domenica 7 marzo 2010

7 marzo 1956. Alfa Giubelli, la nostra Carlotta Corday

E' nota la storia di Carlotta Corday, la ventiquattrenne francese che il 13 luglio 1793, penetrata nell'abitazione di Marat, immerso nella tinozza per curare una dermatosi infiammatoria che l'assillava e lo rendeva fisicamente piú disgustoso di quanto giá era, gl'infila l'intero pugnale sotto la clavicola per vendicare le persecuzioni giacobine che l'"amico del popolo", un fallito al quale la rivoluzione ed il terrore avevano fornito un buon mestiere, aveva reclamato ed ottenuto contro il partito girondino cui la giovane normanna apparteneva.
Non so dire se la storia si ripeta o no ma talune circostanze, indubbiamente, trovano assonanze spesso prodigiose.
La macelleria giacobina del 1793 - che la mala fede di certi storici chiama pudicamente "eccessi rivoluzionari" - e quella partigiana del 1944/1945 - che la vulgata antifascista riduce a semplici "casi isolati" - s'assomigliarono assai e rivaleggiarono quanto a raffinatezze d'esecuzione; gli annegamenti collettivi nella Loira dei vandeani e gl'infoibamenti titini degl'istriani ubbidivano alle stesse esigenze di sterminio etnico e di sadico compiacimento dei boia anche se i secondi causarono ben piú terribili strazi a chi ebbe la mala sorte di non trovare morte immediata nei traumi della precipitazione negli abissi carsici.
La giovane etá della francese, amante della "liberté" ma girondina perseguitata dal furore sanguinario dei montagnardi l'avvicina in qualche modo alla nostra Alfa Giubelli, ventiduenne nel 1956.
Aveva solo dieci anni quando, nel 1944, arrivó l'ordine del partigiano Aurelio Bussi (nome d'arte "Palmo") di prelevare la madre dalla sua abitazione di Crevacuore, nel biellese, "perché fosse interrogata".
Margherita Ricciotti era moglie di un soldato partito per la guerra e la sua famiglia era sempre stata di sentimenti fascisti.
"Tutti i Ricciotti sono spie - aveva sentenziato "Palmo" - e le spie fasciste vanno eliminate". L'ordine era arrivato dall'alto, da "Gemisto" (alias Francesco Moranino, deputato comunista del dopoguerra la cui grazia da parte del presidente della repubblica Saragat, nel 1965, era stata barattata dal pci in cambio dei voti per la sua elezione).
La donna, che nulla sospettava e pensava di sbrigare la faccenda in poco tempo, s'era portata con sè la figlia ma invece d'essere accompagnata al comando fu portata al cimitero.
Una raffica di mitra sparata da "Palmo", alla presenza della bambina impietrita dal terrore, chiuse rapidamente la pratica.
Altrettanto rapidamente fu archiviata la pratica giudiziaria, quando nel 1953 il pubblico ministero chiese ed ottenne dal giudice istruttore di Vercelli l'archiviazione del caso poiché il fatto andava qualificato come "azione di guerra" e dunque non era punibile.
* * *
Tre anni dopo Alfa, sposatasi giovanissima con un ex maró della Decima Mas, il mattino del 7 marzo, prende dal cassetto la pistola del marito e sale sulla corriera per Crevacuore dove il Bussi, naturalmente insignito di medaglia d'oro per gli atti di valore compiuti nel corso della Resistenza, era nel frattempo divenuto sindaco, eletto nelle file del pci.
Rintracciato l'eroe partigiano a casa della sua convivente , dopo aver pronunciato le parole "sono Alfa Giubelli, la figlia di Margherita Ricciotti", lo fa secco a pistolettate e si costituisce immediatamente alla caserma dei carabinieri.
Al processo Alfa é condannata a cinque anni e tre mesi di reclusione, pena mite che le viene inflitta col riconoscimento del vizio parziale di mente.
C'era un giudice quel giorno.
Ho detto che le vicende hanno qualcosa in comune: il gesto di vendetta d'una donna e il clima di macelleria che le aveva viste, seppur in modi diversi, vittime e le aveva determinate ad un atto di giustizia; e, per mera completezza espositiva, aggiungiamo la presenza, al momento della resa dei conti, delle rispettive conviventi dei due ammazzati , quasi che un destino bizzarro ma attento abbia voluto riservare a queste donne la stessa sorte di chi fu disperato testimone degli atti di macelleria perpetrati dai due figuri.
Ma la comparazione ci fornisce l'occasione per sottolineare anche una fondamentale differenza.
In Francia di terroristico ci fu, seppur per pochi anni, un regime, che fu combattuto faccia a faccia, in campo aperto dagli eroici e tenaci controrivoluzionari vandeani; lì ci fu dunque una serie di guerre civili, frutto di diverse e successive sollevazioni popolari.
In Italia, per un anno e mezzo, dal 1944 a metá del 1945 ci fu una guerra PRIVATA, menata dal partito comunista, che non affrontó mai i suoi avversari in campo aperto ma si limitó ad eseguire atti di terrorismo, prelevamenti di persone (come nel caso della madre della nostra Alfa e di tanti compaesani del mio defunto padre, a Pieve di Cento, spesso scomparsi nel nulla, in puro stile mafioso), agguati, attentati, sperando, e spesso riuscendovi, di scatenare la rappresaglia tedesca per sfruttarla politicamente.
Non fu, quella del 1944-1945, una guerra civile, come quella combattuta in Vandea dopo la sollevazione popolare del 1793 o in Spagna dopo l'Alzamiento guidato da Franco del 1936; qui due eserciti s'affrontarono in una guerra "familiare", seppur accompagnata anche d'episodi repellenti; là il partito comunista s'impegnó in un'attivitá puramente terroristica.
E delle cui conseguenze siamo, ancor oggi, ostaggi.
O non avete forse notato che il pci prima e la sinistra democratica ora sono forti e politicamente ed economicamente radicati proprio nei territori in cui gli assassini partigiani maggiormente operarono ?
E a mó di temporaneo commiato, il vostro umilissimo vi raccomanda caldamente la lettura di un libro fondamentale, "Dalla parte dei vinti" di Pierino Buscaroli (ed.Rizzoli) uno che la storia la conosce e l'ha vissuta in prima persona.
Dimenticavo: Alfa Giubelli é ancora viva.
Che Dio la tenga in salute.

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