mercoledì 3 febbraio 2010

IRAN: POCO CHIASSO QUANDO NON IMPICCANO I DEMOCRATICI

Non so se avete notato una certa discrezione nei media nell'annunciare in questi giorni l'esecuzione di alcuni oppositori del regime iraniano.
Oggi, sul Corriere il titolo d'un servizio sull'Iran é dedicato al leader dell'opposizione "democratica" - Mousavi: la rivoluzione islamica ha fallito - e solo nel sottotitolo si apprende che il regime ha annunciato ed eseguito nuove impiccagioni.
Discrezione che appare strana sol che si pensi allo spazio solitamente dato dalla stampa alle esecuzioni di pene capitali motivate da ragioni politiche, che solitamente sollevano giusti cori d'indignazione e di protesta.
Ma un simile tiepido atteggiamento trova forse una spiegazione nel fatto che i manifestanti non appartengono alla linea "democratica" capeggiata da Mousavi ma ad una cellula dell' Anjoman-Padeshahi-e Iran (Organizzazione Monarchista dell'Iran), un movimento nazionalista ed antimusulmano.
Occorre risalire agli anni venti per ritrovare la presenza d'una corrente nazionalista, ispirata al modello di Ataturk, che invoca la nascita d'uno Stato laico e modernizzato; al suo interno si sviluppò un movimento che rivendicava il passato ariano della Persia e voleva ridare voce alla religione zoroastriana, fortemente perseguitata dall'Islam iraniano.
Essi furono in seguito i piú fedeli sostenitori dello Sciá Reza Pahlavi, poi costretto ad abdicare a favore del figlio in seguito all'invasione anglo-sovietica messa in atto per evitare l'alleanza della Persia con l'Asse e, poiché favorevoli alla Germania, si raggrupparono nella Lega Ariana creando una organizzazione armata di resistenza chiamata "I Vendicatori" che portó a termine numerose azioni contro le truppe alleate.
Tra i piú attivi militanti della Lega Ariana si distinse Hossein Manoochehri, un militare formatosi in Francia, imprigionato dagli alleati per il suo filogermanesimo.
Arrivato ai piú alti gradi della carriera militare - divenne capo di Stato Maggiore dell'armata imperiale - Bahram Ariana (questo il nome che scelse d'adottare, evidentemente privo di connotazioni musulmane e fortemente arianizzato) non abbandonó le sue idee di gioventú; sostenne pubblicamente le rivendicazioni della Lega Ariana per la sostituzione del Corano collo Shahnameh Ferdosi (un libro mitologico che racconta la storia della Persia fino alla sua conquista da parte degli arabi) come libro santo degli iraniani e per l'adozione dell'alfabeto latino al posto di quello arabo.
Esiliato dallo Sciá nel 1971, creó, dopo l'avvento della rivoluzione khomeinista, un gruppo di resistenza chiamato Armata degli Uomini Liberi.
Morto nel 1986 a Parigi gli successe alla guida del movimento Fathollah Manoochehri, che utilizzava lo pseudonimo di Frood Fouladvand, un cineasta che dovette peró fuggire dal rivolgimento del 1979 e che si rifugió poi a Londra dove creó l'Organizzazione Monarchista dell'Iran.
Mantenne fede alla linea della Lega Ariana e alla dottrina del suo predecessore e per questo fu tenuto a distanza dai gruppi filomonarchici democratici e di sinistra delle comunitá iraniane rifugiatesi in Gran Bretagna.
Nell'ottobre del 2007 Frood Fouladvand trovó la morte tentando di attraversare clandestinamente la frontiera fra Turchia ed Iran per raggiungere i propri compagni.
L'Organizzazione monarchista non ha abbandonato la lotta e i recenti arresti costituiscono la prova del suo attivismo.
Il basso profilo che i media hanno riservato a queste esecuzioni la dice lunga sulla buona fede ed obbiettivitá dell'odierna classe dei giornalisti.
Certe morti non emozionano piú queste belle anime, anzi le imbarazzano.
E io, vostro modesto cronista, sono qui per ricordare anche loro: Mohammad-Reza Ali-Zamani (37 anni), Arash Rahmanipour (20 anni).

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