lunedì 22 marzo 2010

FRANÇOIS DUPRAT (26 X 1940 - 18 III 1978) - seconda parte

"Sappi che non sei morto invano, perché noi prenderemo in mano la fiaccola e continueremo la tua opera". Jean Marie Le Pen, nell'orazione funebre.
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" Riprendere in mano la nostra economia permetterá il recupero dell'indipendenza nazionale poiché gli sfruttatori, privati d'ogni fonte d'arricchimento, non avranno piú alcuna ragione d'operare sul territorio nazionale. Noi dobbiamo dunque considerare che il nostro programma di liberazione politica e sociale passa attraverso l'adozione d'una economia comunitaria a livello dei mezzi di produzione che, in buona parte, sono oggi nelle mani d'interessi stranieri sia direttamente sia indirettamente... Il recupero delle ricchezze nazionali deve andare di pari passo colla fine dell'influenza culturale straniera in seno alla nostra sfera civilizzatrice. Dobbiamo rimettere in onore la nostra tradizione nazionale...ridando al nostro popolo un compito all'altezza del suo destino storico. Questo compito non puó che essere la costruzione d'un sistema politico economico suscettibile di servire da modello alle nazioni che si confrontano sullo stesso problema, ossia quello della liberazione interna da una influenza straniera predominante.
Ridando ai francesi, tale essendo l'ambizione dei nazionalisti rivoluzionari, la volontá di combattere e di vincere, noi daremo il segnale di rinascita nazionale della Patria. La storia gloriosa della nostra nazione é sempre stata fondata su una accanita volontá di vivere liberi; restaurando questa tradizione multisecolare noi metteremo fine a questo processo di vero e propio genocidio culturale e biologico che mira a distruggere il nostro popolo e la sua organizzazione, intesa quale entitá coerente ed unita.
La nostra volontá di liberare la nostra nazione si situa in una concezione piú ampia della Storia, concezione che é alla setssa base della nostra battaglia ideologica. Per noi nazionalisti rivoluzionari la storia é fondata sulla competizione dei popoli, i quali agiscono in maniera benefica in vista del mantenimento, in tutti i settori, della loro originalitá; sul piano etnico, culturale, politico etc etc.
Tutto ció che s'oppone a questa originalitá, mira a distruggere il motore stesso della storia...Mai l'uomo avrebbe potuto progredire senza un fondamentale atteggiamento di emulazione, in rapporto ai suoi simili e le lotte tra gruppi, etnici o altri, sia militari sia pacifiche, sono sempre state il vero motore della storia.
L'indipendenza dei gruppi umani s'é codificata, giá da secoli, in un tipo ormai universale, quello dello Stato-nazione. Di contro, i tentativi d'Impero, universali o anche piú limitati nello spazio, sono crollati nel sangue..,. e rappresentano delle vere e proprie "prigioni dei popoli" destinate presto o tardi a implodere...
Lo Stato-nazione, motore della storia, deve essere omogeneo, non su un piano strettamente razziale, ció che l'esperienza storica non é in grado assolutamente di provare, ma su un piano di mutua coesione e cooperazione tra i diversi partecipanti di questo raggruppamento storico...La storia non puó aver senso se la realtá nazionale dei singoli popoli non é preservata. Il colonialismo storico e culturale che noi subiamo mira direttamente a impedire alla nostra nazione di conservare le proprie caratteristiche. Il miglior mezzo di sviluppare le potenzialitá nazionali risiede nel mantenimento della nostra integritá in quanto popolo e fintanto che delle minacce peseranno su quella, questo compito sará il primo per i nazionalisti rivoluzionari... Se la storia é, prima di tutto, libero gioco di competizione tra gruppi organizzati, lo stesso principio della vita umana nasce da questa concezione. Per noi, l'uomo non é capace di progresso se la sua vita non é fondata su due chiari principî : 1) emulazione competitiva cogli altri uomini e 2) cooperazione cogli altri membri del suo gruppo.
L'emulazione, fattore di progresso, dev'essere completato dalla cooperazione, per evitare uno schiacciamento dei deboli da parte di quelli piú forti, La vera funzione dello Stato é d'altronde di compensare le inevitabili diseguaglianze, al fine di mantenere la coesione del gruppo nazionale....".
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Il manifesto termina coll'elencazione e l'esame delle regole che debbono presiedere la costituzione ed il funzionamento d'un movimento politico ispirato all'idea nazional rivoluzionaria.
Gruppi dominanti parassitari, interessi stranieri antinazionali, sradicamento della cultura e dell'originalitá dei popoli, imposizione di modelli estranei alle tradizioni religiose e culturali.
Non sono forse questi dei fenomeni in atto e che hanno subìto, in questi ultimi tempi, un'impressionante accelerazione grazie all'adozione di regole, emesse dagli organismi della UE, del tutto astratte e, quindi, manipolabili ed utilizzabili ad usum delphini ?
Non é forse vero che l'economia europea é stata sottratta alla sfera decisionale dei singoli Stati, che la moneta circolante é stata sottratta al potere d'emissione dei governi, che le legislazioni nazionali sono ormai vincolate a decisioni provenienti dalla superlegislazione comunitaria europea, ostaggio di poteri forti e assai poco visibili?
François Duprat, collo spirito profetico che é di pochi, aveva giá intravisto l'asservimento delle ricchezze, dell'energie, del lavoro del proprio paese ad interessi antinazionali, conseguenza inevitabile della decadenza d'una societá.
La sua chiamata "alle armi" faceva paura e l'hanno tolto di mezzo.
Ma l'eco delle sue parole non s'é spento.

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