mercoledì 24 marzo 2010

SILVIO C'E'

Non sono barzellette, ma cronaca d'Italia.
Un ghanese residente da tempo a Modena, Anthony Boahene, ha pensato bene di chiamare suo figlio, un bimbo di tre anni, Silvio Berlusconi.
"Mi piace come parla, come si muove, anche se non conosco benissimo la politica...se mi scrivesse o mi telefonasse sarei davvero contentissimo e onorato. E anche mio figlio: é convinto che il premier sia suo nonno".
Gei Ar, Sue Ellen, Kevin i nomi delle ultime generazioni di bimbi figli delle telenovelas e degli eroi hollywoodiani, erano succeduti ai classici Palmiro, Alcide, Benito, figli di un'Italia divisa, nè piú nè meno dei secoli precedenti, dalle lotte politiche.
E, nella stessa scia romantica, come non ricordare le figlie del socialista Silvestri battezzate coi nomi di "Folla", "Unita", "Vittoria" in attesa di un'utimogenita, a cui peró i destini magnifici e progressivi negarono di nascere, e che sarebbe stata gratificata del nome "Certa" per chiudere il cerchio dell'immancabile vittoria finale delle masse proletarie.
Ad ispirare il futuro neoitaliano Anthony nella scelta di cotanto nome non é stata peró l'ideologia politica ma la dialettica di Silvio e, cosí dice, per "come (Lui) si muove".
Quest'ultimo non mi sembra sinceramente un gran complimento; non essendo Egli nè una fotomodella nè un ballerino di danza classica, l'unica "movenza" capace di suscitare entusiasmo puó essere la gestualitá d'un comico; e qui sono d'accordo col ghanese, essendo Berlusconi - ció che io penso da molto - una forma evoluta di Totó.
Ecco allora spiegati anche i gusti del piccolo Silvio Berlusconi Boahene ; é naturale che i bambini simpatizzino con personaggi divertenti, ridanciani: Topo Gigio, i Puffi, Mister Bean anche se il piccolo ghanese pare particolarmente attratto dall'immagine televisiva del suo nonno putativo.
"Si incanta a sentirlo quando parla in tv - spiega il padre, a tal punto che - se per caso qualcuno vuole cambiare canale lui s'impossessa del telecomando e non ce lo fa piú toccare".
Una vera e propria birba questo mini Silvio Berlusconi abbronzato (oh, sono espressioni di Lui ! ). Naturalmente tutto ció non poteva passare inosservato dalla classe politica che, da questa eclatante manifestazione d'amore, ha tratto spunto per tuffarsi beotamente nel fiume in piena delle banalitá, che incessantemente esonda dagli argini che il buon Dio ha posto a freno dell'umana stupiditá.
"E' un interessante esempio di come l'immigrazione diventi integrazione quando si compenetra con i costumi della casa che accoglie" ha blablablato Anna Maria Bernini, candidata governatrice Pdl alla Regione Emilia Romagna, reduce dal giuramento di fedeltá pronunciato a Roma al di Lui cospetto, garrula rondinella di questa primavera del nulla.
Una fedeltá che arriva fino al punto di considerare la scelta del nome (e pure del cognome) del suo Capo come segno d'integrazione e di "costume" del paese d'accoglienza, lasciando peró stare la "compenetrazione", espressione che il Nostro Beneamato Leader non assocerebbe di certo all'accoglienza multiculturale.
"Il premier é amato trasversalmente (sic) anche da tanti stranieri - osserva a sua volta compiaciuto un altro consigliere regionale emiliano romagnolo del centrodestra - e questo papá puó essere d'esempio quando dice che le leggi vanno rispettate".
Come il Leader Nostro possa essere amato in maniera "trasversale" ossia, secondo il Devoto Oli, "ponendosi in maniera perpendicolare o obliqua" rispetto agli autori dell'azione amorosa e, per di piú, stranieri, é cosa sulla quale preferiamo sorvolare.
Ma dobbiamo aggiungere, a chiosa dell'intervento veramente notevole per acume politico dell'esponente pdl, che papa Boahene non ha detto affatto che le leggi vanno rispettate e anche se l'avesse detto - e ammettiamo che lo pensi pure - é difficile non replicare che le leggi sono da rispettare ma non perché ció l'affermi uno che ha chiamato il proprio figliuolo con quel nome.
Ma l'importante é che Silvio c'é. Ed Egli si distacca dalla materialitá delle cose, dai desideri volgari delle masse, dagl'impeti d'amore perpendicolari, obliqui e pure paralleli.
Chi lo dice ?
Manila Gorio, un trans barese giá amico/a della escort Patrizia D'Addario.
"Si sono stata a Palazzo Grazioli (la residenza romana di Silvio) - dice Manilona nostra - ma non erano festini a luci rosse come volevano farmi dire giornalisti inglesi d'un tabloid offrendomi dei soldi. Il presidente Berlusconi non fa festini ma semplicemente legge poesie".
Ma ditemi voi, se non ci fosse Silvio, v'immaginate che noia !

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