lunedì 15 febbraio 2010

EUROPA E DEMOCRAZIA

Commentatore politico del Corriere della Sera, Angelo Panebianco si domanda, in un articolo apparso pochi giorni fa, se il concetto di "occidente" abbia ancora un senso o se il mondo che rappresentava non si stia frantumando in piú mondi.
Colpa, secondo il docente di Scienze politiche, della incapacitá degli stati europei di dare vita ad un'unica politica, coerente ed unitaria, nelle grandi questioni di politica internazionale (e non solo quella) e, anche della sua volontaria subalternitá, sotto il profilo della sicurezza, alla benevolenza americana.
Colpa anche, a suo dire, dell'atteggiamento di Obama, che avrebbe poca sensibilitá nei confronti dell'Europa e che tenderebbe a "svalutare l'importanza dei regimi politici nelle relazioni internazionali ...Egli - prosegue Panebianco - é il liquidatore o l'aspirante liquidatore del wilsonismo, della visione per la quale che i paesi siano o no democrazie fa una grande differenza per i rapporti internazionali...ma é ancora da dimostrare che sia segno di realismo svalutare il ruolo delle democrazie".
E poi, il botto finale "...é peró un fatto che, dopo alcuni timidi progressi registrati all'epoca di George Bush (mamma mia ! ndr) i processi di democratizzazione oggi languono o sono in regresso in tutta l'area mediorientale " e, da ultimo, l'auspicio che l'Europa continui a mantenersi in una comunitá euro-atlantica.
Cominciamo dall'inizio: é assolutamente vero che l'Europa non ha una politica "estera" comune; ma per l'ottima ragione che non puó averla, in quanto l'Europa, come entitá geopolitica unitaria NON esiste.
Come ben dimostra Aymeric Chauprade, autore fra l'altro di "Chronique du choc des civilisations", studioso di fama internazionale, giá direttore del corso di Geopolitica del Collège Interarmées de Défense (ossia la vecchia Êcole de Guerre francese), non esiste UNO spazio geopolitico europeo ma ne esistono quattro (se non cinque), ognuno dei quali portatore di interessi strategici ben differenti.
Partiamo dal primo, che ci riguarda: perché é il cuore dell'Europa e corrisponde ai territori del primo impero dopo la romanitá: quello dei Franchi e dell'impero Carolingio che si situó negli attuali confini di Francia, Germania, Belgio e Paesi Bassi, Italia centro-settentrionale, e gran parte dei territori alpini.
E' il santuario dell'Europa che non é stata mai violata da dominazioni islamiche, asiatiche e comuniste; ed é, anche, il primo spazio territoriale della vecchia Comunitá Europea. Ai suoi margini Grecia e Spagna, in uno spazio mediterraneo.
Accanto a questo primo " superspazio" stanno, ognuno dotato d'una coerenza culturale e storica, uno spazio geopolitico balcanico, comprendente Stati (ad eccezione di Austria e Serbia) passati direttamente da una posizione di periferia dell'Impero sovietico ad una posizione di periferia americana e uno spazio baltico, comprendente la Polonia, i paesi baltici e scandinavi, retto dalla legge fondamentale per la quale nessun paese rivierasco - Svezia, Danimarca, Polonia ed anche Russia e Germania - é mai riuscito ad unificare le due sponde in uno stesso impero.
V'é poi uno spazio atlantico, comprendente Gran Bretagna e Portogallo, da cui partirono nel XVI secolo dei progetti d'impero mondiale, che hanno avuto in comune gli sforzi per bloccare ogni tentativo di costruzione europea (dal Santo Impero all'avventura napoleonica), che hanno prodotto due stati fortemente meticci (Stati Uniti e Brasile) e sono oggi due pilastri dell'atlantismo, assolutamente alieni dalla volontá di passare da una posizione centrale del blocco euroatlantico ad una posizione di periferia d'un blocco europeo.
Non v'é dubbio che l'assoluta subalternitá degli stati dello spazio balcanico (che trova spiegazione nel timore d'una ulteriore dipendenza dal vicino russo dopo cinquant'anni di schiavitú dal colosso sovietico) e di taluni dello spazio baltico (mossi dalla stessa ragione: meglio un padrone lontano che uno vicino) non puó trovare riscontro nello spazio originario europeo; dipendente dagli Usa dopo la guerra l'Italia ha avuto anche periodi di relativa autonomia negli affari esteri; la Germania ha rivendicato sempre un ruolo di neutralitá; la Francia ha sempre goduto d'una politica estera autonoma; tutte tre, pur militarmente subordinati, in misura diversa, da Washington si stanno ultimamente avvicinando alla Russia di Putin.
Secoli di storia hanno fissato la geografia/geopolitica degli stati europei; di questo sembra dimenticarsi il professor Panebianco, preoccupato com'è di paventare la possibilitá che col progressivo scollamento dagli Usa " l'Europa probabilmente scivolerebbe nell'area d'influenza della semi-autoritaria Grande Russia".
Molto meglio, per il prof, rimanere nell'area americana che, grazie all'amministrazione Bush, avvió i processi di democratizzazione.
Abbiamo sotto gli occhi i risultati di quei "processi di democratizzazione"; i guasti che hanno provocato, le guerre civili che hanno scatenato, gli odi che coveranno generazioni di arabi ed islamici contro il mondo "cristiano-occidentale", reo d'averli umiliati.
Cosa ci dovrebbe legare alla politica estera americana? Il concetto di democrazia, merce d'esportazione.
Ma, cari amici e pochi pazienti lettori, non dobbiamo scordarci che tutte le guerre ideologiche, comprese quelle combattute per sostenere e diffondere verbi egualitaristi e financo democratici, hanno portato sangue , distruzione ed annientamenti, frutto di guerre TOTALI.
Nel 1648 il trattato di Westfalia, dopo i disastri delle guerre di religione e della guerra dei Trent'anni, pose le basi del Ius Publicum Europaeum, in forza del quale ogni Stato, ogni Impero riconosceva le buone ragioni del nemico e, anche nel momento della sua sconfitta militare, non lo trattava da criminale, non lo condannava all'annientamento; e poneva le basi perché divenisse un suo alleato di domani.
Allo stesso modo d'una tenzone fra cavalieri animati da reciproco rispetto.
Per duecentosettant'anni - coll'eccezione delle guerre ideologiche scatenate dalla rivoluzione francese che pretendeva il monopolio della giusta causa e incitava all'odio contro il nemico - l'Europa ha evitato guerre generalizzate.
Che si sono riscatenate colla contrapposizione fra stati democratici ed imperi autoritari nella prima guerra mondiale e fra una coalizione democratico-comunista contrapposta ad una coalizione nazionalista nella seconda.
L'ideologizzazione della politica estera ha visto, recentemente gli Stati Uniti arrogarsi il monopolio della libertá (enduring freedom) , assumersi difensore del bene assoluto, contro i regimi oscurantisti, fascisti, autoritari del medio oriente.
Allo stesso modo con cui il comunismo ha cercato, ponendosi come il liberatore dei popoli oppressi, di imporre la propria mortifera ideologia in tutti gli angoli della terra.
Neppure il nazionalsocialismo ebbe mai la pretesa d'imporsi come portatore d'un generale messaggio salvifico; il disegno hitleriano mirava all' occupazione dello spazio geopolitico tedesco, magari imponendo il proprio ordine in quei territori; ma a nessuno dei capi nazionalsocialisti venne mai l'idea di voler imporre la propria ideologia in Inghilterra, Francia, Spagna, Grecia etc etc. Nella loro testa c'era il disegno d'una europa germanocentrica, non nazionalsocialista.
Men che meno gli altri regimi fascisti o nazionalisti.
Comunismo e democrazia, figli del giacobinismo rivoluzionario, hanno abbattuto manu militari un ordine europeo ch'era politico e non ideologico ed hanno tolto l'Europa dalla Storia.
Ma quanto durerá ancora tutto questo ? Scenari interessanti si stanno aprendo.
Proprio quelli che il prof.Panebianco teme.

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