sabato 13 marzo 2010

DEMOCRATICA MAGISTRATURA

Cosa può c'entrare la Procura della Repubblica di Trani con le asserite pressioni (qualificate giuridicamente come ipotesi di concussione) che mister Berlusconi avrebbe esercitato per determinare i responsabili della Rai a congelare le trasmissioni televisive (tra cui quella di Santoro) durante la campagna elettorale, é una domanda che qualunque persona, minimamente avvertita, dovrebbe porsi.
Una volta che, nell'ambito d'una inchiesta giá precedentemente radicata, é intercettata una telefonata, magari meritevole d'approfondimento, il pubblico ministero dovrebbe inviare il relativo materiale informativo, estraneo all'istruttoria originaria,
alla Procura competente territorialmente ossia quella nel cui territorio si sarebbe svolta l'attivitá asseritamente delittuosa emersa dalle telefonate.
Non s' afferma forse che il presidente del Consiglio avrebbe, con toni perentori, richiesto anzi preteso dal direttore dell'AgCom, l'agenzia delle Comunicazioni, la chiusura del programma di Santoro, "annozero" ?
Ebbene - e a prescindere dal fatto che le telefonate in cui un interlocutore é parlamentare (e Berlusconi lo é) non possono essere né ascoltate né tantomeno utilizzate - codice di procedura alla mano, il pm di Trani avrebbe dovuto trasmettere gli atti all'autoritá giudiziaria competente, che non é certamente la sua visto che il reato si consuma nel luogo in cui la minaccia si concretizza, ossia dove stava fisicamente il preteso concusso al momento in cui riceveva la minaccia.
Cosa che certamente non poteva non risultare dall'attivitá d'intercettazione che é perfettamente in grado d'individuare le utenze utilizzate ed i luoghi da dove partono e dove giungono i messaggi telefonici.
Invece il sostituto procuratore di Trani procede e chiede addirittura al giudice di quel tribunale l'adozione di provvedimenti interdittivi a carico degl'indagati.
Lungi da me difendere Berlusconi e il centrodestra, rospi gracchianti padroni di questo putrido stagno che é divenuto il nostro bel paese.
Ma certa magistratura mostra i segni inequivocabili d'una arroganza non meno fastidiosa e pericolosa di quella non a torto attribuita al cavaliere ed ai suoi servetti.
Non v'é dubbio che Berlusconi sia un filibustiere della politica, che utilizza per mantenere la propria supremazia, infischiandosene delle regole, anzi adattandole alle proprie necessitá; e il recente decreto interpretativo in materia elettorale lo dimostra - così come dimostra l'insipienza dei suoi redattori, incapaci di renderlo utilizzabile a far riammettere la lista pdl a Roma.
Ma almeno lui non fa la vergine, diversamente dai suoi avversari i quali invocano la democrazia ma nulla osservano in merito alle molteplici violazioni del codice di procedura penale del pubblico ministero di Trani il quale meriterebbe, se vivessimo in uno Stato serio, d'essere trasferito in una sezione civile a emettere decreti ingiuntivi e a sentenziare su incidenti stradali di valore non superiore ad euro cinquemila.
Non difendo Berlusconi, che disprezzo, ma quelli che l'attaccano non sono meglio di lui.
S'indignano perché si lamentava di Santoro, della sua faziositá e dei suoi indisponenti programmi;perché invocava la censura e l'epurazione ?
Da che pulpito !
É dal dopoguerra che la sinistra, tutta intera, da quella moderata a quella estrema, da quella catto-comunista a quella massimalista, ha utilizzato ogni mezzo a propria disposizione per colpire, secondo i migliori metodi leninisti, gli avversari politici, criminalizzandoli, emarginandoli, cacciandoli dalla societá civile e, soprattutto, riservando ai suoi fedelissimi i posti migliori, nelle amministrazioni, nel sottobosco politico statale, nelle universitá.
Ed é da lì che proviene quella magistratura che, né piú né meno di Berlusconi, fa strame d'ogni regola, prima ancora che di procedura, di buon senso ed equilibrio.
Alcuni ingenui ci dicono che il comunismo ed i comunisti non esistono piú.
Probabilmente é vero se prendiamo in considerazione il fatto puramente ideologico-dottrinale, quello che faceva leva sulla lotta di classe (che i compagni hanno vinto, anzi stravinto, perché da bravi furbastri - ho detto furbastri, non intelligenti e meritevoli - si sono tutti ben sistemati); ma é una pia illusione se consideriamo la questione partendo dall'approccio leninista alla dialettica politica.
In questa piú metafisica, ma non meno importante, dimensione il comunismo resiste ancora e non si fa scalzare; l'attacco vile e ipocrita, la menzogna, il nascondimento dei fatti, l'utilizzo di mezze veritá, il furore giacobino agitato come una clava roteante al suono di moralistici proclami sono gli stessi metodi che il boia assassino Lenin utilizzava per annientare i propri avversari.
E visto che ci siamo, avete letto la notizia della sentenza, emessa dalla Suprema Corte di Cassazione che ha condannato per diffamazione una persona che, aveva affermato - e tale dichiarazione era stata riportata da un quotidiano - a proposito d'una direttrice d'un istituto penitenziario : "sarebbe meglio una gestione maschile" ?
Tali parole, secondo i giudici della Cassazione "sono oggettivamente diffamatorie, poiché lesive della reputazione della direttrice, trattandosi d'un suggerimento assolutamente gratuito, sganciato dai fatti e che costituisce una mera valutazione...".
Tanti auguri alla libertá d'espressione.
Naturalmente la Carfagna ha cinguettato felice, giudicandolo "un passo verso la tolleranza zero nei confronti delle discriminazioni".
E ció é bello e confortante e ci commuove.
E, scusate l'immodestia, dá ragione al vostro umilissimo che vi ha giá preannunciato come quel principio di "non discriminazione", sancito ossessivamente nelle carte e nei trattati internazionali, sta impadronendosi dei cervelli (non é il caso della Carfagna), ipnotizzando le menti e le residue capacitá intellettive dell'uomo europeo.
E' una droga iniettata a piccole dosi capace di dare assuefazione alla peggiore malattia che da sempre flagella questo piccolo globo disperso nell'universo: la stupiditá.
Ma non é finita, perché si puó instupidire tutto il mondo per qualche tempo o qualche persona per sempre.
Ma non si puó instupidire tutto il mondo per sempre.
Ve lo dice il vostro umile servitore.

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