sabato 20 marzo 2010

FRANÇOIS DUPRAT (26 X 1940 - 18 III 1978) - prima parte

Con due giorni di ritardo ricordo la prematura ed improvvisa morte di François Duprat, ucciso il 18 marzo 1978 a Cudebec-en-Caux, in Normandia a seguito dello scoppio d'una bomba collocata nella sua autovettura.
Infame delitto, rimasto impunito.
L'attentato, in cui rimase gravemente ferita anche la moglie, fu rivendicato dal “Commando Souvenir” che nel messaggio dichiarava “Non dimentichiamo Auschwitz”.
Dopo alcune frequentazioni giovanili nell'estrema sinistra Duprat aveva iniziato a scrivere per la “Defense de l'Occident” diretta da Maurice Bardèche e dopo l'esperienza in Jeune Nation, Parti Nationaliste, FEN, (a fianco di Dominique Venner e Alain De Benoist), Occident, GUD, Ordre Nouveau, fu cofondatore del Front National di Le Pen al quale aderì alla testa dei Groupes Nationalistes Révolutionnaires.
Duprat, lucido pensatore e fervente militante dell'idea nazionalrivoluzionaria,
ebbe il merito di prevedere con decenni d'anticipo gli effetti devastanti dell'immigrazione.
Ed il suo il "manifesto nazionalista rivoluzionario" conserva, anche dopo piú di trent'anni, una impressionante attualitá.
Lo riportiamo nei suoi tratti essenziali, e lo dividiamo in piú parti per rendere piú snella la lettura.
* * *
"Il nazionalismo rivoluzionario rappresenta un tentativo di prendersi carico della crisi attuale dell'Europa, sul piano d'una radicale remissione in causa dei valori della societá. Il nazionalismo rivoluzionario propone come nocciolo centrale dell'azione umana l'idea di nazione, concepita come un'unione organica d'elementi che, senza essa, non rappresenterebbero che un aggregazione senza consistenza ed attraversata da tensioni distruttrici...Queste tensioni debbono essere eliminate dallo Stato che é quello del popolo tutto intero. Come possiamo noi definire il popolo in un modo coerente ? Il popolo non puó essere che l'insieme di quelli che contribuiscono allo sviluppo nazionale, ció che esclude i profittatori, i parassiti, i rappresentanti d'interessi stranieri. Quali sono dunque i gruppi sociali che fanno parte della realtá del nostro popolo ?
- gli operai, produttori di base;
- gli agricoltori, piccoli proprietari, fattori o operai agricoli, che formano un gruppo direttamente attaccato alla produzione;
- la piccola borghesia, nella misura in cui partecipa anch'essa alla produzione e dove le sue attivitá di servizio e di distribuzione sono direttamente legate alle necessitá dello sviluppo armonioso degli scambi in seno alla popolazione;
- gli elementi nazionali della borghesia in quanto classe proprietaria d'una buona parte dei mezzi di produzione, ossia tutti i partecipanti attivi alla produzione, a livello di direzione e gestione, nella misura in cui essi formano un settore realmente indipendente da gruppi ed interessi stranieri. Noi dobbiamo insistere sull'aspetto nazionale di questo gruppo sapendo che una parte dei suoi membri sono in realtá legati a forze estranee al nostro popolo...
..Il nazionalismo rivoluzionario considera la Francia come una nazione colonizzata che é urgente decolonizzare. I francesi si credono liberi mentre non sono, in realtá, che dei giocattoli di lobby straniere che li sfruttano grazie alla complicitá di classi dirigenti a cui queste lobby lanciano qualche pezzetto della loro torta...E' evidente che tale situazione di paese colonizzato non é percepita dai nostri compatrioti; una simile cecitá non é che dovuta all'abilitá dei nostri sfruttatori che tengono in mano il controllo dei media e poi, insensibilmente, della nostra cultura nazionale , la cui realtá é deliberatamenmte negata. Attraverso tale metodo diviene assai difficile far comprendere ai francesi ch'essi vivono in un paese il cui popolo non é piú padrone del proprio destino... La coscienza dello status di nazione dominata che é quella della nostra patria rappresenta la prima pietra del nostro edificio dottrinale...Poiché i francesi non sono i veri padroni della loro patria, la tradizionale opposizione fatta dai nazionalisti tra un "buon capitalismo" nazionale ed un "cattivo capitalismo" internazionale non é che un vero e proprio inganno...Il capitalismo é una formula economica che sottintende la schiavitú della nostra nazione...la nazione deve riprendere il controllo della vita economica e, specialmente, dei settori in cui gl'interessi stranieri sono piú potenti. Banche, settori di punta, centri di ricerca e di distribuzione debbono essere ripresi dal popolo francese. Lo pseudo sacrosanto principio della proprietá privata non entra in gioco poiché dei beni illegalmente acquisiti non possono reclamare né rispetto né compensazione...
(1 - segue)

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