mercoledì 27 gennaio 2010

IL DIVIETO DEL BURQA: IL PREZZO DA PAGARE PER LA NORMALIZZAZIONE DELL'ISLAM

S'infiamma in Francia il dibattito sul divieto del burqa; dopo le ultime parole del presidente Sarkozy che lo ha dichiarato "non benvenuto" la commissione istituita dal Parlamento per studiare e valutare il fenomeno e le sue implicazioni giuridico-costituzionali ha consegnato oggi il suo atteso rapporto, che contiene la raccomandazione di vietare il burqa negli ospedali, nei mezzi di trasporto e negli uffici statali. «La dignità della persona e l’uguaglianza assoluta tra l’uomo e la donna» sono valori essenziali della Francia mentre il velo integrale, è scritto nel rapporto, «offende i valori della Repubblica», è una pratica «inaccettabile» che minaccia «la dignità della donna».
L'Italia non vuole essere da meno dei cugini d'oltralpe ed allora ecco il ministro Carfagna lanciarsi nella proposta di riunire una commissione di donne immigrate (!) che si confronti sui tempi e sulle modalitá del divieto.
Sulla stessa linea i leghisti (quelli che hanno recentemente votato si al trattato di Lisbona - ne parleremo - che votarono si nel 2002 alla regolarizzazione di circa 800.000 clandestini e che votano regolarmente si alla politica dei flussi d'immigrati in una Italia ormai preda della recessione e della disoccupazione).
Ma torniamo in Francia.
Leggendo "le Monde" di oggi si scoprono interessanti notizie, ossia che la Commissione, oltre a raccomandare il divieto del burqa ha giudicato necessario combattere ogni forma di discriminazione e particolarmente quelle fondate sulla religione e ha invocato uno sforzo per favorire l'insegnamento della lingua araba nelle scuole e, traendo spunto dalle parole dello stesso Sarkozy, ha - sia pur col dissenso d'una parte dei rappresentanti della commissione - raccomandato la necessitá di mettere la religione islamica su un pìano di paritá colle altre religioni, rilanciando l'idea di dar luogo al riconoscimento statale di feste religiose come l'Aïd el Kebir.
Queste proposte non sono altro che la risposta, sia pur non da tutti condivisa, alle domande presentate dalla piú importante comunitá islamica, la CFCM (Consiglio Francese del Culto Musulmano) il quale, per bocca del suo presidente, Mohammed Moussaoui aveva dichiarato: "Se si vogliono combattere le pratiche radicali occorre come contropartita una lotta contro l'islamofobia"
Certamente la Francia non é l'Italia ed i valori "repubblicani" e di "laicité" costituiscono un criterio, ancora (ma per quanto?) lontano dalle nostre visioni.
Ma non v'è dubbio che la questione Burqa nasconde, per tutta Europa, una posta in gioco ben piú alta: l'imposizione/accettazione d'un islam moderato, democratico che possa dare l'idea d'essere normalizzato e digerito dalla societá occidentale.
Se il divieto del burqa puó suggerire agl'ingenui l'idea d'una sorta di diga anti-islamica (certamente portatrice di consensi in questa fase pre-elettorale) al tempo stesso una simile disposizione cadrebbe a fagiolo per coloro che, non da oggi, raccomandano l'avvento d'una societá multiculturale e multireligiosa.
Il prezzo da pagare sarebbe il divieto d'una pratica ultra-minoritaria in cambio di concessioni ben piú importanti.
Quanto accade in Francia lo prova.
Il tutto in linea con un'Europa che, attraverso le proprie istituzioni, raccomanda l'insegnamento nelle scuole della pretesa (ma inesistente) influenza islamica nella costruzione della civiltá europea.
Che predica l'uguaglianza dei diritti individuali tra europei ed extracomunitari ma reprime e confina nei ghetti dell'illegalitá ogni sana difesa dell'identitá etnica e religiosa, il tutto colla benedizione d'una autoritá vaticana che ha rimunciato al senso della propria funzione spirituale e che, per bocca dei suoi vescovi, biasima le scelte identitarie del popolo svizzero, non ancora finito, buon per lui, nel giogo della euroburocrazia.
In questa dittatura liberal-progressista che é l'Unione Europea, il bando del burqa, lungi dal costituire una forma di reazione identitaria, é in realtá un ulteriore semaforo verde all' Islam; che, piaccia o non piaccia ai filoislamici nostrani, é in Europa il cavallo di Troia di chi vuole la morte della nostra civiltá.
Ed allora, miei pochi e pazienti lettori, datemi retta, freghiamocene del Burqa, anzi mettiamolo al ministro Carfagna così la smette di dire idiozie.

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