lunedì 1 marzo 2010

LA DEMOCRAZIA IN ROTTA

É l'esperto Mannheimer che ce lo dice: crolla la fiducia degl'italiani nelle istituzioni.
A poche dettimane dal voto regionale, il nostro paese é colpito da una profonda sfiducia che non risparmia alcun settore della nostra societá.
Dal mese di dicembre, data dell'ultimo rilievo, la fiducia nella magistratura passa dal 55 al 45%; in Confindustria dal 38 al 34%, il parlamento e i partiti politici crollano, rispettivamente dal 39 al 28% e dal 18 al 12 %.
La scuola passa dal 62 al 52% mentre l'Unione europea cala dal 66 al 56%.
Qualche giorno addietro il vostro umilissimo aveva avanzato qualche riflessione, facile ma inevitabile, sul declino del senso civico degl'italiani, ricollegandolo al quadro miserrimo d'una classe politica di furbetti e insipienti, pronti al maneggio ed alla corruzione.
I risultati, evidentemente, non sono frutto del caso o di qualche cambiamento climatico.
La condotta del nostro popolo riflette, in basso, ció che i suoi rappresentanti esprimono dall'alto. Ed é vana illusione sperare che un sussulto di civismo, di senso del dovere, di austero disinteresse possano impadronirsi d'una cittadinanza che della furbizia e del tornaconto ha fatto i suoi criteri di stile e di vita.
Il mio pessimismo si ferma peró alla capacitá autoregolamentatrice degl'italiani, non alla possibilitá che, proprio in mezzo a noi, possa sorgere un gruppo di persone che - una volta ogni dieci/dodici generazioni il caso ricorre - si erga dalla massa e si faccia elite, donando esempi e riportando ordine e forma.
Ma per l'intanto siamo in mezzo al caos.
A Roma e a Milano, due listini di centrodestra in appoggio alle candidature della Polverini e di Formigoni vengono bocciati dalle commissioni elettorali per vizi che paiono evidenti nella loro insanabilitá. ma che, al tempo stesso, rivelano la terribile capacitá della burocrazia di divenire, oggi in questo mondo invertito - dai gusti sessuali a quelli artistici, dalla politica all'economia - arbitra delle cose umane.
Lungi da chi scrive perorare la causa della candidata laziale del pdl ma, effettivamente, un'elezione priva del maggior raggruppamento partitico italiano perde gran parte del suo significato.
Ma é proprio partendo da queste banali considerazioni che si riescono ad intravedere, in questi e altri casi consimili, importanti sintomi della malattia incurabile di questo sistema; che sta pian piano ritorcendosi su sé stesso, affogandosi in quella burocrazia che, paradossalmente, é la sua stessa linfa vitale ma che, al contempo si sta trasformando nel suo prelibato veleno.
É in fin dei conti un problema di elite.
Che in Europa - ma soprattutto in Italia - rivelano la loro impressionante mediocritá, quando va bene, o la loro arroganza nei casi peggiori e piú ricorrenti.
Traggo un passo da un libro giá da me precedentemente citato "Chronique du choc des civilisations" di Aymeric Chauprade; questi osserva come nei gruppi animali piú socialmente evoluti, scimmie e lupi, esistono per tutti necessitá d'ordine fisiologico, ossia nutrizione e riproduzione ma i capi-branco o i capi-gruppo, in piú, si danno (rectius, l'istinto dá loro, ma il senso non cambia) compiti d'ordine superiore: stabilimento della gerarchia e difesa del territorio.
Questi compiti, certamente onerosi, li distinguono peró dal resto della massa e conferiscono loro diritti (per esempio alla scelta della femmina, alla precedenza nel pasto) che sono il riflesso dell'assunzione di corrispettivi doveri, quali quelli di essere in prima fila nei combattimenti, di dimostrarsi piú forti e d'essere pronti a dare la propria vita per la difesa di tutti gli altri.
L'assunzione di compiti di responsabilitá e la consapevolezza d'adempiere ad un compito superiore, che s'astragga dal soddisfacimento d'un bisogno immediato, che assurga ad un livello quasi spirituale, é ció che distingue il capo dalla massa. E l'esempio degli animali ben s'adatta anche ai gruppi umani.
Oggi, i governanti occidentali sono appiattiti sulle stesse necessitá materiali che costituiscono il modo d'essere della maggioranza; non interessa ad essi il rispetto dei cittadini, anzi pretendono di mostrarsi "come uno di loro" (facendosi ritrarre mentre accompagnano il cane a pisciare o mentre, armati d'un sorriso ebete, sono intenti a cuocere le pappardelle o facendosi vedere in compagnia di baldracche, qualche volta pure sposandole) accontentandosi d'un distacco solo "quantitativo" (il livello di vita materiale) non "qualitativo" (il modo di vita) e, godendo della complessitá d'un sistema che s'é diviso in migliaia di postriboli per meglio comodamente esercitare i propri meretrici, attuando a favore di sé stessi una vera e propria de-responsabilizzazione.
Ed é questo sistema - democratico, oligarchico, burocratico e deresponsabilizzato - che sta portando la nostra civiltá sempre piú in basso, sull'orlo del baratro. Dove peró, a Dio piacendo, non sprofonderá, il vostro umilissimo ne é sicuro e ve lo giura.
p.s.
Sarebbe il momento per i movimenti che sinceramente - e giustamente - vogliono combattere questo sistema di svolgere qualche riflessione sul proprio modo di agire e di rapportarsi alla crisi attuale del sistema. Invece di inseguire una squalificata classe politica nelle sue smanie elettoralistiche, plebee e presenzialistiche, meglio sarebbe fermarsi, fare un bel respiro ed allenarsi ad usare un pó di lungimiranza.
In un sistema dove tutti corrono freneticamente verso il nulla, chi é capace di stare fermo mantenendo la calma non solo non sbaglia ma acquista consenso e credito, soprattutto tra coloro che non hanno ancora perso la testa.

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