giovedì 21 gennaio 2010

VERSO LA VACCINAZIONE DI MASSA: SOLO BUSINESS O C'E`DELL'ALTRO ?

Manovre segrete

È notizia recente che il governo italiano ha stipulato nello scorso mese d'agosto colla multinazionale farmaceutica Novartis un contratto d'acquisto di 24 milioni di dosi di vaccino contro l'influenza A-H1N1 (la c.d. influenza porcina) al prezzo di 184 milioni di euro.
Tralasciamo le incongruenze giuridico-legali evidenziate dalla Corte dei Conti, che ha eccepito non solo la segretezza dell'accordo, ma l'eccessivo favore delle condizioni contrattuali di cui gode la multinazionale svizzera, e proiettiamo la questione su piú larga scala.
Partendo dalla Francia dove si é scoperto, grazie al Journal de Dimanche del 31 maggio scorso, che il governo Sarkozy aveva ordinato a tre multinazionali farmaceutiche (Sanofi, Novartis - ancora lei - e GloxSmithKline) 100 milioni di dosi di vaccino contro l'influenza porcina al prezzo di un miliardo di euro; notizia fino a quel momento occultata dai media.
L'intenzione del governo transalpino era quello di utilizzare il vaccino per tutta la popolazione francese in vista dell'annunciato ritorno del virus in autunno, addirittura rendendo obbligatorio il trattamento.
Come non collegare queste manovre col segnale d'allerta inviato dall'Organizzazione Mondiale della Sanitá che, per la prima volta dopo 41 anni, ha indicato un livello d'allarme 6, corrispondente al pericolo di pandemia mondiale, cioé tale da interessare tutto il pianeta col conseguente invito ai paesi del "nord del mondo" a preoccuparsi della salute dei paesi del "sud del mondo" ?
I sostenitori di queste misure profilattiche ricordano come in occasione dell'influenza c.d. spagnola del 1918 le autoritá erano state colte di sorpresa, ció che aveva favorito il diffondersi dell'epidemia; ragione sufficiente per una vaccinazione di massa capace di prevenire o almeno minimizzare il pericolo.

Da un occultamento all'altro.

L'omertá non riguarda solo l'azione dei governi ma colpisce anche - et pour cause - le premesse del ragionamento.
Dell'influenza spagnola del 1918 ha parlato recentemente la rivista medica britannica New Scientist che ha pubblicato gli studi condotti dal Centro di Sorveglianza delle Forze Armate degli Stati Uniti. E' sorprendentemente emerso che la maggioranza delle persone decedute in conseguenza della "spagnola" (mai conteggiate con esattezza ma nell'ordine di varie decine di milioni) non sarebbero state vittime d'un virus ma d'un batterio e sarebbero morte di polmonite.
Conclusioni confermate da altri centri di ricerca; in particolare appare opportuno citare il St.Jude Children Research Hospital di Menphis i cui specialisti sono giunti alla conclusione che l'influenza distrugge le cellule del sistema respiratorio fornendo nutrimento e rifugio alla polmonite batterica, processo accelerato dalla fragilitá del sistema immunitario.
La marina Militare statunitense, che contó oltre 120.00 persone colpite e oltre quattromila vittime dell'epidemia ha recentemente confermato questa diagnosi, rivelando che dagli archivi dell'epoca risultava che i militari colpiti dell'influenza spagnola contrassero la polmonite e morirono di complicazioni polmonari.
Pure l'americana N.A.I.D. (Istituto Nazionale delle Allergie e delle Malattie Infettive) conferma che l'epidemia del 1918 non fu un'influenza virale ma una polmonite provocata da una massiccia infezione batterica.
Un'altra ipotesi avanzata dagli scienzati é quella d'una infezione apparentemente influenzale dietro la quale si nasconde la tubercolosi, malattia d'origine batterica che uccide ogni anno nel mondo circa due milioni di persone.
A sostegno di tale ipotesi sta la circostanza, pacificamente assodata, che la c.d. "influenza spagnola" originó dal Kansas e precisamente dagli allevamenti suini, in mezzo ad una popolazione povera, dal sistema respiratorio reso fragile dall'assorbimento massiccio di polveri e per questo assai sensibile ai batteri della tubercolosi polmonare, propri delle regioni rurali in cui le tubercolosi aviarie, bovine e porcine erano frequenti.

A che serve il vaccino anti-influenza H1N1 ? A nulla. Ed allora...

Quel che é interessante notare é che né l'Organizzazione Mondiale della Sanitá né altri organismi internazionali sono riusciti a isolare, fotografare o classificare chimicamente il virus dell'influenza H1N1 che, come é arcinoto, ha fatto pochissime vittime e tutte tra persone giá colla salute compromessa.
Mentre la normale influenza fa 36.000 morti all'anno negli Stati Uniti e oltre due milioni ogni anno in tutto il mondo senza che nessuno abbia mai speso pari energie nel denunciarne la gravitá.
Il giornalista freelance tedesco-americano William Engdahl rileva singolari coincidenze tra la recente mobilitazione mediatica e quelle scatenate intorno alle pretese - e rivelatesi inesistenti - epidemie animali; a cominciare da quella della "mucca pazza" che avrebbe dovuto provocare decine di migliaia di morti e che si rivelò provocata da una vaccinazione tossica che mirava alla rimozione d'un insetto che colpiva il cuoio degli animali; l'influenza aviaria, provocata dall'ammassamento insalubre di centinaia di milioni di volatili e da un'alimentazione aberrante; l'influenza porcina che fa parte della routine dell'allevamento industriale; la febbre catarrale bovina ed ovina, banale epidemia che ha scatenato attraverso l'Europa un gigantesco piano di vaccinazione che ha provocato effetti disastrosi tra gli animali: morte, aborti, sterilitá, caduta della produzione lattiera.

... manovre di controllo globale.

Ció posto, é interessante notare che in tutti i paesi le Forze Armate hanno la custodia degli stock di vaccini e d'antivirali del genere Tamiflu, ossia quelli che si dovrebbero utilizzare contro la N1H1, che hanno peraltro dimostrato o una generale inutilitá o, in non pochi casi, una vera e propria nocivitá.
Ció che non puó non inquietare ove si pensi alla risoluzione, giá annunciata, di voler dotare gli Stati del potere di vaccinazione obbligatoria di massa; che non puó ch'essere preceduta - come infatti si è giá verificato - da una campagna di terrorismo mediatico volta ad instillare nell'opinione pubblica la paura d'un pericolo, in realtá inesistente, di terribili epidemie.
Tra la volontá speculativa della potentissima lobby farmaceutica in grado di dettare i tempi ai governi e questa annunciata forma di controllo sociale, prima tappa di un percorso che sboccherá in una dittatura burocratico-statalista (che ben si coniuga colla rinuncia dello Stato alle sue vere e sane prerogative), le libertá popolari vanno schiacciandosi sempre di piú.
Nello scenario, nient'affatto incredibile, d'una "governance" mondiale, guidata dagli Stati Uniti, la vaccinazione massificata potrebbe rappresentare addirittura una forma di controllo malthusiano della popolazione del nostro pianeta, per provocarne una sua drastica riduzione, come da piu parti si auspica.
Cosa di piú efficace allora dell'introdurre nelle pappette vaccinali, sapientemente e sistematicamente distribuite agli uomini-vitelli del XXI secolo, degli ingredienti suscettibili di ridurre le difese immunitarie giá rese fragili dalla nutrizione industrializzata, dalle medicine, dalle droghe, dai cibi e dalle bevande adulterate? O magari d'obbligare alla vaccinazione anti-virale per prevenire le malattie presentate come influenzali, ma in realtá d'origine batterica?
Ecco il bel quadretto: sistema-profitto e controllo politico passeggiano a braccetto sulle nostre teste, mentre la signora democrazia sta a guardare e sorride beota pensando che chi decide é lei .

Fonti: "Rivarol" n.2904, 2911, 2926; "Ecrits de Paris" n.723

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