mercoledì 7 aprile 2010

HENDRIK VERWOERD, profeta dell'identita' boera

Dopo lo scioglimento delle repubbliche boere nei territori coloniali inglesi, poi divenuti nel 1910 Unione Sudafricana, le elezioni del 1948 decretarono la sconfitta degli unionisti fedeli alla Corona, battuti dai nazionalisti afrikaners. Tra questi ultimi, due correnti presero allora forma: quella dei vecchi "segregazionisti" che intendevano conservare il potere a profitto dei soli bianchi all'interno dell'insieme sudafricano mantenuto nelle sue frontiere coloniali britanniche e, l'altra, quella ideata e diretta da Hendrik Frensh Verwoerd che invocava uno sviluppo realmente separato, che implicava lo smembramento dello Stato nazione multirazziale lasciato in ereditá da Londra, al fine di consegnare ad ogni popolo il proprio territorio.
Entrambe raccomandavano l'apartheid ma questo termine non aveva lo stesso significato per l'una e per l'altra corrente. "Aparte ontwikkeling" ripreso sotto la forma di "Soewereinitet in eie Kring" (sovranitá in ciascuna sfera), questa era la parola d'ordine di Verwoerd.
Prima di lui s'era effettivamente posto il problema della convivenza interrazziale ma s'era rimasti su un piano di rapporto meramente paternalistico, influenzato dalla concezione calvinistica della predestinazione in forza del quale gli afrikaners si sentivano investiti d'un diritto-dovere di dirigere la popolazione negra con essi convivente.
L'idea "un popolo e una terra" era loro estranea.
Verwoerd aveva ben presto capito che il principio segregazionista allora applicato negli Stati Uniti non era esportabile in Africa dove il rapporto demografico era assai diverso, il nero non aveva mai subito la schiavitù e, soprattutto, non era uno sradicato.
Il segregazionismo egli dunque lo considerava una misura provvisoria in attesa della separazione etnica in comunitá nazionali differenti.
Al tempo stesso aborriva ogni idea di meticciato.
Etnodifferenzialista e non suprematista, Verwoerd considerava meritevoli di tutela tutte le culture negre e, per lui, la sopravvivenza dei bianchi in Sud Africa passava per la confederazione di stati sovrani, ognuno padrone del proprio destino. L'Africa dei popoli doveva prendere il posto dell'Africa degli stati-nazione, imposta dai colonizzatori (e, successivamente, dai decolonizzatori). E raccomandava che i bianchi nella propria terra fossero autosufficienti, svolgessero essi stessi i lavori che abitualmente venivano affidati ai negri che, coerentemente, egli mai infatti impiegó nelle sue proprietá.
"Che le culture africane siano trattate con lo stesso rispetto di tutte le altre nel mondo", questa era la preoccupazione di Verwoerd.
Ció che comportava, quale ineludibile corollario anche il principio dell'educazione separata "Qual é l'utilitá di sottomettere un ragazzo indigeno ad un corso scolare tradizionalmente europeo ? Se gli si insegna ad aspettarsi, nella sua vita d'adulto, una politica d'uguaglianza, si commette un grave errore".
Durante gli anni del suo mandato Verwoerd, che aveva iniziato col prendere le distanze da Londra, riuscì ad affrancare il suo popolo dalla miseria, costruendo strade, sviluppando l'agricoltura. "Il governo attuale intende dare agli altri ciò che reclama per sé stesso. Crede alla supremazia dell'europeo nella propria sfera ma crede ugualmente alla supremazia del bantu nella sua".
Una recente biografia d'un giovane professore universitario francese e giá professore al liceo francese di Johannesburg, Pierre-Olivier Sabalot ("Verwoerd, le prophète assassiné", Ed. du Chamas, non ancora pubblicata in lingua italiana), ha ricostruito con obbiettivitá e senza nascondere gli errori del sistema il percorso politico del leader boero.
Personaggio fuori dal comune, d'una cultura enciclopedica, redattore capo del quotidiano in lingua afrikaans Die Transvaaler - ch'egli portò su una linea antimperialista, antibritannica e filotedesca - Verwoerd si lanciò in politica promuovendo l'idea nazionalista boera ed immediatamente preoccupandosi delle condizioni del piccolo popolo bianco colpito dalla guerra scatenata alla fine del precedente secolo dall'impero britannico e poi dalle successive crisi economiche che avevano finito per stroncarlo.
Qui nacque la sua avversione contro il colonialismo inglese (di cui i boeri furono vittime) a cui s'accompagnó una pari avversione nei confronti delle comunitá ebraiche.
Già in uno dei suoi primi editoriali sul "Die Transvaaler" Verwoerd annotó la necessitá d'un "divieto dell'immigrazione ebrea e dell'espulsione di tutti gli ebrei che rifiutavano l'assimiliazione culturale e politica", opinione condivisa dai suoi e che trovava ragione in ció che si era verificato, e si stava verificando, in quelle terre.
La massiccia immigrazione ebrea, soprattutto baltica, a cavallo fra l'800 ed il '900 dovuta alla corsa all'oro e ai diamanti fu mal percepita dalle popolazioni rurali afrikaners. I nuovi venuti s'installavano nelle cittá organizzando la vendita illecita d'alcool e la prostituzione mentre quelli che s'insediavano all'interno divenivano commercianti vivendo alle spalle della popolazione contadina boera.
Anche allora si osservó l'enorme sproporzione tra la loro percentuale demografica e l'altissima presenza nei posti di comando nell'industria e nelle miniere di cui essi ben presto s'impadronirono; tra essi va ricordata la famiglia Oppenheimer, agente dei Rotschilds di Londra.
La stessa sproporzione la si avverte con riguardo alla presenza di ebrei nei gruppi terroristici e non che fiancheggiarono l'azione comunista nella lotta anti-apartheid.
Dall'accesso al potere dei nazionalisti nel 1948 e poi dalla successiva messa al bando, nel 1950, delle organizzazioni comuniste, si scatenó una vera e propria guerra internazionale contro il governo di Pretoria, dove il ruolo degli ebrei fu preponderante.
Sarebbe estremamente noioso elencarne i nominativi, maggioritari tra i bianchi imputati nei processi e condannati nelle sentenze emesse per atti terroristici o per appartenenza al partito comunista.
E' qui sufficiente ricordare che il piú importante e fidato ministro di Mandela fu Joe Slovo, ebreo stalinista, giá colonnello del KGB, animatore dell'ala terroristica dell'ANC (responsabile del massacro di Church Street a Pretoria il 20 maggio 1983) e principale negoziatore con De Klerk degli accordi che portarono alla sottomissione degli afrikaners; del pari, tutti ebrei furono i ministri bianchi del partito comunista "bianco" (o giù di lì) PCSA nelle coalizioni governative con l'ANC.
* * *
All'assassinio di Verwoerd, pugnalato in piena assise parlamentare nel 1966 da un mezzosangue d'origine greco-mozambicana, apparentemente psicopatico, seguì il ritorno al potere dell'ala conservatrice afrikaner ed il progetto di rispettosa ed equa etnoseparazione dei popoli morì insieme con lui.
E' forse un caso che i successivi presidenti, Vorster, Botha - esponenti dell'ala segregazionista, a cui seguí De Klerk, il quale rimise il proprio mandato nelle mani dell'ANC - incominciarono proprio in quegli anni a imbastire strette relazioni politiche col governo israeliano ?
Che dopo la parentesi Verwoerd, s'intrecció una stretta relazione tra il Sud Africa ed Israele che culminò colla visita di Vorster (giá filo tedesco durante il secondo conflitto mondiale ma accolto entusiasticamente a Tel Aviv) il quale si recó nel 1976 addirittura allo Yad Vashem e continuò con Botha, complice dello stato sionista in esperimenti atomici ?
E si deve forse dimenticare che Vorster e Botha erano in stretto contatto con Oppenheimer, che pure finanziava ambienti apparentemente a loro ostili (vecchi trucchi...) ?
In questo Sud Africa liberato al caos, alla corruzione e alla violenza i Boeri - che Verwoerd, nemico dei poteri forti del capitalismo sudafricano, aveva affrancati dalla miseria - rischiano di vedere la propria identitá soffocata in un magma multiculturale e multietnico.
È per questo che il vostro umilissimo sta idealmente al loro fianco.
E rende omaggio con emozione al loro sacrificio e alla loro lotta senza quartiere di ieri, per l'indipendenza dall'arroganza britannica e di oggi, per la propria libertá contro il tentativo di sterminio sociale ed etnico.
E non puó non ricordare i 118.000 boeri (il 18 per cento della popolazione) che negli anni della guerra di resistenza furono internati nei campi di concentramento inglesi, dove in 28.000 (in maggioranza donne e bambini) morirono.
Nazione Boera, ieri oggi e domani, con te.

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