sabato 25 settembre 2010

E' L'ITALIA, BELLEZZA.

Ho le mie idee su quanto è accaduto intorno all'appartamento del Principato di Monaco. Solo gli ingenui e i furbi possono pensare che un immobile situato in uno dei luoghi piú costosi del mondo, per quanto bisognoso di ristrutturazioni e riparazioni, meritI la stessa valutazione d'un qualsiasi alloggio d'una media cittá italiana.
Il valore di quei locali era, sicuramente, tre volte piú alto.
E fa sorridere ció che il signor Fini ha dichiarato nella sua comparsata audiovisiva diffusa oggi su internet : "Se risulterá che Giancarlo Tulliani é il proprietario dell'immobile io mi dimetteró da presidente della camera" .
Fa sorridere perché sicuramente il fratello della sua compagna non é formalmente "proprietario" dell'appartamento.
Chi conosce come funzionano le off-shore e le procedure di acquisizione ed imputazione dei beni a queste intestati sa che, normalmente, quando si vuole mascherare un acquisto si utilizza una societá, di diritto inglese, situata in qualche isoletta tropicale e ci si muove così: 1) il venditore cede il bene ad una societá off-shore, magari costituita ad hoc per l'operazione; 2) le azioni della societá (di capitali, a responsabilitá limitata,la classica limited - ltd - anglosassone), sempre "al portatore" (così da poter essere facilmente occultate o scambiate) cioè di appartenenza a chi materialmente le ha in cassaforte nel frattempo sono pervenute in proprietá di un "trustee", ossia una persona che esercita formalmente il diritto di proprietá e le prerogative a quello connesse su indicazione di chi il "trust" (ossia una forma giuridica sconosciuta al diritto romano ma tipica della tradizione giuridica anglosassone conosciuta come "equity") ha creato e che ovviamente é il vero dominus dell'operazione ed è anche colui che ha versato il capitale per l'acquisto dell'immobile; 3) l'istitutore/creatore del trust é legato al "trustee" da un rapporto contrattuale in forza del quale il primo ha il diritto di richiedere al secondo, che ha l'obbligo di eseguire, tutte l'indicazioni ch'egli ritiene utili per il godimento della proprietá (pur non giuridicamente sua), tra cui anche nominare il beneficiario o i beneficiari del bene (tra i quali ben puó comparire lo stesso istitutore) ossia chi potrá goderne il possesso ed incassare il ricavo nel caso di vendita o affitto.
Giancarlo Tulliani, guarda caso, abitava nell'appartamento. Ma non necessariamente in qualitá di proprietario delle azioni bensì in qualitá di "beneficiario" del trust possessore/proprietario delle azioni della societá off-shore che ha acquistato l'immobile. Se un domani egli intenderá vendere l'appartamento, potrá fornire indicazioni in tal senso al "trustee" che eseguirá, in suo nome s'intende, l'operazione versando il ricavato al beneficiario o acquistando, sempre colle stesse modalitá, altri beni, in ogni caso eseguendo le disposizioni dell'istitutore del trust.
Ma giuridicamente parlando il proprietario é il "trustee" e non chi gode effettivamente del bene.
Questa alienazione tra proprietá giuruidica e godimento pieno del bene é il frutto di un sistema legale che nasce dalle menti d'un paese di filibustieri come l'Inghilterra; pirati marittimi un tempo, pirati finanziari oggi.
Dunque, quando il signor Fini mette la propria testa sotto la spada di Damocle, sa perfettamente che il filo che la regge non é il crine d'un cavallo ma un vero e proprio canapo, di quelli usati per l'ormeggio dei transatlantici.
L'ingombrante "cognato" non é, giuridicamente parlando, il proprietario.
Ma c'é altro che preme dire: "l'affaire Montecarlo" nasce certamente da un'operazione di killeraggio politico, ció che non mi rende, sia chiaro, solidale col sig.Fini né cancella lo squallore dell'operazione di basso nepotismo che il presidente della camera ha autorizzato o quantomeno tollerato.
E' manifesta la successione cronologica tra la ribellione dell'ex leader di an e le prime sortite giornalistiche sull'appartamento monegasco; se poi si pone mente al fatto che le testate che hanno sollevato il caso sono legate a Berlusconi, ogni dubbio in proposito appare francamente ridicolo.
Peró sono sicuro che il presidente del consiglio dei ministri ha fatto male i suoi calcoli.
Questa operazione, infatti, si ritorcerà contro di lui e, paradossalmente, compatterá simpatie e voti attorno al suo avversario; vittima di un complotto, di un attacco strumentale, dell'arroganza del premier; vittima della sua volontá di dissentire dalla linea imposta da Berlusconi. Ecco ció che penseranno, non del tutto a sproposito, molti.
Singolare poi che Berlusconi non abbia tenuta a mente la lezione che altri suoi avversari hanno in passato dovuto a loro spese imparare; l'attacco mediatico, anche giudiziario (ed indipendentemente dal suo fondamento reale) finisce per ritorcersi contro chi l'ha condotto o, comunque, a far acquisire solidarietá a chi l'ha subìto.
Piú lo si attaccava - ricordate ? piú il presidente del consiglio acquisiva consensi e simpatie.
L'italiano medio oggi, abituato da decenni agli scandali d'ogni tipo, al malaffare generalizzato, alle mazzette e ai comportamenti opachi di ministri e deputati fa finta d'indignarsi ma finisce poi per parteggiare contro chi é accusato; nel gioco di guardie e ladri tifa per i ladri, tra il buon padre di famiglia e il puttaniere strizza l'occhio al secondo, tra l'obbedienza alle regole e la trasgressione preferisce quest'ultima, tra il furbo e l'ingenuo sbeffeggia il secondo invidiando il primo.
Ricordo che negli anni settanta, quando l'intero vertice del partito socialdemocratico fu pesantemente coinvolto in un enorme scandalo (le carceri d'oro), alle elezioni successive lo stesso partito guadagnó dei voti.
Incredibile ma vero. Dunque, di che meravigliarsi?
Ed allora, a chiusura di queste mie sconclusionate considerazioni voglio dirvi che ció che ha scritto, a chiusura del suo editoriale di oggi sul Corriere della Sera, il giornalista Pierluigi Battista "La soglia della decenza é stata oltrepassata....Per quanto malandata, l'Italia non merita un trattamento simile" é una pietosa ipocrisia.
L'Italia é quella che vediamo descritta nei giornali e a questi "trattamenti" é ampiamente vaccinata. La squallida e furbesca vicenda di Montecarlo e l'altrettanto squallido e furbesco tentativo di sfruttarla politicamente rappresentano, riflettono, SONO l'Italia.
O perlomeno la sua grande maggioranza.
Spiacente constatarlo ma é così.

venerdì 24 settembre 2010

22 SETTEMBRE 1792 EQUINOZIO REPUBBLICANO E MASSONICO

E' proprio in questa data che la Rivoluzione francese abbatté, con un voto largamente influenzato da brogli e violenze, il piú antico regno d'Europa.
Il voto della Convenzione fu preceduto dalle elezioni legislative in una nazione che, a stragrande maggioranza non voleva la fine della monarchia ma una sua riforma in senso costituzionale e anticentralista.
Scriveva Danton "E' a Parigi che occorre mantenersi con tutti i mezzi. I repubblicani sono una minoranza infima e, per combattere, non possiamo che contare su di essi; il resto della Francia è attaccato alla monarchia. Occorre impaurire i monarchici".
Ci pensò una minoranza attiva e violenta ad esaudire tali propositi.
L'occasione di rovesciare uno Stato che necessitava solo di qualche cambiamento che Luigi XVI aveva chiaramente mostrato di voler concedere fu colta al momento dell'elezione dei rappresentanti della Convenzione.
Parigi fu tenuta sotto scacco dalle bande giacobine che proprio il giorno 2 di settembre compirono una serie di massacri inauditi.
Le prigioni di Parigi, dove si trovavano detenuti simpatizzanti del Re, guardie svizzere scampate al precedente massacro delle Tuileries del 10 agosto e sacerdoti refrattari (coloro che non avevano prestato il giuramento,scismatico, di fedeltá alla costituzione civile del clero del 1790), furono attaccate dalla folla.
Nessuno fu risparmiato: detenuti comuni, aristocratici, sacerdoti furono trucidati mentre le autoritá assistevano passivamente alle stragi; non furono neppure risparmiati bambini ed adolescenti, fatti a pezzi nella fortezza di Bicêtre; centocinquanta sacerdoti furono sommariamente processati e uccisi in un convento di Carmelitani.
Soltanto i partigiani nel 1945, a Schio , Ferrara, Vercelli, Carpi ed in altri luoghi di detenzione dov'erano custoditi militari della Repubblica Sociale, riuscirono ad eguagliare, almeno quanto a volontá omicida, le raffinatezze rivoluzionarie.
Un migliaio di persone furono barbaramente trucidate; il giorno successivo, 3 settembre la Comune di Parigi con una circolare inviata a tutti i comuni di Francia difendeva queste stragi come la giusta reazione popolare ad un complotto contro la nazione invitando gli altri dipartimenti ad "accorrere al nostro soccorso", ossia ad eliminare i "feroci cospiratori".
Tale il clima che accompagnò l'elezioni del mese di settembre; mentre si favorì l'accesso al voto degli strati della popolazione piú favorevoli ai giacobini, se ne vietò l'esercizio alle assemblee elettorali favorevoli alla monarchia; altre assemblee furono costrette a votare a scrutinio palese in aule gremite da sanculotti armati.
In tal modo la volontá di qualche migliaio di giacobini s'impose su 700.000 parigini; ed anche in altri dipartimenti fu instaurato l'appello nominale sotto la pressione di commissari venuti da Parigi e si rifiutó il diritto di voto a persone sospettate di idee monarchiche.
Si contó che su 7 milioni d'iscritti al voto soltanto 600.000 aventi diritto l'espressero.
Ai brogli elettorali seguí un altro imbroglio ossia la procedura che portó al decreto di abolizione della monarchia votato da una Convenzione riunitasi in una sala gremita di folla urlante. Dei 749 componenti non votarono piú di 300; molti altri, eletti nell'ampio territorio francese arrivarono a cose fatte. La repubblica fu decretata da un'assemblea composta al piú dai due quinti dei suoi membri. Il timore di non riuscire a sostituire un governo monarchico costituzionale con un governo repubblicano ove la totalitá dei deputati avesse preso parte alla votazione, spinse quella minoranza ad adottare urgentemente quella risoluzione.
Il 21 settembre s'udirono, tra gli oratori della Convenzione, simili affermazioni: "Tutte le dinastie non sono state che delle razze divoranti che vivevano di carne umana" oppure "I re sono nell'ordine morale ció che i mostri sono nell'ordine fisico; le corti sono il laboratorio del crimine e la tana dei tiranni".
Di fronte all'acclamazioni della plebaglia armata e schiumante di rabbia nessuno ebbe il coraggio di opporre resistenze. E fu così che dopo un breve voto la Convenzione decretò all'unanimitá l'abolizione della monarchia inserendo il giorno dopo, 22 settembre, attraverso una rettifica del processo verbale del giorno precedente, il termine "Repubblica".
Che fu proclamata da un numero minoritario di deputati, intimoriti dal clima di esaltazione e di minaccia, senza neppur attendere che l'assemblea fosse riunita al completo.
Ma la caduta della Monarchia non poteva fermarsi al solo fatto formale; non bastava, occorreva uccidere il padre, occorreva "la morte di Luigi XVI affinché la nazione viva", come auspicava (ma i suoi auspici sibilanti valevano come ordini indiscutibili) Robespierre. Ed uccidendo il padre si uccideva non solo la Monarchia ma tutto l'ordine millenario di cui il Re di Francia era la chiave di volta. Protettore consacrato della Chiesa, rappresentante di Cristo sulla terra, la sua uccisione mirava a distruggere il legame tra il Re - e dunque Cristo e la Chiesa - e la Francia e, conseguentemente, a distruggere un'intera civiltá che s'era lentamente sviluppata in Europa occidentale. Al suo posto s'instaurava una visione del mondo profondamente secolarizzata, mettendo al posto della Sovranitá (divina) la natura piuttosto che una divinitá rivelata.
Lo spirito anticattolico mostró una sua originale espressione il 10 settembre 1793 quando nel suo "Rapporto sull'Era della Repubblica" presentato alla Convenzione, l'astronomo Gilbert Romme, affiliato alla Loggia delle Nove Sorelle, propose il calendario repubblicano, di chiara ispirazione massonica.
Schernendo l'era cristiana, descritta come l'era della "crudeltá" e della "schiavitú" e rinnegando ila tradizione cristiana, il progetto rivalutava le tradizioni ancestrali degli egiziani e dei babilonesi; notava Romme che "quando la Repubblica era stata proclamata il 22 settembre 1792, alle ore 9, 18 minuti e 30 secondi del mattino, il sole era giunto al reale equinozio, entrando nel segno della bilancia" commentando "che l'uguaglianza del giorno e della notte era affermata dal cielo al momento stesso in cui l'uguaglianza civile e morale era proclamata dai rappresentanti del popolo francese come il fondamento sacro del suo nuovo governo. Così il sole è passato da un emisfero all'altro lo stesso giorno in cui il popolo, trionfando contro l'oppressione regale é passato dal governo monarchico a quello repubblicano".
La rivoluzione fu così concepita come un ritorno alle origini pagane.
Ed il caos s'impadronì dei reggitori della Repubblica. Chiese bruciate e razziate, monumenti distrutti, tutti i segni del passato cancellati; il tutto condito da misure volte a dissuadere il popolo dall'antica pratica religiosa fino al culmine della proclamazione, col decreto di Robespierre del 7 maggio 1794, del culto massonico dell'Essere Supremo, fondatore della nuova religione civica.
Ed é in questo clima di sordida, feroce, belluina oppressione anticattolica e antimonarchica che si innestó la rivolta di Vandea; ma questa é un'altra storia.
Rembarre !

martedì 21 settembre 2010

DALLA CULLA ALLA TOMBA. ANZI SOLO LA TOMBA.

Il successo elettorale dei Democratici Svedesi, il partito che si caratterizza per una forte protesta anti immigratoria, suscita alcune riflessioni.
La prima é che quest'affermazione giunge in un paese che ha sempre goduto d'una indiscutibile stabilitá sociale, grazie alla presenza d'uno Stato che, secondo una nota definizione, ha provveduto alla vita del cittadino "dalla culla alla tomba"; l'ondata immigratoria che ha portato nel paese scandinavo quasi due milioni di persone (senza contare altre centinaia di migliaia di clandestini) di contro ad una popolazione di nove milioni ha evidentemente messo sotto scacco quel sistema, provocando la caduta del governo socialista, ininterrottamente al potere da cent'anni. Anche la socialitá ha dunque i suoi limiti fisiologici e la mammella dell'intervento pubblico non é inesauribile; e resta comunque a vedere chi debbono essere i figli da allattare, quelli che hanno edificato lo Stato ovvero i nuovi venuti. E su questo dilemma bisognerá che qualcuno, in tutta Europa, cominci a stabilire delle regole e, soprattutto, delle prioritá. E da ora.
Una seconda riflessione é di natura semantica.
Alcuni giornali hanno virgolettato l'espressione "democratici" riferita al partito di Jimmie Akesson, in tono evidentemente sarcastico, sottolinenadone la natura "xenofoba" e, quindi, ben poco "democratica".
Ma cos'é democratico e cosa non lo é? Se si consulta un manuale di diritto costituzionale si apprende che la democrazia é nulla piú che una forma di governo, ossia un metodo di raccolta del consenso attraverso un' elezione, a suffragio universale, dei rappresentanti i quali, muniti di quel mandato popolare, provvederanno a governare.
Dunque democratico dovrebbe essere, a rigore, chi accetta quel metodo e gli esiti che scaturiscono dal suffragio popolare indipendentemente dalle sue convinzioni ideologiche, etniche, sociali o religiose. La sua coscienza e la sua cultura nulla hanno a che vedere col calcolo statistico delle preferenze.
E qui pongo una bella domanda.
Quid iuris se gli elettori, a maggioranza, incaricassero i propri rappresentanti eletti di sciogliere le camere e le altre istituzioni costituzionali per costituire, che ne so, un direttorio con poteri assoluti ed illimitati per uno, due, cinque, dieci anni ?
Cosa dovrebbero, democraticamente fare, gli eletti ? In ossequio al principio della rappresentanza democratica essi dovrebbero eseguire il mandato conferito loro secondo le indicazioni e nei limiti ricevuti.
In caso contrario il principio del "governo del popolo", che ha democraticamente scelto, sarebbe eluso, sbeffeggiato, violato.
Peró tutto ció sarebbe ritenuto (dagli attuali "democratici") "antidemocratico" per la semplice ragione che il sistema democratico, da "codice di procedura consensuale" é andato riempendosi di contenuto ideologico impregnandosi dei principi liberali che, a loro volta, curioso paradosso, ben potrebbero esistere - e sono infatti esistiti - anche in paesi e regimi a limitate garanzie democratiche (con suffragio limitato, per esempio).
Ed ecco allora sorgere la raffinata sintesi "liberal-democratica" : il popolo può scegliere (democraticamente) ma nel cerchio delle opzioni che i signori del danaro dell'economia (liberali, cioé generosi fra loro, perché si spartiscono il mercato della mandria popolare allo stesso modo in cui si assegnano, pro quota, banche e fette di mercato) indicano.
E con sbarramenti, limitazioni, ostacoli che, di fatto, consentono alle formazioni "liberali" (conservatrici o riformiste che siano) di gestire la maggioranza di potere o l'opposizione politica.
Ed ogni volta in cui appare qualche formazione antisistema - tradizionalista, fascista, nazionalista, comunque non controllabile - succede che la si attacca per la sua "antidemocraticitá", anche se partecipa regolarmente alle elezioni, accetta il sistema costituzionale vigente; e si tenta di metterla in condizione di non poter crescere, isolandola o criminalizzandola, fino ad inventare leggi elettorali che non le consentano di eleggere rappresentanti in parlamento.
Lì nell'angolino a non dare troppo fastidio. Ciò che dimostra, se ve ne fosse bisogno, la natura totalitaria del sistema liberale.
La defigurazione, per mezzo dell'ideologizzazione del concetto, del termine "democrazia" é dunque utilizzato per criminalizzare le opposizioni non gradite, quelle capaci di sparigliare le carte in tavola, di opporsi a quella sorta di stucchevole bipolarismo, liberali di destra/liberali di sinistra, che solo puó garantire ai signori del danaro di continuare a fare i comodi propri sulla pelle degli altri uomini.
Gli svedesi - così come francesi, inglesi, austriaci, bulgari, ungheresi per non citare che i casi piú importanti - hanno, dunque anche loro, iniziato a sottrarsi a quel meccanismo totalizzante che, come tutte le costruzioni umane, é destinato a logorarsi per naturale consunzione.
Invasi da una massa allogena pari al 20% (almeno) della popolazione, anche i compassati svedesi hanno iniziato a capire che il sistema che per anni avevano votato e che aveva loro garantito per anni "la culla e la tomba" avrebbe finito per riservare agli immigrati la prima e a loro solo la seconda.
La stessa sorte destinata agli altri europei. Ma piú buio che a mezzanotte non é e l'aurora puó ben sorgere in Scandinavia !

giovedì 9 settembre 2010

BAGASCIOPAPPONFROCIOMACHIA

Ma che c'è poi da meravigliarsi ? Le parole pronunciate dalla deputata finiana Angela Napoli secondo cui "una donna, per avere una determinata posizione in lista (leggasi, per aver concrete speranze d'elezione) é spesso costretta anche a prostituirsi o comunque ad assecondare quelle che sono le volontá politiche del padrone di turno" hanno fatto gridare allo scandalo le parlamentari, soprattutto quelle - chissá perché ! - del pidielle. Le quali, si sa, sono tutte persone note nel mondo della cultura, dell'arte, della scienza e delle professioni e dunque chiamate agli alti scranni per meriti politici. Alle parole della deputata finiana han reagito annunci di querele, digrignar di denti, richieste di scuse. Alle quali ultime s'associa il signor Fini il quale nulla certo puó temere, quanto alla reputazione della signora Tulliani, dalle considerazioni della signora Napoli; la sua compagna non é certamente sospettabile d'essersi prostituita per ottenere un seggio parlamentare; i Gaucci infatti non si sono mai dati alla politica e la nuova famiglia acquisita del signor Fini sta alla rai-tv per conclamati meriti artistici, culturali, imprenditoriali. Allora, probabilmente, si é sentito chiamato in causa lui. Ma non ne ha motivo e spiego subito perché. La "buona battaglia" del presidente della camera ed ex presidente di an, motivo per cui una nobildonna tanto generosa quanto ingenua (le due parole tradiscono una comune radice etimologica perché esprimono un medesimo atteggiamento, quello dell'elevatezza d'animo, l'appartenenza alla "gens" d'antica romana memoria aliena alle basse furberie della plebe) gli donó, in quanto esponente della destra nazionale, alcuni beni immobili, si é dissolta nelle paludi del doppiogiochismo, della doppia morale , del voltagabbanesimo. In una parola, del peggior opportunismo politico in forza del quale ció che si é detto ieri puó non valere oggi e le promesse ed i proclami impegnano soltanto chi li riceve ma non chi li pronuncia. “Ho registrato la volontà collaborativa di molti camerati, giovani e meno giovani… Cercheremo di attualizzare il nostro sogno, dimostrando che nel fascismo ci sono elementi validissimi per la società italiana… Nessuno può concepire il fascismo come un inferno calato sull’Italia” diceva il 15-12-1987. “…Il fascismo aveva intuito che l’uomo è al centro del divenire e non può essere assoggettato a logiche materialiste. Il fascismo aveva anche capito che Stato e Nazione non possono essere separati e che i problemi del mondo del lavoro non si risolvono con il capitalismo né con il comunismo. Sono ricette valide anche per l’Italia di oggi. Questo è il fascismo dell’anno 2000” diceva il 18-12-1987. Queste parole furono elaborate e uscirono dalle stesse corde vocali, dallo stesso cervello, dallo stesso cavo orale di chi, successivamente, inizió ad auspicare il voto e la cittadinanza agl'immigrati, il testamento biologico, i diritti matrimoniali alle coppie omosessuali e, in un conato di ridicolo quanto nauseante basso opportunismo, giunse ad affermare, kippah sulla sua testa e aria contrita, che “Il fascismo fu parte del male assoluto” (23-11-2003). Ma non per questo reputo il signor Fini una bagascia; di suo infatti non ha svenduto proprio nulla. Egli é, piuttosto, un pappone; ha svenduti un corpo ed un'anima che non erano suoi, non gli appartenevano ma di cui doveva essere il fedele tutore. Non che quel corpo fosse illibato, non che quell'anima non avesse le sue macchie; la storia del msi e della comunitá umana che lo componeva era fatta di luci e di tante ombre ma era meglio di niente e i sacrifici e le speranze, il sangue ed il sudore versati da tanti in qualche misura riscattavano i peccati, anche gravi, che erano stati commessi da chi ne aveva guidato, in anni assai difficili é giusto ricordarlo, l'altalenanti sorti. Li ha svenduti per la sua personale ambizione al cavaliere e al suo sistema di potere; che ha avuto ben modo di conoscere e le cui magagne egli ha condiviso senza batter ciglio per oltre quindici anni ma dalle quali egli ora vuole affrancarsi in un ipocrita sussulto di neoverginitá. La stessa che ora ha contagiato i suoi ex colonnelli, piccoli papponcelli di seconda battuta, i quali gli rinfacciano le giravolte alle quali peró essi stessi hanno assistito imperterriti, anche loro per oltre quindici anni ben guardandosi dal contestarlo, anzi spesso rivaleggiando con lui quanto a banderuolismo politico. Chi vincerá la gara del piú bel bidet alla coscienza?. E, per concludere questa bella sequenza di alte battaglie politiche, ecco cosa riportano oggi i giornali. Il signor Enzo Raisi, deputato finiano di Bologna, é stato richiamato dal deputato Daniele Capezzone, portavoce pidielle. Alla kermesse finiana di Mirabello sventolavano le bandiere dell'associazione omosessuale di destra "gaylib" e, alle critiche avanzate da qualche esponente del pdl, il Raisi rispondeva, rispettosamente rammentando le tendenze bisessuali del Capezzone. Il quale, a sua volta, rimproverava il collega deputato d'aver sollevato una "questione privata". "No, no - replicava il Raisi - ti giuro che era un complimento" ricordando come nell'articolo in cui erano riportate le sue parole, egli aveva al contrario citato il Capezzone "come esempio di grande coraggio, avendo fatto outing nel dichiarare la propria bisessualità". Che dire ? La democrazia italiana, i suoi esponenti e le sue virtù sono queste. Ognuno ne tragga le conseguenze. Quanto al vostro umilissimo ..... egli Vi sussurra "REMBARRE"; e lo fa sottovoce, con delicatezza, senza schiamazzi, ma con forza rivolgendosi a quella minoranza d'italiani che ancora non s'é arresa alla democratica ed urlante volgaritá di questi ultimi tempi ultimi.

domenica 5 settembre 2010

CONCORRENZE SLEALI

Le leggi del mercato non si discutono, sono dogma assoluto.
E tra queste, la libera concorrenza ne rappresenta l'espressione piú autentica.
Noi lo sapevamo ma su tutto ció non é affatto d'accordo Ramira un(a) transessuale italiano/a operante a Bologna.
Si lamenta di quanto sta accadendo nella zona Fiera, dove un camper parcheggiato sulla via attira l'attenzione di maschi d'ogni etá. Al suo interno due appariscenti transessuali di rosso vestiti/e e piuttosto scollacciati/e offrono le proprie prestazioni.
E' ció che racconta il "Corriere della Sera" di Bologna in un articolo intitolato "Il camper dell'amore (sic!) ".
"Concorrenza sleale - tuona col suo vocione Ramira, un trans appiedato e perció sfavorito - Per lo stesso prezzo nostro loro offrono una prestazione al chiuso e riparata da sguardi indiscreti mentre io sono in strada. E - aggiunge - sono pure straniere! "
Ramirona nostra tradisce una certa vena protezionistica e nazionalpopolare! Ma si sa, gl'italiani sono provinciali e i prodotti stranieri, dalle autovetture ai giocatori di calcio fino al sesso attizzano assai la loro propensione esotica.
La nostra bellocciona dunque sbaglia e sbaglia due volte anche perché il trattato di Lisbona e le rigide regole europee non ammettono limitazioni alla concorrenza e, soprattutto, reprimono la discriminazione etnica ! Attenta Ramirona che poi ti ritrovi una denuncia per incitamento all'odio razziale !
Non si puó discriminare ! E' vietato !
Ma gli esercenti il meretricio, chissá perché, hanno tutti/e una certa smania corporativistica, temono la concorrenza, non vogliono intrusi/e.
E i papponi lo sanno.
Infatti oggi il cavaliere ha dichiarato che i dissenzienti finiani, se rimarranno fedeli al pdl verranno ricandidati alle prossime elezioni. Non saranno sostituiti da altre aspiranti bagasce.
Niente concorrenza! Ognuno manterrá il suo bell'angolino di strada tutto per lui, da battere senza problemi di sovraffollamento; nessuna sorpresa.
Evidentemente conosce i suoi polli; lui di prostitute se ne intende.
Ma i finiani rispondono con sdegno: "Berlusconi non tiene conto della nostra dignitá".
Parole grosse.
La loro dignitá fa rima con kippá ! Nessun problema per loro. A Tel Aviv gli sono da tempo giá stati riservati chilometri di marciapiede.