domenica 25 luglio 2010

LA TRAGEDIA DI DUISBURG

Diciannove ragazzi uccisi schiacciati da una ressa danzante, non nella discoteca d'un barrio sudamericano o d'una bidonville africana ma nella democratica, civile e liberale Germania.
E, colmo dei colmi, quella specie di ridda sfrenata danzante ed alcolica era stata inaugurata vent'anni addietro, proprio in occasione della caduta del muro di Berlino, per rappresentare la manifestazione di "pace e tolleranza attraverso il ballo e la musica"; sparata a volumi stratosferici dove al ritmo della "tecno", un suono ossessivo che fa perdere ogni coscienza di sé, un milione e quattrocentomila giovani s'erano radunati per ubriacarsi, ballare in nome della "pace e della tolleranza", figli legittimi della democratica "libertá".
Ma diciannove di loro non torneranno piú a casa, morti schiacciati come topi, insieme ad altri trecento e piú coetanei feriti, spintonati, urtati, calpestati da una folla impazzita che, presa ad un certo punto dal panico, s'é rovesciata come uno tsunami di carne in direzione d'una galleria ch'era stata malamente transennata.
Senza motivo; la paura di qualcuno, forse a sua volta spintonato ha provocato l'effetto della valanga al precipitar d'un sasso.
La tragedia di questi sventurati ragazzi non m'impedisce di cogliere un sottile paradosso: concepito per festeggiare la caduta del vergognoso muro comunista quel "pacifico e tollerante" raduno ha gettato in un tunnel tante giovani vite.
E' la perfetta metafora dell'Europa uscita ebbra di gioia dalle macerie del muro imboccando, forse appagata dallo scampato pericolo, la strada dell'illusione d'una libertá assoluta che peró le sta divorando l'anima.
Quest'occidente, pacifico e tollerante, liberale e democratico, assomiglia senpre di piú ad uno spaventoso tunnel senza fondo, senza via d'uscita, che quasi quasi fa rivalutare quel vecchio pezzo d'Europa, occupata sì dai carri armati sovietici ma che aveva davanti a sè soltanto un muro e viveva nella speranza, che le preservava l'anima, che un giorno prima o poi l' avrebbe scavalcato.
La povertá cui era stata ridotta la metá comunista dell'Europa ci appare, a giochi fatti, molto meno disperata dell'apparente benessere in cui sguazza oggi, come una scrofa nella melma, l'Europa liberale.
La speranza d'un futuro migliore dá la forza di combattere, di reagire, di superarsi, proprio perché s'intravede o anche solo s'immagina un domani.
Quel domani a cui oggi l'Europa e la sua gioventú, contorte in sè stesse, non pensano piú; avendo perduto la dimensione del passato sono divenuti incapaci di pensare ad un futuro e l'unica prospettiva delle sue masse, giovanili e non, ora si riduce essenzialmente al consumo e al godimento del presente.
Colpevoli anche le classi dirigenti le quali, per sostenere il loro potere in questa democrazia liberale e consumistica e farsi piacere e votare, debbono concedere alle masse ció ch'esse chiedono. Ri-educarle alle tradizionali regole del giusto, del bello, del sacro ? Troppo difficile, troppo lungo, non ci si riesce in una sola legislatura.
E poi, soprattutto, ció che é bello, giusto e sacro lo si trova anche gratis, in natura, nella propria educazione e nella propria coscienza o al piú sborsando poche lire: la lettura e l'apprendimento di cose buone, una sana base culturale, la preghiera e la devozione religiosa, il comportamento onesto non danno redditi ai boiardi di Stato del capitalismo assistito, al fisco, alle banche, comprese quelle che riciclano gl'introiti del traffico di droga, ai padroni delle televisioni e delle pubblicitá.
Ma dall'altra parte, a far quadrare il cerchio della reciproca apparente convenienza sta una massa che non intende assolutamente farsi ri-educare: troppa fatica, troppo impegno, meglio non pensare.
Ecco il sublime paradosso della democrazia: l'esaltazione della massa quale attrice della vita politica mentre in realtá é poltigliosa creta manipolabile nelle mani d'una ristretta oligarchia esattamente come l'eroinomane davanti al suo spacciatore.
La democrazia-pusher l'abbaglia coi suoi luccicanti messaggi, la tiene legata a sè colle sue nuove droghe, utilizzando talora i suoi tribuni riformisti altre volte usando le lusinghe cesariste, sempre peró mantenendola in uno stato di bulimia consumistica, illusione di libertá e di benessere.
E così s'innesca inesorabilmente una regressione civilizzazionale; l'esaltazione individualistica, che tende progressivamente ad eliminare i vecchi vincoli sociali (quelli che generavano rispetto, devozione, onestá, misura) sta portando ad un imbarbarimento anche dei comportamenti primari: le folle danzanti ebbre di alcool, droga e suoni ossessivi, la totale disinibizione sessuale, la perdita di sobrietá nel vestire (fino ad arrivare all'obbrobriosa moda dello smutandamento) espressione d'una generale caduta di gusto fino agl'innumerevoli casi di pura violenza gratuita.
Si sta tornando all'etá della pietra ?
Lo sostiene un ottimo scrittore le cui opere varrebbe la pena far conoscere in Italia.
Si chiama Minh Dung Louis Nghiem, é un medico vietnamita che vive in Francia ed é uno studioso del cervello e dei danni ad esso provocati da certi tipi di musica.
E la sua diagnosi ci sembra esatta : « La civilizzazione, costruita dall'uomo in molte decine di secoli, si disfa ineluttabilmente, passando dapprima per la distruzione delle leggi naturali della politica, nel 1789 colla rivoluzione francese, poi delle leggi naturali dell'economia attraverso la vittoria del comunismo, nel 1917. Infine delle leggi naturali dei costumi nel maggio 1968 con l'esaltazione del sesso attraverso la vittoria delle dottrine psicanalitiche. Tutte queste peripezie hanno permesso all'uomo di denudarsi progressivamente delle costruzioni dei suoi antenati. E presto stracciandosi l'ultimo paio di blue-jeans , non ci resteranno come vestiti che degli astucci porta-pene»
Sempre che la Storia non faccia risvegliare al momento opportuno dal loro attuale torpore, come giá ci ha abituati, i propri anticorpi.
E di ció, se Vi fa piacere saperlo, il Vostro affezionatissimo é convinto.
E (anche questo so che vi piacerá) la reazione sará molto violenta, proporzionata ai germi da debellare.
E nell'attesa che il democratico-pusher morda la polvere noi gridiamo ... REMBARRE !

martedì 20 luglio 2010

REMBARRE !

REMBARRE ! Era il grido di guerra dei vandeani e degli chouans che combatterono con metodi poi adottati dalla moderna guerriglia il governo repubblicano francese prima e quello imperiale napoleonico poi. Per restituire alla Francia la religione cattolica che la costituzione civile del clero proclamata dalla Convenzione aveva strappato alla tradizione della Francia, la "Fille ainée de l'Eglise", la figlia primogenita della Chiesa. "Rembarre", nel dialetto del Poitu - il patois - significa "Sbarra il passo", "Fermalo" a significare la volontá di resistenza contro chi, in nome d'un marcio e puzzolente principio astratto di "libertá", voleva privarli di vere e concrete libertá, quelle di essere fedeli alla loro Fede, alle loro Tradizioni, ai loro Signori. Quei Signori che gli stessi contadini di Vandea invocarono affinché si mettessero alla loro testa per guidarli nel combattimento; Bonchamps, D'Elbée, La Roquejacquelin, Charette, generali e strateghi della grande Armata Cattolica e Reale; che persero la vita in battaglia, in prima fila a difendere i diritti della loro gente, nella migliore tradizione cristiana, europea e feudale. REMBARRE ! Cambiano i tempi, cambiano le mode, cambiano le situazioni e i metodi di lotta. Oggi, perlomeno nell'occidente guidato dalla froceria e dalla viltá, i moderni boia avendo perduto lo stomaco dei vecchi boia, pusillanimi s' accontentano della diffamazione, della denigrazione, del ricorso ai "diritti", e non invocano piú la forca, per annientare i nemici. Pirati senza lo stomaco dei pirati. E così i moderni liberali, tolleranti e democratici non hanno perduto l'occasione di aggredire moralmente quel cinquantenne bagnino d'una spiaggia di Torre del Lago che, veduti due uomini baciarsi (pudicamente, dicono loro) sulla bocca, l'invitava a smetterla perché "lì c'erano delle famiglie e dei bambini". Feriti, offesi nel loro onore i due piccioncelli s'allontanavano e denunciavano il fatto ad una delle tante associazioni antiomofobiche. Orrore. Sono insorti i gay, le associazioni libertarie, e lo stesso sindaco di Torre del Lago (Pdl naturalmente) annunciava di voler approfondire la questione per stabilire se si trattava o no d'un episodio di "discriminazione omofobica". Povero bagnino! Magari elettore del pd o, prima ancora, del pci. Per lui piú importante della libertá delle moine tra uomini e dello scambio di gesti d'equivoco affetto é il senso del pudore, il senso del decoro, che servono a difendere le famiglie e i bambini. In lui quella parola - Rembarre ! - é un piccolo grido di guerra, una catechesi nascosta ma forte, scritta nel sangue e nell'educazione che gli sono stati trasmessi anche se non l'ha mai sentita e non ne comprenderebbe il significato letterale. REMBARRE ! Sconosciuto ed umile bagnino, piccolo chouan di Torre del Lago. Sei meglio tu di tutti i politici etero od omo sessualizzati destrorsi e sinistrorsi che popolano questa sventurata espressione geografica. Il tuo atto di governo d'un piccolo angolo di battigia versiliana é piú legittimo di tutti i decreti legge del parlamento e dimostra che vale ancora la pena di combattere. Perché c'è ancora tanta piccola gente sconosciuta che, a modo suo, continua a farlo. REMBARRE !