martedì 11 gennaio 2011

DELITTO E CASTIGO

E' notizia di qualche giorno che un ex deputato inglese, David Chaytor, è stato condannato da un tribunale di Sua Maestà a diciotto mesi di carcere, senza condizionale, per aver richiesto ed ottenuto dalle casse statali un rimborso per il pagamento dell'affitto d'un appartamento necessario alla sua attività parlamentare.
Era però risultato che l'affittuario dell'immobile altri non era che la figlia di Chaytor. Pentitosi del gesto, non si è ripresentato alle elezioni ed ha firmato un assegno pari alla cifra illecitamente percepita con l'aggiunta degli interessi(19.327 sterline a fronte d'una frode pari a 18.350 sterline).
Tutto ciò non gli ha però evitato il carcere le cui porte si sono aperte immediatamente dopo la sentenza di condanna di primo grado.
Ha scritto il giudice, a motivazione della sua pronuncia "Lo scandalo delle spese ha fatto traballare la fiducia nel legislatore e quando un pubblico ufficiale è colpevole di offese del genere è necessario che seguano sanzioni penali così che le persone si rendano conto di quanto sia importante essere onesti nel trattare i fondi pubblici".
Lo scandalo delle "spese gonfiate" risale al 2009 e fu rivelato dal Daily Telegraph; ciò provocò dimissioni di parlamentari e di membri del gabinetto governativo ma, alla fine, pare che sarà solo David Chaytor a pagare per tutti.
Ma cosa sarebbe accaduto in Italia?
Proviamo ad indovinare.
1) Almeno tre procure si sarebnbero scannate per aggiudicarsi la titolarità dell'inchiesta;
2) il parlamentare inquisito non si sarebbe dimesso;
3) il parlamento non avrebbe accolto l'eventuale richiesta d'autorizzazione all'arresto;
4) il parlamentare avrebbe incassato la solidarietà della sua parte politica convinta che si tratti d'una manovra volta a screditarla e, proprio per non accontentare le "speculazioni", il parlamentare si sarebbe ripresentato trionfalmente alle successive elezioni, dove si sarebbe visto riconfermare il mandato;
5) il processo sarebbe finito nove anni dopo, dopo i tre interminabili gradi di giudizio, o con una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione del reato o con una condanna sospesa condizionalmente; in soldoni, neppure un'ora di galera.
La riprova?
A Bologna, proprio un anno fa di questi tempi il neosindaco Flavio Delbono era accusato, prove documentali alla mano, d'aver addebitato all'ente Regione, di cui fino a pochi anni addietro era stato vicepresidente, le spese di viaggio e di soggiorno (pari a poco più di ventimila euro) della sua amante-segretaria che lo accompagnava nelle sue "missioni" istituzionali all'estero (dove il nostro, invece di partecipare ai lavori se ne andava in spiaggia colla sua bella).
Delbono non poteva godere dell'immunuità parlamentare e, dunque, anche per il risalto locale che la vicenda aveva assunto, dopo uno scandaloso tentativo d'insabbiamento da parte del procuratore della repubblica aggiunto (che in tempi passati non aveva risparmiato arresti preventivi a militanti del msi, sulla base di teoremi fantasiosi poi dimostratisi fasulli: il dott.Persico)partiva un'istruttoria serrata che portava poi all'incriminazione.
Delbono, accusato di peculato e truffa, dopo aver risarcito la Regione del danno patito, ha chiesto di poter patteggiare la pena e, in accordo col pubblico ministero che ha dato il proprio assenso, ha indicato in un anno, sette mesi e dieci giorni la condanna che accetta di vedersi infliggere.
Evidenti sono le analogie tra le due situazioni: distrazione di fondi pubblici per uguali importi, risarcimento del danno provocato e condanna ad una pena assai vicina nel suo ammontare (diciotto mesi l'uno, diciannove l'altro).
Ma c'è una sostanziale differenza: Chaytor è entrato immediatamente in carcere mentre Delbono non solo ha ottenuto la sospensione condizionale della pena ma, grazie al fatto che essa è inferiore ai tre anni, potrà riprendere ad insegnare all'Università di Bologna.
Non sono un forcaiolo e non mi fa piacere augurare pene e sanzioni a nessuno ma è mai possibile che chi si è reso responsabile di atti d'appropriazione di fondi pubblici possa continuare a svolgere un ruolo istituzionale - esecutivo, impiegatizio od intellettuale che sia ?
In Italia sì, è possibile.
Pensate che tutto questo nulla abbia a che fare colla crisi profonda che attraversiamo? Pensate che il degrado, economico, politico, sociale, di civismo e d'educazione sia indipendente da quel clima d'impunità che da anni si respira nel paese?
Impunità che, dobbiamo ammetterlo, è veramente trasversale perchè, casi eclatanti a parte, coinvolge tutti i livelli: dai reati più piccoli di volgare delinquenza comune a quelli più raffinati.
E che dimostra, semmai ve ne fosse ancora bisogno, che queste istituzioni rappresentano ancora un "potere", capace quando serve i loro interessi di esercitarsi fino al sopruso, ma hanno perduto ogni senso di "autorità".

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