lunedì 7 febbraio 2011

I "MODERATI"

Quando sento la parola "moderati" , parafrasando una famosa espressione uscita tanti tanti anni fa dalla bocca d'una vecchia conoscenza, la mano mi corre subito ...alla tastiera per scrivere proprio quello che scrivo adesso.
Procediamo con ordine.
Dicesi "moderata" quella massa di milioni d'italiani, sicuramente maggioritaria, che pratica idee di comune buon senso nella sfera dei rapporti umani e sociali e dei problemi essenziali che ogni giorno s'affrontano.
Moderato dovrebbe essere colui che ragiona a mente fredda e non sotto l'effetto dell'ebollizione del sangue ma non solo; moderato è colui che cerca di trovare un accomodamento (più o meno onorevole) rifuggendo le soluzioni estreme, ritenendo che ogni cambiamento radicale, per quanto sbagliata possa apparire la situazione esistente, porti con sè inaccettabili ripercussioni negative; e questo sia nelle scelte politiche sia nell'ambito privato dei propri affari personali.
Moderato starebbe a significare pacato, pacifico, aperto al dialogo, accomodante, pronto ad un equo componimento.
Ma a tutto ció, all'aspetto "esterno", "sociale" e "politico" di codesto atteggiamento dovrebbe corrispondere, coerentemente e per non cadere nella schizofrenia, anche un aspetto interiore capace di dar riflesso di sè in ogni condotta esteriore.
Ció che si puó riassumere in un'espressione: sobrietá; sobrietá in ogni aspetto della propria vita; il che necessariamente porta al disprezzo della volgaritá, degli eccessi, dell' ostentazione del lusso e della ricchezza, dello schiamazzo, dell'accaparramento, dell'aviditá, della vanagloria.
Ció a cui corrisponde, in senso affermativo, il rispetto delle forme, la cortesia, la prudenza in ogni scelta e in ogni atteggiamento, l'accontentarsi di ció che é giusto e conforme alle proprie qualitá umane e lavorative, un costante confronto colle situazioni altrui al fine di valutare piú onestamente la propria ossia il vero senso di giustizia.
Nell'antichitá greca il superamento dei limiti della decenza e della sobrietá, detto "hybris" , era cosa inammissibile perché comportava la rottura dell'armonia e dell'equilibrio e per questo provocava la furiosa reazione degli dei.
L'Iliade e l'Odissea, i poemi fondanti della civiltá europea, testimoniano le punizioni divine contro coloro, anche eroi e coraggiosi, che s'erano macchiati di eccessi ed ingiustizie.
Nella Roma repubblicana era bandita, e punita, ogni ostentazione di ricchezza; perfino la famiglia patrizia non poteva possedere arredi in argento se non quelli necessari allo svolgimento dei riti sacri; e la sobrietá imperava anche post mortem tanto che i monumenti sepolcrali erano ridotti all'essenziale e non era ammessa la collocazione di vasellami o di altri oggetti di valore a fianco della tomba del defunto.
La carriera pubblica era caratterizzata dall'impersonalitá perché l'educazione che i romani ricevevano dai loro padri li determinava a indirizzare la propria ambizione non giá alla gloria personale ma all'interesse superiore della patria; e la scarsa varietá dei nomi propri - a vantaggio dell'uso del nome del casato - testimonia ancor piú il carattere austero e misurato della prima vera civiltá italiana.
* * *
Il punto di riferimento di lorsignori "moderati" italiani oggi si chiama Silvio Berlusconi. Si fa fatica ad intravedere in quest'uomo anche una sola briciola di quel "modus" che non solo significa "misura" ma é anche la radice etimologica di quella parolina di cui ci stiamo occupando.
E non é solo il premier e la sua patologica dismisura nella propria sfera pubblica e privata - che neppure v'è bisogno di commentare; sarebbe troppo facile - ad evidenziare quell'anomalia; non ci sta solo lui ma tutta la sua claque di parlamentari e di ministri ed il loro comune atteggiamento a smentire quella "moderazione" ch'essi pretendono di rappresentare.
Neppure c'é bisogno di aggiungere verbo alle scelte politiche "smoderate" - perché prive di "modus" e di misura - di questa classe di "moderati" ; é sufficiente fermarsi prima, all'aspetto antropologico: confrontate gli stipendi che si sono garantiti con quelli dei loro colleghi stranieri e, soprattutto, con quelli dei lavoratori italiani; guardate come sgomitano per partecipare ad un talk-show dove poter profferire qualche idiozia; osservate come si sbranano fra di loro per una candidatura, per un posticino, per un assessorato; controllate la frequenza delle loro presenze in parlamento o nelle assemblee elettive, il livello medio di competenza e di preparazione, il loro comportamento pubblico (e spesso anche privato), il loro linguaggio, la loro indipendenza di giudizio, la loro serietá, il rispetto degl'impegni assunti con chi li ha votati.
E' per questo che non si può essere pagani.
Se gli dei davvero esistessero li avrebbero giá fulminati da un pezzo.

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