giovedì 18 febbraio 2010

ABBASSA LA TESTA, EUROPEO !

La democrazia euroburocratica, che trova nella Carta dei Diritti Fondamentali
dell'Unione Europea i propri riferimenti ideologici tra i quali quelli sanciti all'articolo 11, sotto il titolo "Libertà di espressione e d'informazione"( " Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera"), dimostra ancora una volta la sua ipocrisia e la sua vera essenza.
L'affare "Féret", recentemente giudicato dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ne costituisce l'ultimo esempio.
Persegui(ta)to dalla giustizia belga per "incitamento alla discriminazione razziale", Daniel Féret , fondatore e presidente del Front National belga, fu condannato nel 2006 ad una pena da scontarsi con l'esecuzione di lavori socialmente utili presso le comunitá d'immigrati e a dieci anni d'ineleggibilitá.
La sua colpa? Quella d'aver redatto e fatto distribuire volantini e manifesti che miravano a "opporsi all'islamizzazione del Belgio" a "interrompere la politica di pseudo-integrazione" a "espellere i disoccupati extraeuropei" a "riservare ai belgi e agli europei la preferenza negli aiuti sociali".
Ritenendo che tali proposizioni esprimessero una opinione tutelabile secondo tutte le convenzioni internazionali, compresa quella a cui ci siamo inizialmente riferiti e che é stata recentemente confermata dal Trattato di Lisbona, Féret s'é rivolto alla Corte di Strasburgo per chiedere la condanna dello Stato belga per violazione del diritto d'espressione.
La decisione, resa nel luglio scorso, é l'ennesima riprova della volontá suicidiaria che ha contagiato le elite europee.
Dopo aver riconosciuto l'importanza del diritto d'espressione soprattutto "nel campo del dibattito politico o di temi d'interesse generale " anche se "la libertá di discussione politica non riveste sicuramente un carattere assoluto" particolarmente nel tema dell' "intolleranza" (mi pareva ! ) , la Corte affermava che "le espressioni veicolate dai volantini erano di natura tale da suscitare tra il pubblico, e in particolare tra il pubblico meno avvertito, dei sentimenti di disprezzo, di rigetto, anzi per certuni di odio a riguardo degli stranieri".
La Corte aggiungeva che "le affermazioni, di natura politica, che incitano all'odio fondato su pregiudizi religiosi, etnici o culturali rappresentano un pericolo per la pace sociale e la stabilitá politica (sic) negli Stati democratici...la Corte non contesta che i partiti politici hanno il diritto di difendere le loro opinioni in pubblico e possono dunque suggerire delle soluzioni ai problemi legati all'immigrazione. Tuttavia, essi debbono evitare di farlo raccomandando la discriminazione razziale e ricorrendo a dei termini o tenendo atteggiamenti vessatori o umilianti, perché simili comportamenti rischiano di suscitare delle reazioni incompatibili con un clima sociale sereno e potrebbero incrinare la fiducia nelle istituzioni democratiche".
E' un linguaggio da tribunale rivoluzionario, non da suprema istanza della giurisdizione europea.
Ritenere che i cittadini, nazionali ed europei, debbano essere preferiti nell'assegnazione di aiuti sociali, affermare che l'Islam costituisce una minaccia per la nostra civiltá, sostenere che l'integrazione sia una utopia irrealizzabile sono proposizioni che superano i limiti del diritto d'espressione ("diritto non assoluto" proclamano infatti i giudici di Strasburgo) ed entrano nel novero delle affermazioni lesive del novus ordo europaeus.
La recente decisione sul Crocifisso - la cui presenza nelle aule scolastiche costituirebbe una non tollerabile ingerenza nel diritto all'educazione religiosa da parte dei genitori e del diritto di libero culto da parte degli allievi - é un'altra dimostrazione della volontá di fare tabula rasa di tutto ció che l'Europa ha rappresentato nei suoi secoli in termini di sviluppo e di civiltá cioé di DIFFERENZA rispetto ad altre realtá geografiche.
Ecco di seguito alcune affermazioni anch'esse fortemente impregnate dii "discriminazione razziale" e, inoltre, "umilianti" e "vessatorie", sufficienti a costituire motivo d'incriminazione coll'alto patrocinio della Corte di Strasburgo:
"Haiti é stato il primo paese nero a liberarsi dalle catene della schiavitù...tuttavia, lungi d'aver permesso lo sviluppo del loro paese, la libertá degli haitiani non sará servita a niente, si potrebbe dire, se non a generare dei regimi tirannici capaci solo d' impoverire il loro popolo e, al contrario, di favorire l'arricchimento dei dirigenti...La situazione d'Haiti é del tutto simile a quella della maggioranza dei paesi dell'Africa Nera, compreso evidentemente il piano razziale.
Da cui la patetica questione che tutti si pongono sottovoce ma che é in tutti presente: I negri non saranno degli incapaci?...E' sempllce: fino ad oggi, nella maggioranza dei paesi dell'Africa Nera come anche ad Haiti, gli strumenti di produzione rimangono la zappa e la vanga, gli spostamenti si fanno a piedi, il trasporto delle merci a dorso d'uomo...Se l'indipendenza é stata un'occasione storica di cui occorre assolutamente felicitarsi, occorrerebbe ora che noi avessimo il coraggio di constatare che la nostra cultura non é in grado di favorire lo sviluppo, anzi é antagonista allo sviluppo...".
Queste affermazioni provengono da un giornalista negro haitiano, Albert Kisonga Mazakala, in un articolo apparso il 16 gennaio scorso sulla rivista Libre Belgique.
Lascio a voi immaginare cosa sarebbe accaduto se simili parole fossero state pronunciate da un politico, d'estrema destra, bianco.
La democrazia , da semplice forma di governo, sta degenerando in un sistema totalizzante fondato sul controllo del pensiero e sull'imposizione di dogmi che vanno ben al di lá dell'accettazione del principio di maggioranza; questa nuova forma di democrazia, che chiamerei "ideologica", giá responsabile delle guerre totali, comincia a mostrare il suo vero volto anche all'interno dei propri confini; ma , come ogni regime che vuole imporre le proprie astrazioni ideologiche, é destinata a non durare molto perché finirá per divenire tirannica.
E quindi, miei pochi ed affezionati amici, ci crediamo e lo giuriamo:
no pasaran.

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