibrio, d'imparzialitá, di sobrietá che caratterizzano tutte le nostre classi dirigenti. Han ragione quelli che denunciano l'esistenza d'un conflitto tra giudici e classe governativa. Sì, stanno lottando l'uno contro l'altro per ottenere la palma di chi é piú irresponsabile. Proprio per non dire quella parola che quel padre rivolgeva ai propri figli e che tutti gli italiani dovrebbero, in un coro spernacchiante, sbattere sul grugno di coloro da cui sono, a tutti i livelli, amministrati.

lunedì 12 aprile 2010

LA PAZIENZA DEGLI ALTRI

"Si rischia di perdere la pazienza" queste le parole pronunciate da Riccardo Pacifici, presidente della comunitá ebraica romana di fronte alle pretese affermazioni - e all'altrettanto pretesa smentita, poiché diramata con un comunicato della CEI - provenienti dal Vescovo emerito di Grosseto monsignor Giacomo Babini ed apparse in un'intervista comparsa sul sito "Pontifex" .
Che cosa sta facendo perdere la pazienza al signor Pacifici ?
La convinzione, espressa dal Vescovo, che ad orchestare lo scandalo della pedofilia contro la chiesa siano " i nemici di sempre del cattolicesimo, ossia massoni ed ebrei...ritengo che sia maggiormente un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza. In fondo storicamente parlando i giudei sono deicidi...le Scritture lo dicono bello chiaro... la loro colpa fu tanto grave che Cristo premonizzò quello che sarenne accaduto loro con il 'non piangete su di me ma sui vostri figli' ...la veritá é che il furore criminale nazista si scatenó per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono l'economia tedesca. Una tanto veemente reazione si deve anche a questo, la Germania era stanca delle angherie di chi praticava interesse ad usura".
Non intendo esprimere alcun commento alle opinioni espresse da monsignor Babini.
Vero é che la Chiesa Cattolica é sotto attacco; questo fuoco di sbarramento contro la sua autoritá e contro la stessa persona di Benedetto XVI non nasce per caso ma é sicuramente opera d'una strategia che si manifesta nel momento in cui la Chiesa pare (sottolineo pare) intenzionata a recuperare qualche metro dei chilometri di terreno perduto negli anni precedenti quando il pentimento, le scuse e l'autoflagellazione per gli "errori" del passato sembravano costituire il succo del suo messaggio pastorale.
Ma piú che le affermazioni del vescovo trovo interessante la risposta del presidente della comunitá romana.
Le cui parole mi fanno tornare alla mente non remoti scenari, quando in Francia gruppi appartenenti alla confessione religiosa dello stesso tipo di quella rappresentata nella capitale dal signor Pacifici "perdevano la pazienza".
L'elenco di queste "esondazioni" dagli argini della calma sarebbe lungo da scrivere e ci limiteremo perció a ricordarne le piú significative, tra le centinaia registrate dalla cronaca e dai rapporti di polizia.
- 2 novembre 1976 e 18 marzo 1978: attentati esplosivi rivendicati dal "Groupe du souvenir juif", il primo all'abitazione di Jean Marie Le Pen che causa la distruzione del palazzo e sei feriti, tra cui un bambino; il secondo provoca la morte di François Duprat, vice presidente del Front National ed il ferimento grave della moglie.
- 9 dicembre 1979: attacco della O.J.D. (organizzazione ebraica di difesa) all'interno dei locali dove si svolgeva un convegno del G.R.E.C.E. - Gruppo di ricerca e di studi per la cultura europea; un centinaio di individui, armati di mazze distruggono gli stand e tentano di penetrare nella sala dove si svolgeva la conferenza; una cinquantina di persone, tra cui donne e bambini, rimangono ferite; gli assalitori arrestati dalla polizia saranno rilasciati la sera stessa su intervento del deputato centrista Jean Pierre Bloch, ebreo.
- 19 settembre 1980: un commando dell'O.J.D. assalta il palazzo di Giustizia dove si sta svolgendo un processo a Marc Fredriksen responsabile della F.A.N.E - Federazione di azione nazionale ed europea. Sei nazionalisti presenti al processo rimangono feriti, di cui due in maniera grave; esattamente un anno dopo, il 18 settembre 1981, un commando di 250 membri dell'O.J.D. e della L.I.C.R.A. interrompe un processo penale intentato da Pierre Sidos, presidente dell'associazione Opera Française al deputato Jean Pierre Bloch, aggredendo alcuni militanti nazionalisti.
- 3 ottobre 1980: la sera stessa dell'attentato alla sinagoga di Rue Copernic (quattro morti e 27 feriti) si scatena la caccia all'uomo che causa il ferimento di due militanti nazionalisti; nei giorni successivi si moltiplicano le aggressioni, nei licei e nelle strade contro militanti d'estrema destra tra cui si contano cinque feriti.
- 7 ottobre 1980: nel corso d'una imponente manifestazione di protesta contro la strage di Rue Copernic, due turisti stranieri vengono aggrediti e feriti; lo stesso giorno un uomo di 84 anni, residente a Neuilly, é sfigurato dal vetriolo che alcuni ignoti gli gettano in faccia; quell'anziano - Charles Bousquet - é peró vittima d'una omonimia poiché porta lo stesso cognome del direttore del giornale "Militant", Pierre Bousquet.
- 12 ottobre 1980: Marc Fredriksen e altri due suoi accompagnatori sono aggrediti da un commando composto da giovani ebrei; il presidente del F.A.N.E. riporta diverse fratture.
- Fine 1980. la O.J.D. organizza una conferenza stampa all'albergo Lutetia di Parigi; i militanti del gruppo proibiscono l'uso delle telecamere e mantengono l'anonimato; dichiarano che non esiteranno a procedere a spedizioni punitive ove se ne presenterá il bisogno (cosa che faranno in maniera sistematica).
- 29 gennaio 1981: Miguel Caignet, studente alla Sorbona, giá esponente della F.A.N.E. (che era stata disciolta dal governo) é aggredito da quattro uomini che lo pestano a sangue e gli gettano sul volto il contenuto d'una lattina di acido solforico che lo sfigura a vita e lo rende cieco. Una perquisizione subito effettuata a casa del proprietario dell'auto su cui i quattro s'erano dati alla fuga permette il rinvenimento di volantini e documenti dell'O.J.D. e del F.E.J - Fronte degli studenti ebrei - e una lista di persone da colpire. Le indagini della polizia permetteranno di accertare che il titolare dell'appartamento, Yves Aziza, aveva partecipato anche al vetriolaggio del pensionato Charles Bousquet.
Aziza viene peró liberato e, soltanto dopo che l'indagine é tolta al Commissariato che l'aveva iniziata efficacemente per essere affidata alla Squadra Omicidi e dopo la sua partenza per Israele, sará spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura; Aziza sará poi condannato all'ergastolo in contumacia.
- 16 settembre 1989: il professor Robert Faurisson, storico revisionista, é violentemente aggredito nei pressi della sua dimora, a Vichy. Riporterá la frattura della mascella e la spaccatura di alcuni denti. L'aggressione, che sará rivendicata dal gruppo "Figli della memoria ebraica", é così commentata da Serge Klarsfeld, il "cacciatore di nazisti" ed esponente di spicco della comunitá ebraica: "Chi ha provocato per anni la comunitá ebraica deve aspettarsi questo tipo di cose...Non si puó insultare la memoria dei morti senza sopportarne le conseguenze".
E mi fermo qui perché continuando ad elencare farei mattina.
* * *
Lungi da me attribuire al presidente della comunità ebraica romana intenzioni anche solo lontanamente assimilabili a quelle messe in pratica dai suoi correligionari in quel di Francia.
Ma é un fatto che la sostanziale indifferenza che ha caratterizzato le azioni delittuose commesse dalla militanza ebraica in Europa e i crimini di guerra commessi da Israele in Palestina e, assieme con esse, l'assoluta sudditanza psicologica che i governi patiscono nei riguardi delle comunitá ebraiche hanno fornito agli esponenti di queste ultime un diritto quasi assoluto, di lanciare velate minacce sino a quello di pretendere veri e propri anatemi contro i loro supposti nemici.
E le parole da ultimo citate di Serge Klarsfeld, la dicono lunga sulla loro sostanziale impunitá, giuridica e politica e sulla consapevolezza ch'essi di tutto ció hanno.
Se così non fosse la marmaglia che, indisturbata, costrinse i magistrati del tribunale militare a chiudersi dentro la camera di Consiglio dopo il proscioglimento di Eric Priebke non avrebbe potuto - ancora una volta - impunemente imporre la propria volontá.
Ma oltre a rappresentare una prepotente ed usuale manifestazione d'arroganza (che fa rima con ignoranza) la dichiarazione del Pacifici rivela forse anche la presenza d'una certa febbriciattola nel mondo ebraico, quasi esso temesse una certa involuzione della propria capacitá di tenere sotto controllo certi meccanismi.
Hanno a che fare colla Chiesa, questa volta; non con qualche ingenuo estremista, non con qualche sgangherata organizzazione nazionalista.
E loro lo sanno bene.
Sanno che soltanto quell'istituzione di millenaria vita ed esperienza potrebbe - sol che lo volesse - rispondere loro per le rime e raffreddare i loro mai sopiti rancori.
Sanno che Santa Romana Chiesa non ha bisogno di alzare tanto la voce perchè basta la sua pazienza (che fa rima con prudenza) a farle raggiungere l'obbiettivo.
Ed allora, sotto questa prospettiva, le dichiarazioni dell'anziano vescovo piú che l'estemporaneo sfogo di un vecchio matto che ha perso la pazienza - perché poi non la perdono solo Pacifici e i suoi - potrebbero anche essere una "voce dal sen fuggita", un piccolo avvertimento fatto sapientemente filtrare, subìto smentito con tante scuse ma capace di dimostrare - o forse ancor piú - teso a mostrare che anche all'interno della Chiesa la temperatura si sta lentamente alzando.

mercoledì 7 aprile 2010

HENDRIK VERWOERD, profeta dell'identita' boera

Dopo lo scioglimento delle repubbliche boere nei territori coloniali inglesi, poi divenuti nel 1910 Unione Sudafricana, le elezioni del 1948 decretarono la sconfitta degli unionisti fedeli alla Corona, battuti dai nazionalisti afrikaners. Tra questi ultimi, due correnti presero allora forma: quella dei vecchi "segregazionisti" che intendevano conservare il potere a profitto dei soli bianchi all'interno dell'insieme sudafricano mantenuto nelle sue frontiere coloniali britanniche e, l'altra, quella ideata e diretta da Hendrik Frensh Verwoerd che invocava uno sviluppo realmente separato, che implicava lo smembramento dello Stato nazione multirazziale lasciato in ereditá da Londra, al fine di consegnare ad ogni popolo il proprio territorio.
Entrambe raccomandavano l'apartheid ma questo termine non aveva lo stesso significato per l'una e per l'altra corrente. "Aparte ontwikkeling" ripreso sotto la forma di "Soewereinitet in eie Kring" (sovranitá in ciascuna sfera), questa era la parola d'ordine di Verwoerd.
Prima di lui s'era effettivamente posto il problema della convivenza interrazziale ma s'era rimasti su un piano di rapporto meramente paternalistico, influenzato dalla concezione calvinistica della predestinazione in forza del quale gli afrikaners si sentivano investiti d'un diritto-dovere di dirigere la popolazione negra con essi convivente.
L'idea "un popolo e una terra" era loro estranea.
Verwoerd aveva ben presto capito che il principio segregazionista allora applicato negli Stati Uniti non era esportabile in Africa dove il rapporto demografico era assai diverso, il nero non aveva mai subito la schiavitù e, soprattutto, non era uno sradicato.
Il segregazionismo egli dunque lo considerava una misura provvisoria in attesa della separazione etnica in comunitá nazionali differenti.
Al tempo stesso aborriva ogni idea di meticciato.
Etnodifferenzialista e non suprematista, Verwoerd considerava meritevoli di tutela tutte le culture negre e, per lui, la sopravvivenza dei bianchi in Sud Africa passava per la confederazione di stati sovrani, ognuno padrone del proprio destino. L'Africa dei popoli doveva prendere il posto dell'Africa degli stati-nazione, imposta dai colonizzatori (e, successivamente, dai decolonizzatori). E raccomandava che i bianchi nella propria terra fossero autosufficienti, svolgessero essi stessi i lavori che abitualmente venivano affidati ai negri che, coerentemente, egli mai infatti impiegó nelle sue proprietá.
"Che le culture africane siano trattate con lo stesso rispetto di tutte le altre nel mondo", questa era la preoccupazione di Verwoerd.
Ció che comportava, quale ineludibile corollario anche il principio dell'educazione separata "Qual é l'utilitá di sottomettere un ragazzo indigeno ad un corso scolare tradizionalmente europeo ? Se gli si insegna ad aspettarsi, nella sua vita d'adulto, una politica d'uguaglianza, si commette un grave errore".
Durante gli anni del suo mandato Verwoerd, che aveva iniziato col prendere le distanze da Londra, riuscì ad affrancare il suo popolo dalla miseria, costruendo strade, sviluppando l'agricoltura. "Il governo attuale intende dare agli altri ciò che reclama per sé stesso. Crede alla supremazia dell'europeo nella propria sfera ma crede ugualmente alla supremazia del bantu nella sua".
Una recente biografia d'un giovane professore universitario francese e giá professore al liceo francese di Johannesburg, Pierre-Olivier Sabalot ("Verwoerd, le prophète assassiné", Ed. du Chamas, non ancora pubblicata in lingua italiana), ha ricostruito con obbiettivitá e senza nascondere gli errori del sistema il percorso politico del leader boero.
Personaggio fuori dal comune, d'una cultura enciclopedica, redattore capo del quotidiano in lingua afrikaans Die Transvaaler - ch'egli portò su una linea antimperialista, antibritannica e filotedesca - Verwoerd si lanciò in politica promuovendo l'idea nazionalista boera ed immediatamente preoccupandosi delle condizioni del piccolo popolo bianco colpito dalla guerra scatenata alla fine del precedente secolo dall'impero britannico e poi dalle successive crisi economiche che avevano finito per stroncarlo.
Qui nacque la sua avversione contro il colonialismo inglese (di cui i boeri furono vittime) a cui s'accompagnó una pari avversione nei confronti delle comunitá ebraiche.
Già in uno dei suoi primi editoriali sul "Die Transvaaler" Verwoerd annotó la necessitá d'un "divieto dell'immigrazione ebrea e dell'espulsione di tutti gli ebrei che rifiutavano l'assimiliazione culturale e politica", opinione condivisa dai suoi e che trovava ragione in ció che si era verificato, e si stava verificando, in quelle terre.
La massiccia immigrazione ebrea, soprattutto baltica, a cavallo fra l'800 ed il '900 dovuta alla corsa all'oro e ai diamanti fu mal percepita dalle popolazioni rurali afrikaners. I nuovi venuti s'installavano nelle cittá organizzando la vendita illecita d'alcool e la prostituzione mentre quelli che s'insediavano all'interno divenivano commercianti vivendo alle spalle della popolazione contadina boera.
Anche allora si osservó l'enorme sproporzione tra la loro percentuale demografica e l'altissima presenza nei posti di comando nell'industria e nelle miniere di cui essi ben presto s'impadronirono; tra essi va ricordata la famiglia Oppenheimer, agente dei Rotschilds di Londra.
La stessa sproporzione la si avverte con riguardo alla presenza di ebrei nei gruppi terroristici e non che fiancheggiarono l'azione comunista nella lotta anti-apartheid.
Dall'accesso al potere dei nazionalisti nel 1948 e poi dalla successiva messa al bando, nel 1950, delle organizzazioni comuniste, si scatenó una vera e propria guerra internazionale contro il governo di Pretoria, dove il ruolo degli ebrei fu preponderante.
Sarebbe estremamente noioso elencarne i nominativi, maggioritari tra i bianchi imputati nei processi e condannati nelle sentenze emesse per atti terroristici o per appartenenza al partito comunista.
E' qui sufficiente ricordare che il piú importante e fidato ministro di Mandela fu Joe Slovo, ebreo stalinista, giá colonnello del KGB, animatore dell'ala terroristica dell'ANC (responsabile del massacro di Church Street a Pretoria il 20 maggio 1983) e principale negoziatore con De Klerk degli accordi che portarono alla sottomissione degli afrikaners; del pari, tutti ebrei furono i ministri bianchi del partito comunista "bianco" (o giù di lì) PCSA nelle coalizioni governative con l'ANC.
* * *
All'assassinio di Verwoerd, pugnalato in piena assise parlamentare nel 1966 da un mezzosangue d'origine greco-mozambicana, apparentemente psicopatico, seguì il ritorno al potere dell'ala conservatrice afrikaner ed il progetto di rispettosa ed equa etnoseparazione dei popoli morì insieme con lui.
E' forse un caso che i successivi presidenti, Vorster, Botha - esponenti dell'ala segregazionista, a cui seguí De Klerk, il quale rimise il proprio mandato nelle mani dell'ANC - incominciarono proprio in quegli anni a imbastire strette relazioni politiche col governo israeliano ?
Che dopo la parentesi Verwoerd, s'intrecció una stretta relazione tra il Sud Africa ed Israele che culminò colla visita di Vorster (giá filo tedesco durante il secondo conflitto mondiale ma accolto entusiasticamente a Tel Aviv) il quale si recó nel 1976 addirittura allo Yad Vashem e continuò con Botha, complice dello stato sionista in esperimenti atomici ?
E si deve forse dimenticare che Vorster e Botha erano in stretto contatto con Oppenheimer, che pure finanziava ambienti apparentemente a loro ostili (vecchi trucchi...) ?
In questo Sud Africa liberato al caos, alla corruzione e alla violenza i Boeri - che Verwoerd, nemico dei poteri forti del capitalismo sudafricano, aveva affrancati dalla miseria - rischiano di vedere la propria identitá soffocata in un magma multiculturale e multietnico.
È per questo che il vostro umilissimo sta idealmente al loro fianco.
E rende omaggio con emozione al loro sacrificio e alla loro lotta senza quartiere di ieri, per l'indipendenza dall'arroganza britannica e di oggi, per la propria libertá contro il tentativo di sterminio sociale ed etnico.
E non puó non ricordare i 118.000 boeri (il 18 per cento della popolazione) che negli anni della guerra di resistenza furono internati nei campi di concentramento inglesi, dove in 28.000 (in maggioranza donne e bambini) morirono.
Nazione Boera, ieri oggi e domani, con te.

martedì 6 aprile 2010

EUGENE TERREBLANCHE, cavaliere del sogno boero.

L'assassinio di Eugene Terreblanche, storico fondatore e leader dell'AWB (movimento di resistenza afrikaner), rimette al centro dell'interesse, se pur per qualche giorno, la questione sudafricana.
La maggioranza dei quotidiani, naturalmente, evidenzia l' ideologia razzista, se non filonazista, di Terreblanche e del suo movimento, in questo modo mascherando coll'implicita esecrazione e la conseguente rimozione mediatica il dramma che dalla presa di potere dell'ANC - African National Congress, il partito filocomunista di Nelson Mandela - i bianchi stanno vivendo in quelle terre.
E' dal 1994, quando De Klerk rimise il proprio mandato nelle mani del partito ANC che é iniziata un'escalation di terrore e di vendetta contro la popolazione d'origine europea.
Un velo di silenzio, smagliato soltanto da qualche notizia riportata dalla stampa non conformista, é peró calato sulla sorte degli africani bianchi.
Scriveva Terreblanche "L'uomo bianco prenda coscienza che nell'Africa del Sud la sua salvezza risiede nell'autogoverno nei territori che furono acquistati dai suoi antenati. E' giunto il tempo ora di realizzarlo per una nazione che si vuole separare da uno Stato unitario saturo di crimini, di morti, di assassini, di stupri, di mezogne e di corruzione".
Meglio non si puó sintetizzare l'odierna situazione sudafricana.
La riforma agraria ha gettato nella miseria 400.000 afrikaners, giá élite professionale del paese, che ora vivono in condizioni di miseria nelle campagne, vittime d'un razzismo di Stato, rivendicato dal potere esercitato dalla maggioranza negra oggi al governo.
Ma non solo loro. L'attuale ministro della riforma agraria, Gugile N'Kwinti ha pubblicato un report allarmante secondo cui il 90% dei 60.000 chilometri quadrati delle terre espropriate o (forzosamente) riscattate a prezzo vile ai bianchi e date ai negri (programma non ancora concluso esso prevedendo l'ulteriore espropriazione del 34% delle terre ancora di proprietá afrikaner entro il 2014), non producono piú nulla. Ció che significa la catastrofe per l'economia sudafricana, un tempo granaio del mercato alimentare australe.
Medesima sorte tocca agli agrumeti del nord del paese, dove s'arrugginiscono al sole le infrastrutture che permettevano un tempo la produzione delle arance "Outspan".
Questa graduale rapina collettiva s'accompagna ad inaudite violenze che gl'ipocriti cantori dei "diritti dell'uomo" ben si guardano dal denunziare.
Sono piú di tremila gli agricoltori bianchi assassinati dal 1996, soltanto perché bianchi e proprietari, e altre migliaia gli afrikaners uccisi nelle cittá da una violenza che non cessa di diminuire e che l'attuale autoritá governativa non é in grado di controllare, anche per l'epurazione della presenza bianca dalle forze di polizia.
L'appello di Eugene Terreblanche alla costituzione d'una enclave nazionale boera nell'oceano nero del Sud Africa ha comunque precise legittimazioni storiche e si fonda sull'esistenza delle repubbliche d'Orange, del Transvaal e del Nord Natal del diciannovesimo secolo, poi disciolte dall'imperialismo inglese nel Sudafrica coloniale dopo una guerra condotta a cavallo tra la fine dell'800 e l'inizio del '900.
E qui sta un punto essenziale per comprendere le ragioni boere non sempre coincidenti con quelle dell'intera popolazione bianca, anzi spesso con queste confliggenti.
La frattura prende proprio riferimento e ragione dalla guerra anglo-boera che ha trascinato i propri effetti anche nel secolo successivo quando i piú fieri avversari della politica del governo erano i residenti anglofoni ed ebrei che finanziariamente, culturalmente e politicamente sostenevano l'opposizione comunista dell'ANC.
Anche adesso, significativamente, un forte dissidio si sta manifestando tra la parte boera e quella inglese della popolazione bianca, la prima rappresentata maggioritariamente dal gruppo conservatore PRAAG (Pro-Afrikaans Action Group guidato da Dan Roodt) che ha denunciato non solo le violenze e la corruzione dell'ANC e la sua iniqua e disastrosa politica agraria ma anche l'influenza inglese sullo stessa ANC, e la seconda rappresentata dalla DA - Democratic Alliance - l'unico partito d'opposizione all'ANC nel parlamento, votato da inglesi, afrikaners di sinistra, meticci e musulmani malesi.
Democratic Alliance é l'erede politico del PRR, Progressive Reforme Party, giá strumento di lotta contro l'apartheid, che era interamente finanziato dal gruppo Oppenheimer, ossia i Rotschilds di Londra.
Ora la DA é guidata da Helen Zille, sindaco di Capetown (di discendenza ebrea tedesca) e un tempo fiancheggiatrice dello stesso ANC, da diversi anni rappresentante, factotum ed animatrice della sezione sudafricana della Open Society Foundation di Georg Soros.
E qui si dovrebbe aprire un altro capitolo riguardante la lotta della comunitá ebraica sudafricana contro le ragioni dei boeri e la figura di Hendrik Verwoerd, indiscusso leader della stessa comunitá nel secondo dopoguerra ed assassinato nel 1966.
Ne parleremo nel prossimo blog.

sabato 3 aprile 2010

AUGURI PASQUALI

Durante l'omelia nella Basilica di San Pietro, in occasione della Messa celebrata dopo la solenne Via Crucis, il frate cappuccino Raniero Cantalamessa, predicatore della casa Pontificia, ha commentato con parole dure i recenti attacchi mossi contro il papa Benedetto XVI e la Chiesa cattolica a seguito degli scandali suscitati dai sacerdoti e dalle presunte coperture che sarebbero state loro assicurate dai vertici vaticani. "L'uso dello stereotipo, il passaggio dalla responsabilitá e colpa personale a quella collettiva mi ricordano gli aspetti piú vergognosi dell'antisemitismo". Così ha detto il frate il quale, ne siamo certi, non s'immaginava minimamente le reazioni che le sue parole avrebbero suscitato. Nella sua omelia egli aveva ricordato la ricorrenza, nella medesima settimana, della pasqua cristiana e di quella ebraica, aveva espresso un pensiero ai "fratelli ebrei" i quali sanno "cosa significa essere vittime della violenza collettiva e per questo sono pronti a riconoscerne i sintomi ricorrenti". E proprio da un "amico ebreo" egli aveva ricevuto una lettera dalla quale, "col suo permesso" aveva tratto quella frase. Ma l'ottimismo del frate predicatore é stato di breve durata: i "fratelli ebrei" non paiono essere "pronti" a riconoscere alcunché e basta leggere le loro reazioni per capirlo. Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni giudicando "di cattivo gusto" quel parallelo, rammenta che le parole del frate giungono in una "data problematica nel rapporto tra ebrei e cristiani", ossia quel Venerdì Santo in cui, nel rito antico "si prega in latino perché Dio illumini i nostri cuori..." (Oremus et pro perfidis Iudaeis: ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Iesum Christum Dominum nostrum. Preghiamo pure per gli infedeli Giudei, affinché il Signore nostro Dio tolga il velo che copre i loro cuori, e riconoscano con noi Cristo nostro Signore). Piú veemente la reazione del segretario generale del consiglio degli ebrei tedeschi, Stephan Kramer che ha definito il paragone "ripugnante, osceno e offensivo nei confronti di tutte le vittime degli abusi così come nei confronti di tutte le vittime della Shoah (ndr.ti pareva!)" . "Affermazioni ingiuriose" gli fa eco il Centro Wiesenthal che per questa "offesa" pretende, nientepopòdimeno, "le scuse del Papa". Scuse magari no, ma rettifiche ne sono arrivate, e proprio dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi il quale s'é affrettato a precisare che non vi é stato nessun "paragone d'iniziativa vaticana tra l'antisemitismo e l'attuale situazione relativa alla pedofilia". Precisazione inutile poiché le parole di fra' Cantalamessa intendevano semplicemente denunciare l'esistenza d'una vera e propria campagna denigratoria contro la Chiesa cattolica, e l'uso di tecniche diffamatorie simili a quelle in passato utilizzate contro le comunitá ebraiche. Le quali, ora, reclamano quotidiani gargarismi anti-antisemiti dai non-ebrei e pretendono verso tutti il rigoroso rispetto dei supremi Comandamenti "non avrai altro Dio all'infuori di me" e "non nominare il nome di Dio invano", nella rinnovata versione post-bellica che al posto della parola Dio vede inserita la parola "Shoah", mito intoccabile della neoreligione mondiale che ha ovunque imposto questo dogma; soprattutto in Europa dove non si è piú perseguitati se si bestemmia il nome del Dio cristiano ma si rifilano anni di galera a chi osa oltraggiare il "neo-dio" della veritá olocaustica. Ed anche la Chiesa cattolica pare pronta a riconoscere questo neo-dogma: ''Chi nega il fatto della Shoah non sa nulla ne' del mistero di Dio, ne' della Croce di Cristo. Tanto piu' e' grave, quindi, se la negazione viene dalla bocca di un sacerdote o di un vescovo, cioe' di un ministro cristiano, sia unito o no con la Chiesa cattolica''. Parole pronunciate proprio dallo stesso portavoce vaticano, padre Lombardi, in risposta alle affermazioni del lefebvriano Don Floriano Abrahamovicz il quale aveva espresso dubbi sulle versioni ufficiali della tragedia ebraica. Ma questo rigore imposto ai propri fedeli nei riguardi d'un mero fatto storico, che solo il conformismo imperante ha eretto a veritá assoluta insuscettibile di qualunque contestazione, non é che uno dei tanti esempi dei cedimenti che la Chiesa Cattolica sta manifestando da cinquant'anni a questa parte, a partire dai documenti conciliari, passando per le riunioni ecumeniche - ma sarebbe piú giusto chiamarle sincretiche- di Assisi fino ad arrivare alle critiche che i vescovi svizzeri hanno mosso all'esito del recente referendum popolare sulla presenza dei minareti nel territorio elvetico. E mentre oltretevere si fanno sottili e bizzarri distinguo sulle parole del frate predicatore per non turbare note suscettibilitá, nella cattolica Spagna il governo Zapatero, coerente nel suo lavoro laico social-progressista, dopo aver legalizzato matrimoni omosessuali e relative adozioni, si sta apprestando, in nome della libertá di fede e di eguaglianza giuridica fra le religioni, a eliminare i simboli religiosi da scuole, ospedali e tribunali e ad introdurre il diritto di scelta del giorno festivo per consentirne la santificazione secondo le regole del culto praticato. C'é forse da meravigliarsene ? Non sono forse le stesse autoritá vaticane ad invocare il dovere d'accoglienza, di solidarietá, d'uguaglianza di diritti, in nome d'un dogma, quello democratico, che una volta riconosciuto come bene assoluto ha finito per indebolire l'autoritá bimillenaria della Chiesa ? Ed i suoi cedimenti sono il riflesso dei cedimenti e delle codardie dell'Occidente bianco e cristiano, un tempo forte dei propri secolari diritti, delle proprie antiche tradizioni, delle leggi che l'avevano governata . Ma nonostante tutto questo, la Chiesa, anche in una situazione di debolezza e di scollamento, é rimasta essa sola a rappresentare un antico mondo in via d'estinzione ed ora ci appare come una enclave in un territorio, quello europeo, che sta sfuggendo alla sua, pur spesso tremebonda, guida spirituale, schiavo com'é delle utopie liberali e socialiste che stanno divorando le sue naturali energie. Auguriamoci allora che la Chiesa sappia ritrovare al piú presto quella saldezza che l'ha contraddistinta in tante occasioni perché é su una sua ritrovata autoritá che si giocheranno i destini di un'Europa che i materialismi e i razionalismi d'ogni colore stanno cancellando dai libri di storia. Auguriamoci che i richiami all'infamia dell'aborto, ai doveri dei politici cattolici, alla necessitá d'una economia fondata su principî etici non rimangano pagine scritte nel libro dei buoni propositi ma si traducano in veri e propri atti di governo spirituale, di cui l'Autoritá del Papa puó e deve servirsi. E che trovó nella scomunica inferta ai seguaci dell'idea marxista nel 1949 una concreta e non remota attuazione. Ed auguriamoci infine che gli, ahinoi ancora odierni e su tanti fronti, cedimenti della Chiesa siano gli ultimi velenosi spurghi di quell'infezione morale che la sta flagellando da mezzo secolo ma che - chi crede. come il Vostro umilissimo, ben lo sa - non sará mai in grado d'abbattere quell'antico Edificio.