venerdì 14 settembre 2012

GLI ARGENTINI SANNO REAGIRE Milioni di argentini sono scesi in piazza questa notte, in tutte le città, per manifestare contro il governo di Cristina Kirchner Fernandez Wilhelm. Ho visto gente normale, non politicizzata, chiamata a raccolta da solo una settimana e che spontaneamente s’è riversata sulle larghissime avenidas di Buenos Aires. Un fiume di persone che non s’arrestava mai e proseguiva per ore, diretto verso Plaza de Mayo, dove si trova la Casa Rosada, il palazzo presidenziale per sfogare – in maniera pacifica – la sua rabbia, la sua indignazione, la sua frustrazione contro il governo ma anche la sua insofferenza personale e fisica nei confronti della Kirchner, del suo modo di parlare, di atteggiarsi. Qualche giorno prima costei aveva dichiarato che gli argentini dovevano prima di tutto temere Dio ma anche un po’ lei; brutto sintomo, che manifesta arroganza ed ignoranza ma soprattutto debolezza. L’occasione delle manifestazione è stato il no alla riforma costituzionale che avrebbe ammesso la possibilità d’una ulteriore rielezione del presidente in carica; e questa proposta, paradossalmente, era avanzata dal governo negli stessi giorni in cui sondaggi attendibili indicavano un fortissimo calo di popolarità della Kirchner; altro sintomo di disperata debolezza. Chi l’ha sentita parlare – ed io ho avuto questa sventura – e possiede qualche briciolo di senso dell’orrore non può che rimanerne disgustato; la sua cadenza piagnucolosa, lacerante e singhiozzante, i suoi discorsi infarciti di becera demagogia e di penosi riferimenti personali, tipici di chi soffre d’ipertrofia dell’ego danno l’idea di quello che è: una lavandaia; al suo confronto la Floriani-Mussolini appare la duchessa di Kent, la Santanchè Madame de Stael e Di Pietro un fine dicitore. Sono classista? Si, ma questo mio personale difetto non sposta di un millimetro la naturale e ovvia constatazione che non tutti possono fare tutto e una lavandaia non può certo aspirare a governare decentemente una nazione, tanto più se questa è grande undici volte l’Italia. Ho letto in giro ispirate ed entusiastiche considerazioni su questa donna e sul suo operato, espresse da chi si trova a diecimila chilometri di distanza e scopiazza quello che qualche blogger filogovernativo butta nella rete; ogni riferimento a “Rinascita” è puramente casuale. Questa lavandaia, avvocaticchio simpatizzante montoneros (quelli che in nome d’un peronismo socialisteggiante assassinavano i peronisti veri)che insieme col defunto marito difendeva le banche nelle cause di recupero crediti contro i poveracci e che per una serie di irripetibili casualità è ascesa alla massima carica della nazione (il marito, Nestor Kirchner – a cui lei succedette - nel 2003 vinse col 20% perché Menem anch’egli arrivato al ballottaggio si ritirò) ha avuto la ventura di veder coincidere il proprio mandato con un incredibile rialzo dei prezzi internazionali dei cereali e della soja – che l’Argentina produce in grande quantità – e quindi con un discreto benessere generalizzato; e dopo il crac del 2001-2002 non poteva che seguire una ripresa; che il dio delle borsa dei cereali di Chicago ha favorito abbondantemente, e quindi senza nessun merito della Kirchner che al massimo ha approfittato della favorevole congiuntura per applicare tasse altissime agli esportatori di granaglie e riempire così le casse dello Stato. La santificazione di questa donna, operata ahimè anche in ambienti “nostri” si fonda su falsi miracoli: tra le leggende metropolitane più popolari quella secondo cui “l’argentina non avrebbe pagato il debito al Fondo Monetario!!!”; balle; richiese ed ottenne alcuni aggiustamenti ma ha pagato e sta ancora pagando fino all’ultimo peso; altro finto miracolo: “ha nazionalizzato il petrolio!!!”; balle, ierballe; ha espropriato solo la quota della Repsol spagnola (lasciando intatta in mani private la quota del 31% della famiglia Eskenazi e un altro 12% di fondi d’investimento statunitensi) e, guarda caso, lo ha fatto rientrando in tutta fretta ed in anticipo dal vertice dei paesi americani di Cartagena, dopo un colloquio privato con Obama; Repsol era in trattative per vendere la propria quota alle imprese petrolifere cinesi Sinopec Group e Cnooc , due industrie di Stato; potevano gli Stati Uniti, che stanno accerchiando la Cina per strozzarne le possibilità di accesso alle fonti di energia, permetterle di impossessarsi di risorse così vitali nel suo giardino di casa? In cambio Obama le ha promesso appoggio diplomatico nella questione “Malvinas”. *** La gente che ha riempito le strade di tutta l’Argentina era l’espressione degli strati sociali medi; quelli che non fanno politica, che lavorano e vogliono godere delle loro piccole libertà; non sono scesi in piazza per reclamare diritti umani, per protestare in nome di principi ideologici o politici; sono la maggioranza silenziosa che non può più sopportare un’inflazione del 25% all’anno; che non ne può più della corruzione spaventosa di questo governo e del modo in cui questo insabbia le relative inchieste, che non ne può più della crescente insicurezza, motivata da un’immigrazione di ceppi non europei, accolti con bonaria soddisfazione dai progressisti kirchneristi (in nome della “inclusione sociale”); che non può più tollerare le estorsioni che deve subire chi vuole comprare dollari per andare all’estero (il governo, quando concede il diritto all’acquisto addebita il 15% sui dollari spesi oltre una ridicola soglia massima; quando non lo concede l’argentino è costretto a comprare il dollaro al mercato nero ad un 35% in più del cambio ufficiale); che non ne può più di pagare conti salati al dentista che gli fa l’anestesia perché il governo blocca medicamenti e altre forniture mediche (in nome della produzione nazionale che però non realizza) facendo così schizzare il prezzo delle fialette di anestetico; che sono stufi di vedere frotte di favoriti ed assistiti che non lavorano e che fanno figli per ottenere i sussidi che permettono loro di continuare a non lavorare (uno stato serio offre impiego, non beneficenza e gli aiuti ai figli li si dà a chi già lavora e necessita d’un sostegno per mandarli a scuola, crescerli e garantirne l’istruzione). E che sono stanchi di questa ciarlatana e del suo grottesco mascherone di smorfie e della sua claque di professorini marxisti-leninisti che pontificano sull’economia senza aver mai condotto una impresa in vita loro; e lo si vede perché le aziende di Stato a loro affidate dopo la nazionalizzazione (Areolinas Argentinas ne è l’esempio più lampante) perdono milioni di dollari al giorno. Bravi argentini, la capacità di reagire non vi manca.

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