domenica 3 marzo 2013

LA LINGUA COMUNE EUROPEA DI GRILLO

In una ultima recentissima intervista ad un settimanale tedesco Grillo, proclamandosi europeista convinto ha invocato la necessità d’una unificazione linguistica “una lingua comune a tutta l’Europa e non più le 11 lingue che si parlano nel parlamento europeo”.
Ho avuto la fortuna di leggere “Ritratto d’Europa” di Salvador De Madariaga, storico, diplomatico, ambasciatore spagnolo a Londra negli anni trenta e poi esiliatosi a Londra perché oppositore del regime di Francisco Franco; questo liberal-conservatore dalle intuizioni formidabili ha pennellato in poche pagine un vero e proprio “ritratto dell’Europa”, sottolineando in maniera particolare le differenze linguistiche e fonetiche tra gl’idiomi tedesco, inglese, francese, spagnolo ed italiano.
Ogni sua pennellata dimostra con stupefacente chiarezza che ad ogni vocale, che s’incontra diversamente dosata in ognuna di queste lingue, corrisponde un diverso carattere, una diversa psicologia, una differente storia, in sintesi una differente struttura del pensiero; anche la stessa lingua latina ha imboccato strade diverse a seconda di chi l’ha parlata; l’equilibrio e la razionalità dei francesi, il vitalismo e l’irruenza degli spagnoli, l’acutezza degl’italiani li si può intravedere dalla prevalenza della “E” (vocale che sta a metà strada tra l’aperta “A” e la chiusa “I”) tra i primi, della “A” e della “O” (vocali entrambe aperte) tra i secondi e una presenza della “I” (minoritaria nelle altre lingue) tra gli ultimi; e questo costituisce soltanto un piccolo ma significativo esempio.
Non solo il diverso dosaggio delle vocali ma le differenti costruzioni sintattiche e grammaticali, le distinte costruzioni verbali rappresentano il frutto di stratificazioni di storie, di caratteri ognuno dei quali con un percorso del tutto particolare ed irripetibile.
Pensare di porre nel nulla questi percorsi secolari, se non millenari, con un tratto d’inchiostro tracciato in calce ad un decreto elaborato da qualche eurocratica testa d’uovo sarebbe come voler strappare ad un bambino le caratteristiche ereditate dai genitori, rendendolo orfano della sua memoria genetica.
E dimostra uno scarso rispetto, evidentemente proporzionale al grado di ignoranza, verso la nostra comune- e al tempo stesso variegata - storia europea ed un impressionante appiattimento in quell’ideologia livellatrice che oggi pervade ogni angolo della nostra società; cancellare le lingue, versandole in uno stampo da cui uscirebbe una neolingua meticciata priva di una storia che ne abbia costruito, mattone dopo mattone, la struttura è ciò che vogliono quelle entità cosmopolite che proprio attraverso l’azzeramento del pensiero – che non solo forgia l’idioma ma è, in un’ininterrotta osmosi, a sua volta da questo forgiato - intendono svuotare di significato la funzione della nazione; di cui, infatti, proprio la lingua rappresenta il primo e più evidente segno di distinzione.
E se quella di Grillo sia stata una battuta o l’espressione d’una precisa determinazione non sappiamo, ma poco cambia; già il concepire anche solo astrattamente una simile bestialità la dice lunga su ciò che potremo aspettarci da lui.