sabato 20 marzo 2010

FEMMES PUBLIQUES

Non mi sembra vi sia nulla di scandaloso nella proposta, avanzata dalla Santanché, di permettere l'esercizio della prostituzione nei locali pubblici, ristoranti, night club et similia.
Perché meravigliarsi - dico io - se quel puttanificio che é divenuto il nostro paese estende l'esercizio del pubblico, dico pubblico, meretricio - giá abbondantemente praticato nelle assemblee parlamentari, regionali e comunali, nei consigli d'amministrazione del parastato e delle partecipate, nelle aule di giustizia, nelle direzioni amministrative delle asl, nelle direzioni degl'istituti bancari e assicurativi, nelle redazioni di molti giornali e scusate se ho omesso qualche altro lupanare - anche a livelli accessibili al popolo sovrano.
Il quale anche oggi emette un grido, un pó diverso peró da quello di dolore raccolto da Vittorio Emanuele II nel 1859, perché - O tempora, o mores ! - assomiglia piú ad un muggito d'infoiamento di fronte alle prestazioni erotiche dei suoi massimi rappresentanti politici, alle generose esibizioni di cosce e tette di politichesse, ministre, veline e di altre "maîtresses à penser".
All'invidia sociale di ieri oggi é subentrata l'invidia sessuale.
Se oggi fosse in preda ad un'ansia rivoluzionaria il popolo non assalterebbe piú il palazzo ma la residenza d'Arcore e non per regolare i conti politici ma per poter toccare con mano, e magari "saccheggiare", l'arem del Tiranno.
Il quale, a sua volta, oggi non scapperebbe piú con documenti compromettenti o con valigie piene di dollari, ma con le piú piccanti videocassette di Moana e con l'intera collezione di Penthouse, con destinazione non Washington ma, indovinate dove, l'Avana o Rio de Janeiro.
Insomma perché prendersela tanto con la Santanché !
Non foss'altro perché ha innescato una vera e propria polemica degna d'essere registrata per la profonditá d'argomentazioni che ne sono susseguite.
Alla neosottosegretaria ha infatti risposto la Mussolini, presidente della Commissione per l'Infanzia ed Adolescenza : "no alla mercificazione del corpo della donna", dimenticandosi di quando apparve, come mamma l'aveva fatta, su una rivista erotica, per il piacere degli onanisti degli anni ottanta e, dulcis in fundo, Pia Covre, storica fondatrice del Comitato per i diritti civili delle prostitute che reclama il riconoscimento dello status di lavoratrici per le sue associate.
Le quali, in fin dei conti, in mezzo a tanto farisaismo, son le piú oneste.
Ma anch'io, o lettori, ho una proposta da fare.
Visto che siamo vicini al centocinquantesimo anniversario dell'unitá d'Italia celebriamo degnamente, collo spirito d'oggi, la ricorrenza; modificando la prima strofa del nostro inno: "Bor-de-elli d' I-ta-li-a..."

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