mercoledì 5 gennaio 2011

MA ANCHE LE BARZELLETTE PRIMA O POI FINISCONO

Ciò che il vostro affezionatissimo aveva scritto pochi giorni orsono ha trovato oggi un piacevole conforto nella penna di G.Stella, opinionista del Corriere della Sera.
Scrive Stella "Lula avrebbe preso la stessa decisione, offensiva, se la consegna di Cesare Battisti gli fosse stata chiesta dalla Gran Bretagna, dalla Svezia, dalla Spagna o dalla Germania?...Il dubbio, fastidioso, é legittimo..." e ricorda che le ventisette ore brasiliane del cavaliere furono scandite, oltre che da immancabili incontri ufficiali, da alcuni eventi a dir poco singolari: la famosa barzelletta (con lui protagonista immaginario d'una performance sessuale con una cameriera) raccontata alla presenza d'alcuni imprenditori italiani di San Paolo, un'imboscata, organizzata da una trasmissione locale, colla presenza d'una top model in tanga e reggipetto leopardati e, finale col botto, un party con sei ballerine sei.
Il vostro devotissimo era rimasto fermo alla barzelletta ma l'incessante tempesta ormonale cui é vittima Silvietto nostro non s'era evidentemente limitata a sfoghi affabulatori ma aveva trovato ben più concreti compiacimenti.
Difficile dunque che la domanda retorica di Stella possa rimaner sospesa nel limbo dei dubbi irrisolvibili.
Non v'è un sol paese - oltre quelli citati a mo' d'esempio dal giornalista - dove siano concepibili leader e classi dirigenti così cialtrone, strategie politiche e diplomatiche così improvvisate, istituzioni tanto sfasciate come le nostre.
La politica dell'essere amicone di tutti, delle pacche sulle spalle di Putin, di Bush e di Gheddafi e di qualche manata sul sedere non ha fatto diventare Berlusconi (l'Italia) un serio e rispettato interlocutore, l'ha fatto (ci ha fatto) diventare lo zimbello, l'amico scemo, il buffone, l'arlecchino della scena internazionale.
Questa ennesima caporetto della nostra politica - e quella estera è la cartina di tornasole della salute d'una nazione - rispecchia il fallimento del nostro sistema.
E tocca affidarci all'Europa, chiamare in soccorso le istituzioni comunitarie, rivolgerci piagnucolando ai nostri fratellini più grandi per sperare d'ottenere quanto reclamato (e che non è dovuto tanto a questa scassata e imbelle "autorità" statale ma piuttosto ai parenti degli assassinati) perchè da soli non ce la facciamo.
Che tristezza e che vergogna. Non solo perchè un assassino coccolato dalla "gauche caviar" e dalla sinistra salottiera - con buona pace dei "rivoluzionari" d'ogni risma e colore che lo difendono - condannato non per aver ucciso in un conflitto a fuoco, mettendoci la faccia e rischiando la vita ma colpendo a tradimento, come un topo, secondo un ben collaudato stile partigiano - non pagherà dazio; ma anche, anzi soprattutto, perchè il "paese legale" ci fa persino vergognare d'essere italiani, figli del "paese reale".
E' questo che non potremo nè dovremo perdonare a lorsignori quando sarà il momento; che prima o poi arriverà.
Ed allora non ci sarà bisogno di molotov lanciate da studenti fuoricorso, annoiati e mantenuti dai soldi di mammà.
Basterà la rabbia della gente normale, la più potente delle miscele incendiarie.

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